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Focus sui migranti in Italia nell’anno appena terminato

Piero Innocenti il . Senza categoria

Centocinquantatremilaottocentoquarantadue gli stranieri soccorsi/sbarcati sulle nostre coste alla data alla fine del 2015. Di questi solo 1.955 vengono considerati “irregolari” nelle statistiche sull’immigrazione. I restanti sono stati inseriti dal Ministero dell’Interno nella casella SaR (Search and Rescue) ossia migranti soccorsi che hanno richiesto protezione internazionale.

Gli ultimi migranti soccorsi (188) sono sbarcati il mattino del 30 dicembre nel porto di Augusta dalla nave Bourbon Argos. Nel 2014 erano state 170.100 le persone soccorse. Le condizioni del Mediterraneo e dell’Egeo non sono ancora buone e con le previsioni del bollettino Meteomar del 2 gennaio che parla “..di fronte freddo sul Mediterraneo orientale in movimento verso sud-sud est..area di instabilità estesa da Mar Egeo a Libia…” non dovrebbero esserci altri arrivi nelle prossime 24/48  ore. La Libia, nel decorso anno, è stato ancora il paese privilegiato per le partenze, per la perdurante incontrollabilità delle sue coste, anche quelle a ridosso dei confini con la Tunisia e l’Egitto. Dalla Libia sono partiti 138.422 migranti. Imbarcazioni sono salpate anche dall’Egitto ( con 11.142 migranti), dalla Turchia (2.471), dalla Grecia (940) e dalla Tunisia (549). I contrabbandieri di persone, dunque, anche nel 2015 hanno continuato a fare affari d’oro con i “servizi” di traghettatori. La Sicilia è la regione che ha affrontato ancora il maggiore impatto, con 104.709 persone accolte ( 21.238 quelle approdate solo a Lampedusa), seguita dalla Calabria (29.437), dalla Puglia (11.190), Sardegna (5.451), Campania (2.556) e Liguria (499). Gli eritrei hanno rappresentato la comunità di stranieri maggioritaria (38.612), seguiti dai nigeriani (21.886) e dai somali (12.176).

Oltre sedicimila i minori giunti nel nostro paese. Qualcuno può pensare che si tratti di grandi numeri. In realtà, guardando alla situazione di altri paesi come la Turchia, il Libano e la Giordania, dove è stato dato rifugio a milioni di siriani, o l’Iran e il Pakistan,  che hanno dato accoglienza a molte centinaia di migliaia di afghani, non si può certo parlare di invasione dell’Italia ( come qualcuno si ostina a ripetere) mentre è certamente massiccio il flusso migratorio che sta interessando, da alcuni mesi, i paesi lungo la “rotta balcanica” ( si pensi che al confine serbo -croato dove, nella sola giornata del 30 dicembre 2015, sono stati respinti 2.097 stranieri). Una cosa è certa: il dispositivo aeronavale dell’UE (EunavforMed), a guida italiana, in atto da alcuni mesi innanzi alle coste libiche  ha concorso  a deviare il flusso migratorio verso la Turchia e da lì verso la Grecia, in particolare le isole di Samos, Lesvos e Chios. L’operazione svolta da EunavforMed che doveva neutralizzare, dopo una prima fase di intelligence, gli scafisti libici e distruggere le imbarcazioni da utilizzare nei viaggi, non ha conseguito gli obiettivi dichiarati. Gli arresti degli “scafisti” vengono effettuati, come sempre, dalla polizia di stato al termine di indagini svolte a terra. Se nel 2014 erano stati 502 e in massima parte di nazionalità egiziana (206), tunisina (121), senegalese (28), siriana (24), gambiana (23) – “piloti” libici furono solo due –  nel 2015 la situazione non è mutata: su 508 arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sono ancora gli egiziani (156) e i tunisini ( 70) la componente maggioritaria degli “scafisti”, seguiti  da gambiani (56) e senegalesi (53).

Gli “scafisti” libici arrestati sono stati solo 25 e questo si spiega con il fatto che gli organizzatori (libici, ma non solo) affidano questa attività molto rischiosa a persone di altre nazionalità, talvolta anche ad alcuni migranti che così pagano il costo del viaggio. Anche sulla disponibilità delle imbarcazioni occorre riflettere, perché in diversi casi queste, provenienti da paesi vicini, approdano in territorio libico, nottetempo, in punti isolati, nell’imminenza delle partenze. Di certo anche il commercio delle imbarcazioni, di tutti i tipi, va a gonfie vele. Negli ultimi tre anni, poi, dopo i soccorsi in mare, molte imbarcazioni sono state lasciate alla deriva ( oltre duemila complessivamente)  mentre potevano essere affondate e/o sequestrate ( magari potevano essere utili alle indagini). Si rifletta che solo nel 2015, su 1.028 imbarcazioni, 790 sono state abbandonate in mare ( in alcuni casi un mercantile, 16 pescherecci, 3 da diporto) e solo 61 sequestrate ( 120 quelle affondate). Dieci i turchi arrestati per traffico di stupefacenti durante operazioni in mare, mentre nel 2014 si registrarono 39 casi con il coinvolgimento di 25 egiziani.

Costruire muri, mettere filo spinato e schierare le truppe ai confini, piazzare navi e droni innanzi alle coste africane,  non è servito nulla se non a far aumentare la disperazione della gente e il numero dei morti in mare (solo nel 2015 oltre 3.600, di cui moltissimi bambini, secondo il rapporto dell’OIM del 31 dicembre). Se l’UE non la smetterà con la sua cinica, ipocrita politica sull’immigrazione e non si praticherà la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, dovremo continuare ad avere sulla coscienza il peso insopportabile di tutte quelle morti.

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