Spagna: “anema e corazon” per molti “padrini” e camorristi
Negli ultimi anni, in Spagna, sono stati arrestati diversi personaggi delle mafie italiane e, tra questi, nel 2004, a Madrid, Roberto Pannunzi (insieme a suo figlio Alessandro), uno dei più abili e spregiudicati broker internazionali nel traffico di droghe. Stessa sorte era toccata a Pasquale Pirolo, considerato una delle “menti finanziarie” dei casalesi. Qualche anno prima, nel 1996, era stato ammanettato Giuseppe Dentice mentre Alessandro Parolo, esponente di rilievo del clan Palermiti, operativo nel quartiere Japigia di Bari, fu catturato a Barcellona nel 2010.
L'”inquinamento” mafioso in terra spagnola, in realtà, risale ad oltre mezzo secolo fa quando, nel 1962, si scoprì che i tre boss italo americani, Frank Caruso, Vincent Mauro e Salvatore Maneri, in combutta con Lucky Luciano, vivevano beatamente in Spagna, con documenti d’identità falsi, curando il traffico di droga tra Italia e Usa. L'”amore” spagnolo è proseguito negli anni seguenti con la presenza di veri “professionisti” italiani del crimine come Gaetano Badalamenti, Antonio Bardellino, Natale Rimi, Gaetano Grado, Giovanni Greco, Raffaele Amato, Nunzio De Falco, Pasquale Cuntrera. Quando furono arrestati Badalamenti e Bardellino, trent’anni fa, si ritenne che le autorità di polizia spagnole avessero preso consapevolezza del pericolo reale di insediamento di cellule mafiose italiane.
In realtà, ciò non avvenne e la sottovalutazione (e la mistificazione) della realtà hanno permesso che la Spagna diventasse, negli anni successivi, l’unico paese al mondo (ovviamente dopo di noi) in cui si sono insediate stabilmente le quattro organizzazioni mafiose italiane. I più recenti episodi di “padrini” arrestati in Spagna risalgono al luglio 2013 quando a Tenerife, nelle Canarie, è stato catturato Vincenzo Triassi, uno dei capi storici del clan che controlla il litorale romano, personaggio coinvolto nella ormai famosa inchiesta di “Mafia Capitale”. Per non parlare dell’arresto, a Barcellona, sempre nel 2013, di Alessandro Fasciani, molto attivo, con altri membri della “famiglia” nel traffico internazionale di droga in territorio spagnolo.
Che gli affari, anche nel riciclaggio, vadano a gonfie vele, lo si può dedurre anche dall’esame degli atti notarili compiuti dagli italiani rispetto ad altri stranieri – russi, cinesi e colombiani – che pure vantano un certo peso nel mondo criminale. Ebbene, sul totale delle operazioni svolte nel 2015 da cittadini di questi quattro paesi, il 45% delle compravendite di immobili e il 61% delle compravendite di valori, è appannaggio degli italiani.
Naturalmente si tratta di valori che includono anche attività lecite di cittadini perbene. Sta di fatto che la c.o. nostrana, in particolare la camorra, nelle province di Barcellona, Malaga e Valencia, ha acquistato diversi centri residenziali, hotel e resort di lusso. In passato, si ricorderà, ad Adeje, nelle Canarie, furono sequestrati alcuni complessi turistici, ognuno dei quali con 250 appartamenti, amministrati dalla famiglia Felaco del clan Nuvoletta. Non mancano altre attività di interesse per riciclare denaro sporco come l’amministrazione di imprese che si rifanno alle energie alternative, il commercio di gioielli e oro, la compravendita di imbarcazioni e veicoli.
C’è, poi, un altro aspetto che non deve essere ignorato. Nella capitale spagnola (e dintorni), lungo la sponda mediterranea, in Andalusia, Catalogna e Barcellona, c’è ormai una “seconda generazione di camorristi” nati nel paese, fortemente integrati, che ostentano la cittadinanza spagnola e, conseguentemente, non sono soggetti alla estradizione né hanno alcuna intenzione di tornare in Italia. Sono quelli particolarmente attivi negli investimenti di denaro proveniente dal narcotraffico in bar, pizzerie, ristoranti (specializzati in gastronomia napoletana, siciliana, pugliese, sarda), importazione ed esportazione di prodotti alimentari, in centri di benessere.
Diverse operazioni antidroga concluse nel 2015 (ed altre in fase di indagine) dal Cuerpo Nacional de Policia, dalla Policia Nacional e dalla Guardia Civil, in collaborazione con le forze di polizia italiane tramite la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, confermano la straordinaria vitalità e pervasività delle mafie italiane in Spagna. Su tutte, la camorra e la ‘ndrangheta.
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