Sicilia, 4 fermi per la strage di Catenanuova
A distanza di sette anni i Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, con i militari del Comando Provinciale di Catania hanno fatto luce sulla strage di Catenanuova del 2008. I Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di fermo emesso della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, nei confronti di quattro persone: Giovanna Maria Salvo, 42 anni; Santo Strano, 49 anni indagati per l’omicidio di Prospero Leonardi del 2012 e per il tentato omicidio di Angelo Drago. Fermati anche Matteo Salvo, 52 anni e Nunzio Di Marco, 42 anni, indagati per la strage di Catenanuova, quando venne ucciso Salvatpre Prestifilippo, ferito gravemente Maurizio Prestifilippo. Rimaseri ferite altre cinque persone in quella occasione. Il provvedimento costituisce un ulteriore sviluppo delle indagini – dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Caltanissetta ed affidate al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Enna- che avevano portato all’ operazioni ‘Fiume vecchiò il 23 maggio 2011, all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Giampiero Salvo e Filippo Passalacqua per la strage di Catenanuova, all’operazione Go kart del febbraio 2014, «tutte aventi ad oggetto l’attività delle associazioni criminali che si sono contese il territorio di Catenanuova e dei centri limitrofi tra il 2007 ed il 2014», dicono gli inquirenti. Con l’operazione di oggi «si completa il quadro delle responsabilità per la strage di Catenanuova. Si è accertato che la spedizione che portò all’uccisione di Prestifilippo, con metodi idonei a suscitare clamore ed assoggettamento nel paese, come a voler dare un »esempio«, ossia mediante l’ utilizzo di un fucile automatico Kalashnikov nei pressi di un bar affollato nel centro del paese – spiegano i militari – era diretta a punire non solo l’ucciso ma anche il fratello di costui ed alcuni personaggi di un paese limitrofo, ai quali i Prestifilippo si erano rivolti per avere aiuto contro i catanesi e che il sabato precedente l’omicidio avevano addirittura minacciato gli esponenti del clan Cappello, ai quali, fino a pochi mesi prima, Salvatore Prestifilippo ed i suoi sodali dovevano rendere conto». Prospero Leonardi, «prima di essere ucciso, aveva preso contatti con esponenti mafiosi di altri centri, aveva avvisato alcune persone sottoposte al »pizzo« della sua nuova leadership e aveva intimato agli esponenti del gruppo avverso di ritirarsi e di lasciare alla sua organizzazione il controllo del territorio, confidando in un appoggio delle famiglie di Cosa Nostra catanesi che invece non si concretizzò», dicono i militari. L’urgenza del provvedimento è scaturita «dall’esigenza di operare prima di dover rendere nota la circostanza che dichiarazioni auto ed etero accusatorie sono state rese nei giorni scorsi da uno degli imputati per la strage di Catenanuova, per il quale era programmato l’esame davanti la Corte di Assise di Caltanissetta proprio per oggi». «Infatti sono emersi preoccupanti segnali di possibili rappresaglie dirette a colpire un figlio minore di questo indagato, affidato alla stessa Giovanna Salvo, nel caso di una qualsiasi collaborazione con la giustizia da parte dello stesso». Un ulteriore uomo, colpito dal medesimo provvedimento restrittivo, non è stato ancora rintracciato e viene attivamente ricercato.
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