Migranti e minori, quei viaggi nei trolley
Abbiamo più volte detto come il fenomeno migratorio sia inarrestabile. Mettere “tappi” ai confini significa solo farlo “rigurgitare” in altri posti aumentando i rischi per quella gente disperata, uomini, donne e bambini, in cerca di un posto sicuro per sopravvivere. Ai ben noti sistemi di trasferimento dei migranti via mare adottati da persone e bande senza scrupoli, si accompagnano modalità di trasporto sofisticate e ingegnose prese singolarmente come è successo, alcuni giorni fa, nell’enclave spagnola di Ceuta. Al posto di controllo di frontiera, i raggi X hanno rilevato la presenza di un bambino di otto anni raggomitolato all’interno di un vecchio trolley trainato da una giovane marocchina. Il tentativo disperato di far riabbracciare il piccolo da suo padre ( l’episodio è oggetto di approfondimenti investigativi) che, con il permesso di soggiorno regolare, lo attendeva in territorio spagnolo. La vicenda ha avuto particolare risalto mediatico proprio per il mezzo utilizzato per cercare di superare quel maledetto confine. Non è la prima volta dei migranti che vengono “nascosti” all’interno di valigie. Nel dicembre 2012 era toccato ad un nostro finanziere, al porto di Venezia, mentre controllava i bagagli dei passeggeri appena sbarcati da un traghetto proveniente da Patrasso. All’interno di un trolley, con alcuni fori praticati in un angolo per consentire di respirare, fu trovato un bambino di cinque anni. Due mesi prima, ad Ancona, il “sistema della valigia” era stato sperimentato per far entrare in Italia una giovane afghana di 29 anni. Sempre nel porto marchigiano fu trovato un giovane iracheno “occultato” in una posizione scomodissima e pericolosa, nel vano motore di un’autovettura trasportata dal solito traghetto Patrasso-Ancona. Tentativi disperati di povera gente che affronta viaggi lunghi e pericolosi, impegnando i loro risparmi, per un futuro di speranza. In alcuni casi la realtà ha davvero superato la fantasia. Emblematico l’episodio del dicembre 2011, al confine messicano con gli Usa, di un giovane che si era fatto inserire ( letteralmente) all’interno di un sedile di un bus turistico per cercare di superare i controlli confinari. In Italia, secondo i rapporti annuali sulla tratta degli esseri umani redatti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza- Direzione Centrale della Polizia Criminale, la modalità più frequente è l’occultamento delle persone all’interno del vano di autocarri e veicoli telonati , talvolta, in container e vani frigo. Non sono mancati casi di stranieri nascosti tra gli assi delle ruote,in nicchie ricavate tra i sedili degli autobus, tra i bagagli nelle cuccette delle cabine di guida di autoveicoli pesanti o nel vano porta attrezzi del bagagliaio di camper. In ambito ferroviario sono stati trovati migranti nascosti tra i carichi di legname di treni merci, nei servizi igienici e nelle intercapedini sovrastanti gli scompartimenti dei treni passeggeri. Fintantoché non ci sarà una politica europea sull’immigrazione seria e lungimirante ( qualcosa sembrerebbe muoversi negli ultimi giorni, dopo le centinaia di persone morte annegate in questo scorcio di anno), dovremo assistere ancora a questi odiosi e rischiosi sistemi di viaggio che non fanno altro che arricchire le bande di trafficanti sulle coste africane. Proseguono, intanto, tutti giorni, anche lungo le frontiere terrestri, i tentativi di superare, in mille i modi, i confini. Il rapportino giornaliero dell’8 maggio di Jora (Joint Operation Report Application), con cui, in ambito UE, i vari paesi si scambiano le informazioni, parla di “clandestini” bloccati o respinti in Bulgaria (1), Croazia (1), Estonia ( 6), Finlandia ( 8), Frontex ( 132), Grecia (24), Lettonia (2), Lituania ( 15), Spagna (8), Polonia (1).
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