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Il fallimento di Tritone e la cecità dell’UE

di Piero Innocenti il . L'analisi

Ho ricordi di molte, troppe, morti di migranti negli ultimi dieci anni, in mare o nei cassoni di autocarri o in container. Annegati perché buttati in mare o asfissiati nelle stive dei barconi o maciullati dalle ruote dei Tir al cui chassis erano rimasti aggrappati per giornate intere. Ho ancora il ricordo di un quindicenne trovato cadavere, due anni fa, congelato e rannicchiato tra le gomme del carrello di atterraggio di un Boeing decollato dal Camerun e atterrato a Parigi. Non si è mai saputa la sua identità. Come di gran parte di quelli che muoiono affrontando il viaggio della speranza su gommoni sgangherati stracolmi di povera gente imbarcata anche a forza sulle coste libiche da bande di delinquenti. I morti (29) e i dispersi (300) in mare di questi ultimi due giorni, dopo che i tre gommoni si erano “afflosciati” e con i soccorsi, pur generosi, ma inadeguati per una situazione che richiedeva ben altre risorse, sono la testimonianza che il dispositivo aeronanavale denominato Tritone, attivato dal primo dicembre 2014, dopo aver accantonato Mare Nostrum ( per motivi politici ed economici) è inadatto sia a controllare le frontiere che a salvare vite umane. Un bollettino di morte drammatico se andiamo a veder nel dettaglio cosa è successo dal 2001, anno in cui il Ministero dell’Interno iniziò a raccogliere dati anche su questo punto, ad oggi. Ebbene, nel 2002 si contarono 73 persone “decedute o giunte cadavere in occasione di sbarchi” (è la locuzione usata nelle carte ministeriali), nel 2003 furono 22, nel 2204, solo 2, nel 2005, 48, nel 2006, 28 di cui 10 cadaveri recuperati in mare, nel 2007, 69 di cui 58 in mare, nel 2008, 26 di cui 12 in mare, nel 2009, 8 e nel 2010, “solo” 4. Negli ultimi quatto anni la statistica ha cominciato ad annotare “un numero imprecisato di dispersi” a partire dal 2011 (41 cadaveri recuperati), nel 2012 (28 morti) e nel 2013 (416). Nell’anno passato, al numero finale dei presunti dispersi (1.807) , dato annotato sulla scorta anche di informazioni rese dai superstiti dei naufragi, si sono aggiunti i cadaveri recuperati dalle autorità straniere (392) che si aggiungono ai 168 recuperati dai soccorsi italiani. In questo scorcio di anno, alla data del 12 febbraio, sono stati 31 i cadaveri recuperati e sarebbero circa 300 quelli dispersi, per un totale complessivo di 3.232 tra uomini, donne e bambini, Una strage! Questo drammatico bollettino cimiteriale, una delle più grandi vergogne per il nostro paese e per tutta l’Unione Europea, è destinato a crescere se non cambierà il fallimentare dispositivo Tritone (gestito dall’agenzia europea Frontex) e si riattiverà Mare Nostrum con i mezzi della nostra Marina Militare. Sul totale di 2.994 stranieri soccorsi in mare nel 2015 dalle imbarcazioni di Tritone, solo 119 sono stati quelli soccorsi entro le 30 miglia marine ( che è l’ambito operativo marino assegnato per la vigilanza della frontiera). Le altre persone sono state soccorse entro le 110 miglia (ben 1.672) e fuori dell’area operativa (1.282). Insomma, il grosso dei migranti soccorsi è stato realizzato in alto mare su segnalazioni emergenziali. Incomprensibile, poi, il dato che appare su alcuni quotidiani nazionali secondo cui sarebbero 29 i paesi ( dell’UE ed extra UE) coinvolti in Tritone, 25 le navi 9 gli aerei. In realtà, leggendo i dati sui rapporti ufficiali, nell’operazione in questione risultano impiegati, quotidianamente, dalle 6 alle 8 unità navali ( quasi sempre italiane, maltesi, islandesi, estone) e tre aerei (italiano, maltese, islandese). Sono dettagli? Non credo. Passati questi momenti in cui politici di “rango”, italiani ed europei, sono “commossi e sgomenti” per queste annunciate tragedie in mare e rilasciano le solite dichiarazioni di “guerra ai trafficanti”, ci si chiede cosa accadrà nei prossimi mesi, con l’arrivo della buona stagione, quando sicuramente si intensificheranno gli arrivi via mare. Quanti altri dispersi/annegati dovranno essere inseriti nella contabilità ministeriale perché il nostro Governo si decida, senza aspettare i rinvii e i tempi biblici dell’UE, ad affrontare in maniera solidaristica e generosa il fenomeno delle migrazioni marine per salvare vite umane?

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