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Il 21 marzo in provincia di Bergamo

Rocco Artifoni il . Lombardia

Messina è lontana, ma è anche vicina. Gela è lontana, ma è anche vicina. Cinisi è lontana, ma è anche vicina. In occasione della XXI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, in terra bergamasca i promotori (il Coordinamento provinciale e i due Presidi locali di Libera) hanno cercato di creare alcuni ponti con Messina, Gela e Cinisi, partendo dai luoghi dove si realizza l’impegno locale.

Il programma è iniziato con l’inaugurazione di una mostra fotografica sui campi E!state Liberi promossa da Coop a Bergamo, comprese letture, racconti ed esperienze di chi ha partecipato ai campi e assaggi dei prodotti di Libera Terra, provenienti dai terreni confiscati alle mafie.

Nei giorni successivi sono stati organizzati anche  tre spettacoli teatrali, per mantenere viva la memoria delle vittime. Particolare emozione ha suscitato la performance di Christian Di Domenico “U Parrinu: la mia storia con Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia”, in cui l’attore è stato anche testimone diretto, poiché ha conosciuto e frequentato personalmente don Puglisi.

L’iniziativa più significativa e visibile è stata la (prima) marcia in terra orobica, da Almè a Ponteranica, paesi simbolo della memoria e dell’impegno. Infatti,  ad Almè è sepolto Gaetano Giordano, un commerciante di Gela ucciso nel 1992 per non aver pagato il pizzo. Mentre a Ponteranica si è insediata un’amministrazione comunale, che ha recentemente deciso di aderire ad Avviso Pubblico e che ha intitolato un Centro sociale a Peppino Impastato, ucciso a Cinisi nel 1978.

Per questi motivi, oltre a Messina, sede nazionale della Giornata, in bergamasca erano ben presenti anche Gela e Cinisi.

Il cimitero di Almè è stato la prima tappa dei marciatori, dove è intervenuto Michele Giordano, che ha ricordato come il fratello Gaetano non era un eroe ma un semplice e onesto cittadino.

Anche le tappe successive del corteo non sono state casuali: davanti alle targhe dedicate a Gaetano Giordano e a Peppino Impastato a fianco del municipio di Villa d’Almè, all’inizio della via intitolata a Gaetano Giordano ad Almè, nel cortile della biblioteca “Falcone e Borsellino” di Petosino (Sorisole), nei pressi del Bo.Po. a Ponteranica, dove nel 2009 è stato tagliato l’ulivo dedicato a Peppino Impastato.

Il punto d’arrivo della marcia è stato il Centro Vivace, recentemente intitolato a Peppino Impastato e a tutte le vittime delle mafie. Terminata la lettura dei nomi di tutte le vittime innocenti, nel giardino del Centro è stato trapiantato l’ulivo dedicato a Peppino, finora relegato in un angolo freddo e nascosto di un torrente. “Non possiamo dimenticare – ha precisato Carlo Colombi, consigliere comunale delegato all’iniziativa – che la storia di questa pianta nasce dopo il vile taglio del precedente ulivo, avvenuto nella notte del 26 settembre 2009. Nonostante il luogo invisibile in cui è stato collocato dalla passata Amministrazione, grazie alla cura dei volontari del comitato “Peppino Impastato”, quell’ulivo è cresciuto e oggi noi lo rimettiamo al centro in un luogo di musica e cultura. In un certo senso gli ridiamo la vita insieme alla promessa di un nostro rinnovato impegno di memoria e di lotta”.

Gli studenti della scuola locale l’hanno riposto in un bel giardino, esposto al sole e alla vista di chi passa per la via principale del paese. “Una delle immagini più belle della giornata – hanno concordato sindaci e assessori presenti alla manifestazione – è stata quella dei ragazzi delle scuole che con tanto di pala si sono preoccupati di dare terra e sostegno all’ulivo”.

La marcia è stata splendida: partecipata e coinvolgente, colorata e commovente, vivace e rispettosa. Il “serpentone” ha attraversato anche un tratto del Parco dei Colli di Bergamo, in una giornata limpida e in mezzo a prati fioriti: una meraviglia della natura e delle relazioni tra persone. Nel percorso da Almè a Ponteranica i marciatori hanno attraversato due ponti, opere umane che possono diventare simboliche.

Almè e Ponteranica sono sicuramente diventati simboli dell’antimafia, ma proprio questi paesi, purtroppo insieme a tanti altri comuni bergamaschi, sono stati segnati anche dalla presenza delle mafie.

Ad Almè abitava Maurizio Morabito, braccio destro di Giuseppe Pensabene, boss della ‘ndrangheta lombarda, che due anni fa è sfuggito alla cattura.

A Ponteranica abitava Tonino Monaco, arrestato tre anni fa, che in un’intercettazione telefonica Eugenio Costantino, che aveva venduto i voti della ‘ndrangheta a Domenico Zambetti, ex assessore della Regione Lombardia, ha definito così: “è il numero uno, il numero uno in assoluto; lui (Tonino Monaco) è milionario ed è lì a Bergamo”.

La mafia ha messo radici in provincia di Bergamo da oltre 50 anni. Già nel 1993 il Corriere della Sera, raccontando l’arresto di un boss  mafioso in valle Imagna, titolava: “Bergamo, seconda casa della mafia”. E nel 1994 la Commissione parlamentare antimafia scriveva: “la provincia di Bergamo è ritenuta, dagli esponenti della criminalità, una zona di transito piuttosto sicura”.

Eppure c’è chi nega: ancora pochi anni fa alcuni politici locali hanno dichiarato che a Bergamo non si sono viste coppole mentre la legalità è nel dna dei bergamaschi.  C’è chi minimizza: non pochi sostengono che si tratti soltanto di qualche episodio di criminalità.  C’è chi relativizza: si proclama con soddisfazione che comunque qui non siamo in Sicilia. Purtroppo molti bergamaschi non si sono ancora accorti della presenza e del radicamento delle mafie, mentre di sicuro le mafie da molti decenni si sono occupate degli affari dei bergamaschi.

Infatti, in terra orobica sono stati confiscati una trentina di immobili, sequestrati un centinaio di beni, realizzati oltre 25 sequestri di persona, scoperte almeno sette raffinerie di droga, arrestati o uccisi quasi una decina di boss e killer di mafia.

Le iniziative organizzate per il 21 marzo sono una testimonianza che anche in provincia di Bergamo finalmente si è cominciato a percorrere un’altra via. La marcia da Almé a Ponteranica ne è diventata il simbolo: una strada che parte dalla Memoria e che si dirige verso l’Impegno.

 

 

 

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