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L’immigrazione e la cooperazione italiana con i Paesi terzi

di Piero Innocenti il . L'analisi

Mentre continua l’insopportabile indolenza e cinismo dell’UE e di alcuni paesi comunitari sul tema dell’immigrazione via mare che sta interessando in particolare l’Italia, con i ben noti problemi di accoglienza, vanno evidenziati alcuni progetti di cooperazione che il nostro paese sta cercando di portare avanti in particolare con i paesi del Nord Africa e dell’Africa sub-sahariana. Cooperazione che vede nella Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) l’organismo di punta per sviluppare sinergie in grado di incidere sulle capacità operative e sullo scambio info-investigativo con le forze di sicurezza dei paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Va ricordato, intanto, che sul totale di 412 eventi di soccorso in mare del 2015, alla data del 14 giugno, ben 346 hanno riguardato partenze di natanti dalla Libia per un totale di 52.667 persone sul totale complessivo di 57.115. E’, dunque, in Libia che dovrebbe concentrarsi la maggiore attenzione sul piano cooperativo che, tuttavia, non appare realizzabile nell’immediato per i noti eventi bellici in quel paese. Qualche timida iniziativa è stata presa dopo la riunione del 28 maggio a Bruxelles, presso la Commissione europea,per verificare la possibilità di riprendere il progetto Saharamed sospeso dall’agosto 2014 In quella sede si è convenuto di fornire almeno assistenza ai migranti nei centri libici ( tramite l’OIM) mediante la fornitura di coperte, vestiario, medicine, prodotti igienici ecc…Da parte italiana resta in sospesa la questione, tutta politica, di una decina di motovedette che dovrebbero essere restituite alle autorità libiche ( alle quali erano state donate anni fa) rimesse in efficienza di cui sei ormeggiate attualmente nel porto di Biserta (Tunisia) e quattro nella base della Guardia di Finanza di Miseno (Napoli).

Va meglio la collaborazione con la Tunisia verso la quale il nostro paese ha sostenuto, negli anni, considerevoli sforzi finanziari per contrastare l’immigrazione irregolare. E’, infatti, operativo un team di lavoro italo-tunisno, riunitosi per la prima volta in aprile ( previste riunioni a cadenza trimestrale) che ha perfezionato le procedure di identificazione ai fini dei rimpatri e potrebbe comportare un impegno tunisino per interventi di soccorso in mare a natanti partiti dalle coste libiche per condurli nei porti tunisini ( punto sul quale ancora non è stata presa una decisione definitiva). La presenza a Tunisi, prevista a breve, di un funzionario di polizia esperto sull’immigrazione, potrebbe migliorare ulteriormente i rapporti con quel paese.

Rapporti che sono già buoni con l’Egitto (ufficiali della polizia egiziana sono stati di recente in missione in Italia presso i principali luoghi di sbarco e come osservatori nell’operazione Tritone) e che sono destinati a migliorare soprattutto se andrà in porto il progetto italiano di realizzazione di un Centro regionale per la formazione presso l’Accademia di Polizia del Cairo destinato alle forze di sicurezza egiziane e degli altri paesi africani, in particolare quelli che hanno aderito al Processo di Khartoum. Iniziative in itinere anche con il Sudan che, tuttavia, prima della firma di un Memorandum d’intesa bilaterale con l’Italia deve dimostrare maggiore attenzione alla questione dei diritti umani. Con la Turchia, dopo la riunione tecnica di fine maggio c.a. si sono ulteriormente affinate procedure nello scambio di informazioni sull’immigrazione clandestina via mare (soprattutto in relazione al fenomeno delle cosiddette “ghost ships” ossia “navi fantasma”), ipotizzando anche una presenza diretta di esperti turchi nell’istituendo centro operativo Frontex di Catania e la presenza ad Ankara di un esperto sull’immigrazione italiano.

Nell’ambito, poi, del Processo di Rabat, dovrebbe riprendere il progetto Nigerimm con un adeguato sostegno finanziario dell’UE a favore del Niger ( fu avviato dal nostro paese negli anni 2011/2014 con il sostegno dell’OIM e dell’Istituto Sturzo) e con il Gambia ( proprio a giungo c.a. una delegazione guifdata dal Capo della Polizia, è stata a Roma per colloqui finalizzati allo sviluppo della collaborazione sui temi delle migrazioni e della sicurezza). Contatti in corso anche con Costa d’Avorio per un accordo di riammissione di ivoriani giunti clandestinamente via mare ( ben 1.354 nel 2015).Insomma qualcosa bolle nella pentola italiana su di un fenomeno migratorio epocale sul quale molti sono stati sordi e ciechi per troppo tempo e che non si risolverà di certo con misure di polizia o con blocchi navali.

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