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La “storiella” della sicurezza pubblica e della sua percezione

Piero Innocenti il . L'analisi

Dunque, secondo autorevoli esponenti del Governo e di istituzionali territoriali, il reato di clandestinità è inutile ( da cinque anni la norma è in vigore) ma non è il momento opportuno politicamente ( soprattutto, in realtà,  elettoralmente) per abolirlo e la strategia politica anticrimine, da adottare nel nostro paese, non deve essere rivolta solo a quella predatoria e a quella più generale, ma alla “percezione”, spesso errata, che, di essa, ha la collettività. Perché, dice il ministro dell’interno Alfano, i reati calano e, ciò nonostante, la gente continua ad avere timori, ansie che non sono in linea con la realtà dei fatti.

Dichiarazioni stupefacenti, queste sì irreali. Intanto, i delitti denunciati nel 2015 – i dati non sono ancora definitivi e lo saranno soltanto verso aprile di quest’anno – confermano il trend nazionale in aumento da alcuni anni, che sta spostando l’asticella verso i tre milioni di delitti e include quel dato molto “ingombrante” dei furti in generale ( la metà di tutti i delitti denunciati) con una buona fetta (un quarto) di quelli,  i più odiosi, nelle case. Poi ci sono i tanti delitti che (purtroppo) non vengono più denunciati dai cittadini ( almeno in alcuni territori) nella consapevolezza che “serve a ben poco denunciare”. E’ noto, infatti, che per motivi sintetizzabili nella espressione “scarsità di risorse”, ma anche ” scarsa volontà”, le indagini ( quando vengono fatte) su furti consumati o tentati nelle abitazioni, in aziende ecc.., difficilmente approdano alla individuazione degli autori. Salvo che si tratti di fatti che riguardano persone di rilievo o ambienti speciali, nel qual caso si va in “profondità”, con impegno.

Comunque, tornando alla “percezione” della gente, c’è da chiedersi se alcune delle seguenti notizie di cronaca degli ultimi giorni, riportate dai vari quotidiani locali, siano frutto di enfatizzazioni mediatiche che vanno, quindi, ad alimentare la percezione di insicurezza o, come credo, si tratti della normale, doverosa attività informativa di quello che succede nel nostro paese: Salerno “Quattro malviventi mettono a soqquadro le abitazioni” (Il Quotidiano del Sud, 8 gennaio); Sondrio “Ladri di elettronica e oro svaligiano quattro abitazioni” (Il Giornale, 8 gennaio); Perugia “Allerta rapine, sempre più anziani nel mirino”(Il Messaggero, 9 gennaio); Pescara “Ladri inseguiti, feriti due poliziotti” ((Il Centro, 10 gennaio); Massa “Raffica di furti nelle case in Lunigiana”( Il Secolo XIX, 11 gennaio); Lucca “Sei furti in fotocopia in sei ore” (La Nazione, 11 gennaio); Tempio Pausania “Ondata di furti nelle case” (L’Unione Sarda, 11 gennaio); Milano “Trova i ladri in casa , accoltellato quattordicenne” (L’Avvenire, 12 gennaio); Trento “Furti, esplode la paura” (L’Adige, 12 gennaio); Livorno ” Bande di predatori nelle abitazioni” (La Nazione, 12 gennaio); Montà “Rubati 50mila euro in cassaforte individuata in casa con il metal detector” (Il Mattino di Padova, 12 gennaio); Castelvetro Piacentino ” assalto al bancomat, portano via 4mila euro” (Libertà, 12 gennaio), segue con altri “fattacci” in altre città e paesi.

Realtà o percezione errata della gente? Il ministro Alfano provi a fare un giro nelle varie province o, meglio, legga con più attenzione la rassegna stampa locale che tutte le mattine portano nel suo ufficio e provi a dare una direttiva decisa alle forze di polizia per lanciare una operazione su scala nazionale contro i ladri itineranti che si spostano da una regione all’altra con grande speditezza, soprattutto nottetempo, e senza incontrare  grossi ostacoli. Poi pensi anche a far cambiare qualche norma del codice penale e di procedura penale per fare in modo che, una volta arrestati, i malviventi restino in carcere per espiare la condanna. Senza arresti domiciliari o altre blande sanzioni. Vedrà che la situazione può diventare diversa e che, ora,  non c’è alcuna distorsione della realtà da parte dell’ informazione.

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