Non sono solo i 43 studenti di Ayotzinapa
“Hola! Bienvenidos a Milán!”. È iniziato così l’incontro con i familiari dei desaparecidos messicani. Un incontro durato due giorni e avvenuto la settimana precedente al 21 marzo, Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie e che ha rappresentato uno scambio sulle prassi dell’antimafia sociale.
Durante l’incontro presso la facoltà di Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università degli Studi di Milano, i familiari hanno raccontato le loro tragiche esperienze e le dinamiche criminali del narcotraffico, così come le azioni di contrasto portate avanti dalle organizzazioni messicane.
Allo stesso tempo i familiari hanno avuto l’opportunità di vedere il contesto in cui hanno operato e operano le realtà sociali per contrastare le mafie italiane.
Attraverso il giro della Memoria a Milano, i familiari hanno avuto modo di ripercorrere e conoscere alcuni luoghi che ricordano le vittime innocenti della criminalità organizzata: i giardini di Lea Garofalo, via Palestro in ricordo delle vittime dell’autobomba esplosa nel 1993 e il monumento ai Carabinieri voluto dal Generale Dalla Chiesa. Sia l’incontro in Università, sia la visita ai luoghi della memoria hanno rappresentato importanti momenti di impegno civile e conoscenza reciproca.
Yolanda, Maria e Fernando sono genitori che hanno perso i figli in circostanze poco chiare e senza una ragione. Dan, il figlio di Yolanda, stava andando a prendere i suoi cinque figli ma non li ha mai raggiunti. Come lui anche Oscar, il figlio di Maria, desaparecido mentre andava a lavoro con i suoi colleghi. Quel giorno sono scomparsi in quattro. Mentre di Yunnuelle, la figlia di Fernando, non si hanno più notizie dal giugno 2015.
Una ferita ancora fresca, che non toglie la forza di lottare e continuare a cercare. Nonostante le difficoltà, la paura che si trasforma in omertà dei parenti e dei vicini di casa, nonché spesso l’assenza delle istituzioni. In un contesto in cui i criminali godono di impunità è facile sentirsi soli, abbandonati e senza speranze.
I familiari spesso lamentano una vera e propria “criminalizzazione” dei loro cari scomparsi: l’intera famiglia viene allontanata dagli amici e a volte anche dai parenti, perché “se sono scomparsi qualcosa avranno pure fatto”, ponendo così dubbi sull’innocenza dei desaparecidos. Così oltre alla sofferenza per la scomparsa del loro caro si ritrovano a dover subire una violenza psicologica dura e umiliante, che amplifica il dolore.
Per questi motivi i familiari delle vittime della criminalità organizzata locale hanno promosso e aderito a realtà sociali e civili per contrastare qualsiasi forma di violazione dei diritti umani: dal narcotraffico alla corruzione, passando per la tratta degli esseri umani fino all’impunità dei delinquenti. Ma questo contrasto ha bisogno di una cultura di pace e affinché cambi la situazione c’è bisogno di un’attività di promozione dei diritti umani, della diffusione di una cultura di legalità e giustizia sociale, di assistenza alle vittime, di ricerca dei desaparecidos e di mantenere viva la memoria delle vittime.
Come racconta Yolanda, una persona su nove denuncia la scomparsa di un loro familiare. Possiamo, dunque, comprendere come il numero dei 27.000 desaparecidos dichiarati dal governo messicano sia una cifra notevolmente inferiore alla realtà.
Diventa fondamentale, allora, quel sostegno psicologico e giuridico che danno le organizzazioni sociali presenti sul territorio, come Red Retoño. Questa rete è formata dalle organizzazioni civili, dalle vittime e dai loro familiari e da diversi membri delle realtà sociali presenti in Messico e all’estero. Scopo di Red Retoño è di accompagnare psicologicamente e giuridicamente le vittime nei loro casi, così come rendere visibile a livello nazionale e internazionale le ingiustizie causate dalla criminalità organizzata.
Allo stesso modo, Libera è impegnata a fianco dei familiari oltre oceano attraverso il progetto ALAS-América Latina Alternativa Social. In questa rete operano diverse organizzazioni che in America Latina si occupano di: educazione alla legalità, difesa e denuncia della violazione dei diritti umani e proposte legislative volte ad una maggiore tutela delle vittime.
ALAS oltre che in Messico è presente in altri dieci Paesi dell’America Latina. L’obiettivo di questa rete internazionale è la diffusione e il rafforzamento di una cultura di pace, di legalità e di giustizia sociale, così come mantenere viva la memoria delle vittime.
Le testimonianze di Yolanda, Maria e Fernando ci fanno capire che la memoria è fondamentale ed è tutto ciò che resta dopo la scomparsa di una persona amata. Il dolore più grande per un familiare è vedere i propri cari criminalizzati per colpe inesistenti, utili solo a chi non vuole verità e giustizia.
Sono ancora attuali le notizie dei 43 studenti scomparsi a Ayotzinapa nel settembre del 2014, in molti si sono indignati davanti a quell’orrore che ancora oggi presenta dinamiche poco chiare e tanti depistaggi. Ma come ha raccontato Yolanda, non sono solo i 43 studenti di Ayotzinapa a mancare, sono molti di più, più di 27.000 e lei, mamma di Dan si sente la madre di tutti quei ragazzi scomparsi.
Negare il ricordo di alcune vittime significa arrecare un ulteriore danno ai familiari.
Attraverso la memoria si fanno rivivere le vittime innocenti delle mafie ed è anche un modo per impegnarsi a combatterle.
Trackback dal tuo sito.