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Apparati della sicurezza:diverse “mele marce”, ma anche qualche “cestino” da cambiare

Piero Innocenti il . Lombardia

Aprile 2013, Veniano (Como). Due agenti della polizia municipale vengono indagati per tentata concussione, violenza sessuale, abuso d’ufficio. In particolare, uno dei due, mostrando un preservativo, avrebbe “invitato”presso il Comando, una giovane donna di 30 anni, fermata alla guida dell’auto con l’assicurazione scaduta, proponendole la non compilazione del verbale di contravvenzione in cambio di favori sessuali. Maggio, Palermo. Fra i 34 arrestati dalla Guardia di Finanza, nel corso di un’operazione antiriciclaggio, anche un giudice del TAR del Lazio e due carabinieri. Maggio, Seregno (Milano). Arrestato un sottufficiale della locale compagnia dei Carabinieri per corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e istigazione a delinquere. Giugno, Milano.Un vigile urbano viene arrestato per furto al supermercato. Già denunciato in precedenza per fatti analoghi, pagava confezioni di birra che, in realtà, contenevano vini pregiati da lui sostituiti di nascosto tra i banconi del locale. Giugno, Roma. Quattro agenti della Polizia di Stato vengono arrestati per furto e concussione in danno di negozianti e prostitute. Luglio, Lambrate (Milano).Cinque agenti della polizia ferroviaria vengono indagati (tre verranno arrestati ai primi di novembre) per furti di denaro e droga in danno di spacciatori e stranieri. Settembre, Bergamo. Un carabiniere viene indagato per il furto di una borsetta di una giovane rumena finita in ospedale dopo un incidente su strada. Settembre, Milano. Trentasei i “ghisa” indagati per corruzione, abuso d’ufficio, truffa ai danni dello Stato, falso ideologico. Secondo l’accusa, in cambio di cene ed altre utilità, annullavano le multe. Settembre, Milano. Un ufficiale della Guardia di Finanza condannato a tre anni e due mesi per favoreggiamento di abusi sessuali su prostitute commessi da alcuni finanzieri nel 2009. Ottobre, Roma. Tre poliziotti del commissariato di San Basilio vengono arrestati con le accuse di aver abusato di due donne  accompagnate negli uffici. Novembre. Napoli. Tre poliziotti della squadra mobile partenopea vengono arrestati dai colleghi per abuso d’ufficio, lesioni, millantato credito, sequestro di persona. Ancora novembre. Parona (Pavia). Va in carcere il comandante della polizia municipale. Intascava i soldi delle contravvenzioni. Dicembre. Milano. Un agente della polizia penitenziaria finisce in carcere, insieme a due egiziani, con l’accusa di aver fornito documenti falsi a stranieri irregolari in cambio di denaro oscillante tra i 1.500 e i 5.000 euro. Febbraio 2016. Roma. Quattro carabinieri vengono arrestati dai colleghi per ripetuti furti di denaro e droga a spacciatori durante le perquisizioni.

Sono soltanto alcuni dei più disgustosi episodi che negli ultimi tempi ( il 2013, in realtà, fu davvero negativo sul punto) sono stati  segnalati dalla cronaca con protagonisti, in negativo, appartenenti alle diverse forze di polizia statali e locali. Episodi che, una volta accertati (definitivamente), evidenziano, oltretutto, uno scarso senso dell’onore. La magistratura valuterà le responsabilità penali che, come è noto, sono personali. E sul punto non possono esserci dubbi. C’è, tuttavia, in generale, una responsabilità che chiamerei di “sistema” che non può essere sottovalutata. Voglio dire che, dal momento che le persone sono influenzabili e condizionabili dal contesto ambientale in cui prestano quotidianamente servizio, la responsabilità di quanto di negativo accade non dovrebbe ricadere soltanto su coloro che hanno materialmente commesso gli illeciti, ma occorrerebbe valutare anche il comportamento di chi ha consentito o tollerato ( chiudendo un occhio, come si dice in queste situazioni), sistemi, procedure e comportamenti non adeguati alla delicatissima funzione di polizia. Si dice che i “cattivi sistemi” creano “cattive situazioni” che producono “mele marce”. Alla  metafora delle mele marce  forse sarebbe meglio aggiungere anche quella dei “cattivi cestini” (e pessimi esempi, oggigiorno, anche in molti altri ambienti politico-istituzionali nazionali e regionali non mancano) e sarebbe necessario, in certi casi, aggiustare sollecitamente  (o sostituire) i “cestini”, affinché non facciano marcire le nuove mele ivi depositate. Sarebbe utile riflettere per capire se ci sono stati altri “colpevoli” che, con azioni e omissioni, per insipienza, perché distanti o assenti, perché non hanno svolto bene il ruolo di capo loro attribuito, hanno contribuito a creare un ambiente di servizio lassista. Ed in questo anche alcuni sindacalisti hanno la loro fetta di responsabilità perché, spesso, confondono la difesa dei diritti con la difesa dei “difetti” del personale. Non si possono addossare sempre tutte le colpe alle singole mele marce.

 

Piero Innocenti

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