NEWS

La mappa del potere criminale in Italia e all’estero nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia

di redazione il . Lazio

La ‘ndrangheta e il suo predominio sul Centro – Nord. Cosa nostra e il suo ruolo operativo a Palermo, le mafie autoctone a Roma, da Mafia Capitale al clan Fasciani (Ostia). Una indagine sul “protocollo fantasma”, sull’ipotesi che alcuni magistrati siano da anni spiati per conto di una misteriosa entità, le mafie “della tratta degli esseri umani”, il caso Emilia – Romagna, dopo l’indagine “Aemilia” e una lente di ingrandimento sugli appalti pubblici, da Expo alla ricostruzione post-sisma.  Questi i punti salienti della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, presentata ieri al Senato dal procuratore Franco Roberti e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi e animata dalle domande al procuratore curate dai giornalisti, Lirio Abbate (L’Espresso), Giovanni Bianconi (Corriere della Sera) Toni Mira (L’Avvenire). 

Cosa nostra.  L’arresto dei suoi capi, dice Roberti  durante la presentazione, non le impedisce di continuare a imporre il suo potere, in particolare a Palermo. I boss tentano di ricostituire il mandamento centrale, il cui capo risulta tutt’ora Totò Riina.  L’assenza, in Cosa Nostra palermitana, di personaggi di particolare carisma criminale in stato di libertà, seppure latitanti, non ha riproposto al momento la violenta contrapposizione interna tra famiglie e mandamenti del passato. Cosa nostra rinnova l’interesse per il traffico di stupefacenti e per la gestione dei “giochi” sia di natura legale che illegale.  Nella relazione viene sottolineata l’importanza della cattura del latitante trapanese Matteo Messina Denaro mentre sono sotto la lente di ingrandimento della Dna anche le minacce arrivate contro il pm di Matteo e le “dichiarazioni” intercettate dalla Dia in carcere, del boss Riina.

‘Ndrangheta. Anche quest’anno nella relazione si sottolinea la centralità dell’organizzazione criminale ‘ndranghetista. “La cabina di regia” della ‘ndrangheta governa e gestisce le diverse articolazioni che operano in Italia e nel mondo. Le cosche operanti nella città di Reggio Calabria hanno una particolare capacità di inserirsi nella gestione delle cd società miste  –  pubblico/privato  –  attraverso cui vengono forniti i principali servizi pubblici alla cittadinanza. In particolare, attraverso una serie concatenata di prestanomi, la ‘ndrangheta ha il controllo totale delle quote di spettanza del partner privato e, attraverso la sua capacità collusiva ed intimidatoria, riesce a condizionare la parte pubblica. Ampio spazio è dedicato nella relazione alla penetrazione nel tessuto socio-economico della ‘ndrangheta al Nord. In particolare, l’inchiesta “Aemilia” ha acceso i riflettori sul distretto di Bologna  dove questa indagine ha permesso di evidenziare l’ esistenza di un potere criminale di matrice ‘ndranghetista, la cui espansione si è appurato andare al di là di ogni pessimistica previsione, con coinvolgimenti di apparati politici, economici ed istituzionali.  Tanto da far definire questa terra, un tempo luogo del buon governo, ai magistrati “Terra di mafia” nel senso pieno della espressione. Così vale per la Lombardia, la Liguria (il procuratore Roberti ricorda l’indagine La Svolta) e il Piemonte (inchiesta Minotauro). Quella che potremmo definire una macroregione ‘ndranghetista è oggetto di una ampia analisi nella relazione di quest’anno e attraverso questi paragrafi anche il corrispettivo potere della cabina di regia che opera nella vasta provincia di Reggio Calabria, in particolare.

Camorra. “La Camorra non è un’entità assimilabile dal punto di vista delle forme di manifestazione né a Cosa Nostra né alla ‘ndrangheta” – spiega il procuratore durante la presentazione.  Le modalità di azione dei clan camorristici sono molto diverse fra la città di Napoli e il resto della regione e anche diverse nel tempo: si passa da fasi di alleanza fra clan rivali e momenti di scontro violento. La camorra – spiega Roberti – si dedica principalmente negli ultimi anni non solo alla contraffazione come ha sempre fatto ma anche al settore delle scommesse on line.

Mafie romane.  “Se sul territorio laziale sono dunque presenti le articolazioni di tutte le organizzazioni mafiose tradizionali, che si dedicano al riciclaggio e al reinvestimento dei capitali illecitamente accumulati, vi è poi un altro fenomeno, del tutto peculiare alla realtà della Capitale, rappresentato da organizzazioni che sono state qualificate dalla Dda come associazioni di stampo mafioso ma che non fanno riferimento ai sodalizi tradizionali del sud Italia, essendo, per così dire, autoctone”.   Fra queste il clan Fasciani da poco condannato in primo grado per associazione mafiosa e operante sul litorale romano e l’associazione criminale capeggiata da Massimo Carminati passata alle cronache come “Mafia Capitale”. Il tribunale del riesame ha  – al momento – confermato l’impianto accusatorio della dda di Roma e sottolineato la forza criminale del sodalizio che si imponeva il suo controllo su svariate articolazioni delle amministrazioni locali, del mondo economico, attraverso usura, estorsioni, commercio di armi, acquisizione di appalti pubblici.

I colpevoli silenzi della Chiesa  pre-Francesco. Quest’anno la relazione della Direzione nazionale antimafia si occupa anche del livello culturale del contrasto al crimine organizzato e anche del ruolo della religione. “La Chiesa avrebbe potuto fare molto di più e in passato si è portata dietro moltissime responsabilità per decenni di silenzi”   – ha dichiarato durante la presentazione Franco Roberti –  “Francesco ha parlato, a più riprese, apertamente di scomunica per i mafiosi”. “Ricordo che fu Giovanni Paolo II, alla Valle dei templi (video) ad improvvisare il suo storico discorso e la sua denuncia contro i mafiosi perché rimase sconvolto da tante situazioni. Ma dopo quel discorso – ha proseguito Roberti – c’è stato troppo silenzio”.

 

Mafie internazionali e cooperazione antimafia all’estero. Dalla mafia nigeriana ai network internazionali che cooperano per “perseguire strategie di business” a vari livelli, sino a quella rumena e cinese. Oltre alle mafie italiane in Italia operano molti clan “importati” che necessitano una analisi accurata della loro articolazione territoriale e internazionale, delle loro strutture criminali. Nella relazione annuale della Dna trova un ampio spazio anche il lavoro di contrasto a livello europeo e mondiale al crimine organizzato. In particolare la relazione segnala una crescita della proiezione internazionale dell’impegno diretto della Dna. In particolare:  una intensificazione della cooperazione giudiziaria della Dna, uno sviluppo crescente di relazioni con autorità straniere una individuazione della Dna come interlocutore privilegiato del Ministero per gli affari Esteri e della Giustizia o di altri eventualmente coinvolti per offrire un punto di vista internazionale più completo. Nuovo slancio che passa anche per un rafforzamento dell’organizzazione interna, un ulteriore passo in avanti nell’ottica di una comprensione globale del fenomeno mafioso. Dentro questa proiezione di attività internazionali si colloca anche una riflessione sugli strumenti di contrasto al terrorismo internazionale e al legame fra i due fenomeni, soprattutto in relazione al traffico di armi.

 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link