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Giornata mondiale della libertà di stampa

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«La battaglia per la libertà dei giornalisti è assolutamente necessaria. E affermare la libertà di stampa e la libertà di espressione, il diritto di cronaca e il diritto di informare correttamente i cittadini significa anche rafforzare la battaglia per i diritti di natura anche economica dei giornalisti». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha chiuso i lavori del convegno “Lavoro, legalità e giustizia per la libertà di stampa” promosso dalla Federazione nazionale della stampa italiana e organizzato dal Sindacato giornalisti della Calabria a Reggio Calabria in occasione della XXIII Giornata mondiale della libertà di stampa. 

«Non ci può essere – ha spiegato Lorusso – una professione alla quale non corrisponda il riconoscimento economico significativo, in ragione del ruolo e del decoro che quella professione ha all’interno della società. Credo che ci sia la possibilità di tenere alte le bandiere del decoro e della dignità della professione giornalistica. Per questo bisogna rafforzare le battaglie che i giornalisti sono chiamati a fare per il riconoscimento dei loro diritti. Si possono reclamare diritti, però, solo se si rispettano i doveri. E ciascuno, nel proprio ambito è chiamato a fare il proprio dovere. È rispettando i doveri professionali che si rafforzano le battaglie per i diritti». 

Alla manifestazione, insieme ai vertici della Fnsi e degli altri enti di categoria, erano presenti anche rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, tra cui il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, il presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, e il sottosegretario di Stato con delega alla Sicurezza, Marco Minniti. 

«Credo che la scelta di celebrare questo convegno a Reggio Calabria sia una scelta molto forte e giusta», ha esordito il sottosegretario Minniti. «La libertà di stampa è una garanzia di qualità per la democrazia. La posizione italiana in quella classifica – ha aggiunto riferendosi al Rapporto di Reporter senza frontiere – ci interroga. Tuttavia, sono stato in Paesi in cui esistono criticità drammatiche che non sono in alcun modo paragonabili con quello che avviene in Italia». E, ricordando il suo primo incarico di governo come sottosegretario all’Editoria e le tante problematiche affrontate nel corso di quel mandato, Minniti ha poi ribadito che «oggi la società è assetata di comunicazione. Credo fermamente che se il lavoro dello Stato nel contrasto alle mafie non venisse raccontato, l’efficacia di quel lavoro si ridurrebbe del 50%». 

Sempre nell’ambito dell’appuntamento calabrese è stata anche celebrata la Giornata della memoria dei giornalisti vittime del terrorismo e delle mafie, organizzata dall’Unione nazionale cronisti italiani. 

«Non bisogna dimenticare l’esempio di quanti hanno pagato con la vita la passione di informare e di raccontare vicende che molti altri non volevano fossero mai raccontate», ha detto il presidente dell’Unci, Alessandro Galimberti, nel suo intervento di apertura della sessione pomeridiana dell’appuntamento calabrese. Citando Giuseppe Alfano, Giuseppe Fava e Peppino Impastato, Galimberti ha spiegato che «quei morti furono infamati anche dopo la loro barbara uccisione e il loro ricordo rischiava di finire sotto la polvere e di essere cancellato dall’oblio. Per questo, nel 2006, su proposta del gruppo Unci della Sicilia, nacque l’idea di recuperare la loro memoria con una giornata che li ricordasse. Era necessario riannodare i fili della memoria per le generazioni che non hanno respirato quell’aria e non hanno vissuto quella fase».  

Insieme al presidente Galimberti e al vicepresidente dell’Unione cronisti, Leone Zingales, proprio la vedova e il figlio di Beppe Alfano ed il genero e la nipote di Giuseppe Fava, giornalisti uccisi dalla mafia, rispettivamente nel 1993 e nel 1984, hanno poi incontrato il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino.  

«Ho accolto molto volentieri – ha detto il prefetto – l’invito che mi è stato rivolto da Zingales. I cronisti, nel nostro Paese, hanno pagato un caro prezzo nel nome della libertà di stampa. Nei familiari delle vittime io vedo ancora il dolore e il sacrificio che continuano a pagare ingiustamente». 

Sul tema della giornata, oltre ai vertici delle istituzioni, italiane ed internazionali, è intervenuta con una nota anche la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi. «La libertà di stampa – ha ricordato – è un bene prezioso che va difeso in ogni parte del mondo. È uno dei parametri su cui misurare la qualità della democrazia ed è importante che in Italia si celebri anche la giornata in memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie e dal terrorismo. A loro va la nostra riconoscenza e il commosso ricordo di tanti professionisti che hanno perso la vita facendo il loro dovere di cronisti e indagando, spesso prima della magistratura, realtà difficili e scomode. Oggi sono ancora troppi i giornalisti che in Italia subiscono minacce e pesanti condizionamenti, ma come sottolinea la relazione dell’onorevole Claudio Fava, approvata all’unanimità della commissione parlamentare Antimafia, questa situazione è resa ancora più grave dalla diffusa precarietà che colpisce soprattutto i giovani e le testate locali. Occorre salvaguardare e rafforzare l’autonomia dei giornalisti che con il loro lavoro d’inchiesta svolgono una funzione essenziale nella conoscenza dei fenomeni mafiosi e nella promozione di una più robusta cultura della legalità».

Federazione Nazionale Stampa Italiana

48 ore per l’informazione: Roma 2 maggio e Reggio Calabria 3 maggio.

Rapporto Rsf, in Italia stampa sempre meno libera

 

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