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Qualcuno corre troppo: il lato oscuro del calcio

di redazione* il . Lazio

Un viaggio inchiesta nello sport più amato e diffuso nel nostro Paese: il calcio. Oltre 300 pagine che raccontano da dentro il mondo del pallone, una nuova finestra sull’abuso di sostanze e farmaci nell’attività sportiva. “Qualcuno corre troppo, il lato oscuro del calcio,” il libro di Lamperto Gherpelli pubblicato da EdizioniGruppoAbele con la prefazione di Damiano Tommasiè stato presentato alla sede della Federazione della Stampa Italiana alla presenza dell’autore, di Damiano Tommasi, Presidente Associazioni Calciatori; Sandro Donati, Maestro dello Sport; Nicola Vanacore, Istituto Superiore della Sanità, Gabriella Stramaccioni, Ufficio Presidenza Libera e Adriana Petrini, moglie del calciatore Carlo Petrini.

L’indagine di Lamberto Gherpelli parte dalla mitica nazionale di Vittorio Pozzo e arriva fino ai giorni nostri, svelando una realtà sconosciuta e drammatica. Non per scandalismo ma per amore del calcio. Quello vero. Le ultime tragiche vicende sembrano aver risvegliato le coscienze dei calciatori in attivita’ e soprattutto di quelli che hanno attaccato le scarpe al chiodo. Crea un’inevitabile preoccupazione leggere il lungo elenco di giocatori che se ne sono andati troppo presto e con grande sofferenza. Morti premature, a volte sospette. Quando lo sport più bello del mondo apre il suo vaso di Pandora, si ha il presentimento che possa uscire il peggio e che questo mondo vada sempre piu deteriorandosi. Ma se si va a indagare piu’ a fondo, cominciando dagli anni Cinquanta e dall’inizio degli anni Sessanta, anni di ottimismo, in tempi apparentemente non sospetti, si trovano invece molte prove dell’abuso di farmaci da parte di numerosi club, con il sospetto che anche allora c’era chi ricorreva al doping.

“Abbiamo ascoltato testimoni diretti e scoperto un mondo di abusi di farmaci che ha accomunato tanti giocatori e tante squadre. Certamente- scrive Lamperto Gherpelli- il nostro racconto ha procurato fastidio e insofferenza a molti addetti ai lavori .Il testo non ha la presunzione di scoprire colpevoli o arrivare dove anche la giustizia non riuscita a dimostrare i nessi tra le malattie, le morti e i farmaci somministrati ai calciatori; e tantomeno vogliamo mettere in dubbio i meriti sportivi delle varie societa’ calcistiche. C’ e’, pero’ , un dato certo: si gioca molto e a ritmi a volte esasperati. In nome di che cosa non e’ ben chiaro visto che le partite infrasettimanali, Champions League a parte e salvo rarissime altre eccezioni, hanno un appeal televisivo molto basso e una presenza allo stadio ancora piu’ deprimente. Insomma, la domanda sorge spontanea: e’ davvero nell’interesse del calcio-business inflazionare in questa maniera il proprio prodotto, ostinandosi a proporre – piuttosto che niente – eventi dall’appeal e dalla cifra agonistica molto bassa, che congestionano il calendario e non tutelano la salute dei calciatori?
Nel libro inchiesta di Gherpelli sono raccolte le testimonianze delle vedove dei calciatori come Gabriella Beatrice, Adriana Petrini, gli orfani e i calciatori che sono usciti dal buio, testimoniando le cose che accadevano negli spogliatoi. Sono stati ascoltati testimoni diretti e scoperto un mondo di abusi di farmaci che ha accomunato tanti giocatori e tante squadre. Il doping e’ un argomento trattato con estrema difficolta’, quasi tabu’ nel Paese del calcio dove il giocattolo non si deve toccare.

Un approfondimento è riservato alla Sla e all’inchiesta della Procura di Torino con la pubblicazione di uno studio italiano del 2000, commissionato dal pubblico ministero di Torino Raffaele Guariniello in seguito ad accuse avanzate da Zdeněk Zeman, che fornisce le percentuali di insorgenza di alcune patologie tra i calciatori ormai ritiratisi e in attività.

Secondo questo studio, due sono le malattie piu’ comuni: la leucemia e il cancro al fegato (o al pancreas), subito seguite da altre, rare nella popolazione generale, come la Sla. Secondo lo studio della Procura di Torino, tra gli ex giocatori di serie A, B e C, i decessi per leucemia linfoide sono stati 35 volte piu’ numerosi rispetto al resto della popolazione. Per le morti da tumore epatico, il rischio sarebbe 8 volte superiore. Per quanto riguarda la Sla i dati sono particolarmente allarmanti, anche se l’individuazione delle possibili cause si e’ dimostrata molto difficile e non si e’, quindi, riusciti a dimostrare il collegamento tra l’abuso di specifici farmaci e l’insorgenza della malattia. Gli esperti incaricati dal dottor Guariniello hanno peraltro accertato, tra il 2004 e il 2008, ben 51 casi di Sla su 30.000 calciatori presi in esame, con un’incidenza di 143 casi ogni 100.000 individui, dato 24 volte superiore rispetto alla popolazione normale (6 casi su 100.000).

“Collegare automaticamente ogni morte prematura all’uso del doping sarebbe, evidentemente, ingiustificato. E’ una premessa doverosa -conclude l’autore del libro Lamperto Gherpelli- ma cio’ non puo’ andare a discapito del rigore e dell’impegno nell’analisi del doping nel calcio. A ricordo di chi (spesso inconsapevolmente) e’ stato da esso travolto, e in omaggio a chi con la sua bravura e il suo impegno ha infiammato gli stadi. Di qui il modesto contributo di questo libro che rappresenta un tentativo di fare chiarezza, al di fuori di ogni generalizzazione, retorica o scandalismo. L’obiettivo e’ far comprendere la dimensione reale dei problemi, fornire un messaggio ai giovani e creare una nuova consapevolezza in quanti credono ancora nel calcio.”

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