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Quarant’anni dalla strage della Casermetta di Alcamo Marina

Eva Calvaruso il . Sicilia

27 gennaio 1976. Una data impressa nella mente di moltissimi alcamesi e non solo, che hanno vissuto quegli anni difficili in cui il pericolo terrorismo, le brigate rosse e la mafia erano realtà tangibili.

Durante una fredda e piovosa notte un piccolo commando fece irruzione nella casermetta dei Carabinieri di Alcamo Marina uccidendo barbaramente Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Carmine venne crivellato di colpi mentre dormiva e Salvatore, svegliatosi per via del rumore improvviso, non ebbe neppure il tempo di impugnare la sua pistola. Venne trovato a terra nella sua stanza colpito al petto e al viso, mentre Apuzzo steso sulla sua brandina in un’altra stanzetta. Era il 27 gennaio del 1976.

Sono passati ben quarant’anni da quella notte in cui i due Carabinieri persero la propria vita per cause ancora da accertare e capire e, nel giorno del tragico anniversario si sono svolte dinanzi a quella che era una volta la palazzina sede della stazione dei carabinieri, le celebrazioni in loro memoria.

Il presidio di Libera ad Alcamo, di concerto con la stazione locale dei Carabinieri, presente era il comandante provinciale col. Stefano Russo,  e l’appoggio del Comune, presente il commissario straordinario Giovanni Arnone, ha dato vita ad una manifestazione semplice ma sentita in cui ognuno ha avuto modo di omaggiare le due vittime rimaste ancora senza un colpevole.

A dare un segno ancora più incisivo alla giornata la presenza di Don Luigi Ciotti che con le sue parole ha spronato all’impegno civile che ognuno di noi deve intraprendere. “Oggi siamo qui in questa chiesa pensando a Salvatore e a Carmine per dire no ad un paese smemorato che a volte tende a rimuovere il messaggio e a fare della memoria una retorica” ha detto Don Ciotti durante la sua omelia. “Storie, volti, nomi non sono soltanto da leggere, ma queste storie devono essere vissute: non basta mettere una targa o una stele, che sono importanti solo se poi non ci si dimentica che dietro ci stanno delle vite”.

Don Ciotti ha poi chiesto a tutti di essere dei cittadini responsabili ma soprattutto coraggiosi, ricordando che “la vita ci chiede oggi di osare e di avere coraggio; e non dimentichiamoci che il coraggio si impara non dalle grandi imprese ma dalle piccole cose e dalla quotidianità”.

Un messaggio rivolto soprattuto ai tanti giovani che  hanno affollato la chiesa e che hanno avuto modo di conoscere direttamente una storia che non deve rimanere sepolta nella memoria ma che ci deve far capire quanto le mafie e la criminalità in genere si devono e si possono combattere.

E l’intento della richiesta del presidio di Libera ad Alcamo di intitolare il lungomare a Carmine e a Salvatore era proprio questo: fare memoria per non vedere i due giovani uccisi una seconda volta, in attesa che una verità prima o poi possa venire a galla.

“Non si può essere dei cittadini ad intermittenza – ha affermato il referente di Libera ad Alcamo Marcello Contento prima della scopertura della targa che ha intitolato il lungomare di Alcamo Marina ai due Carabinieri. “Noi siamo cittadini responsabili e oggi abbiamo assolto alla nostra piccola parte di responsabilità: fare memoria ed impegnarci. Questo è il nostro dovere per creare una società più sana.”

Una celebrazione sobria, resa a tratti commuovente dalla presenza dei familiari che hanno avuto ieri il segno tangibile che il sacrificio dei loro congiunti non verrà mai dimenticato.

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