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Dietro- front del Governo sull’abolizione del reato di clandestinità?

Piero Innocenti il . Senza categoria

L’ultima sceneggiata sull’abolizione dell’inutile reato di clandestinità si è avuta un paio di giorni fa con il presidente del consiglio Renzi che ha ritenuto “inopportuna politicamente” la relativa depenalizzazione prevista dalla legge delega 67/2014. Quindi, sembrerebbe tutto rinviato o “congelato”. Il  momento, dopo i penosi eventi di fine anno di Colonia e di altre città tedesche in cui diverse donne sono state aggredite da stranieri accolti nel paese, non è il più propizio sul piano politico (ed elettorale). A nulla sono valse le condivisibili obiezioni tecnico giuridiche del procuratore nazionale antimafia Roberti nè, quelle politiche, del sottosegretario Gozi secondo cui “..il reato non ha funzionato..rende più complessa anche la lotta ai trafficanti”.

A cosa serve, allora, mantenere ancora in vita questo articolo 10bis (“Ingresso e soggiorno illegale nello Stato”) del testo unico sull’immigrazione sanzionato con l’ammenda da 5mila a 10mila euro, che non ha avuto alcun effetto dissuasivo sulle immigrazioni irregolari, che non ha affatto ridotto gli ingressi “irregolari” (né via mare né via terra) e neanche sveltito le procedure di rimpatrio? Che senso ha continuare ad intasare i già affollati uffici giudiziari (Procure della Repubblica e Giudici di Pace),con le migliaia di segnalazioni inoltrate da Polizia di Stato e Carabinieri per un reato contravvenzionale, definito, in molti casi con assoluzioni, in altri con condanne a pagare migliaia di euro in realtà mai pagati tenuto conto delle condizioni di indigenza in cui, di norma, si trovano gli stranieri irregolari? Si pensi all’inutile lavoro svolto, alle migliaia di fascicoli che sono stati istruiti dai vari uffici di polizia e giudiziari dall’entrata in vigore della norma che doveva “difenderci dalle invasioni” (l’ingannevole visione leghista ripetuta ancora, due giorni fa, dall’ex ministro dell’interno Maroni): 13.661 gli immigrati segnalati nel 2009 ( dall’agosto, mese di entrata in vigore della legge 94/2009), salite a 27.431 nel 2011, a 28604 nel 2012, oltre 21mila nel 2014 e circa 27mila nel 2015. Decine di migliaia di segnalazioni che hanno riguardato, quasi sempre, stranieri contumaci che, dunque, non hanno pagato un euro dei cinquemila inflitti.

Oltretutto, non è stato possibile neanche convertire, secondo la vigente normativa (decreto legislativo 274/2000), l’insolvenza del condannato, che non avesse richiesto un lavoro sostitutivo, in “permanenza domiciliare” ( quale abitazione o luogo di privata dimora o di cura può disporre un profugo?) perché una volta convertita, anche con l’ammenda minima di 5mila euro, lo “stazionamento in casa”, sarebbe stato di duecento giorni mentre, per legge, non può superare i 45 giorni. Nella relazione tecnica che accompagnava il progetto di legge (Atto Senato n.733 del 3 giugno 2008 recante “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”), si sottolineava l’effetto dissuasivo alle immigrazioni irregolari che avrebbe determinato l’introduzione del “reato di clandestinità”, stimando nella misura del 10% la riduzione dei flussi migratori annui. Si pensava, così, di contrastare più efficacemente gli sbarchi di migranti provenienti, per lo più, dal Nord Africa.

La tesi sostenuta era poco convincente e quanto è accaduto negli anni seguenti, con migliaia di migranti in fuga da guerre e rivolte in Libia, Egitto, Siria, Eritrea, Tunisia, sbarcando sulle nostre coste, fugherà ogni residuo dubbio. In altri paesi europei, dove già era stata data rilevanza penale alla semplice condotta di chi entra illegalmente i  uno Stato, né i flussi migratori hanno subito contrazioni ( nel 2015, lungo la c.d. rotta balcanica sono transitati oltre un milione di profughi) né, tantomeno, i trafficanti di persone hanno rinunciato a svolgere il loro sporco lavoro di traghettatori. Anzi! Sono aumentate le tariffe per i viaggi e, di conseguenza, il fatturato delle organizzazioni e gruppi criminali che ha raggiunto profitti straordinariamente elevati tanto da collocarsi ai primissimi posti nel redditometro mondiale della criminalità. Ricordo che sul punto, la stessa agenzia dell’Onu che si interessa di droga e delitti (UNODC), nella conferenza mondiale tenutasi in Messico nel 2012, per bocca del suo rappresentante regionale, l’italiano Antono Mazzitelli, evidenziava come più aumentano le barriere e si rende difficile l’ingresso degli stranieri nei vari paesi, più si  dà spazio alle organizzazioni criminali che lucrano sui traffici di persone.

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