Condannato per truffa allo Stato il re dell’eolico Vito Nicastri
La sua azienda aveva sede in Lussemburgo ma operava a Milano// – E’ stato condannato, dal Tribunale di Milano, l’alcamese Vito Nicastri, alla pena di 4 anni di reclusione per omessa dichiarazione fiscale e truffa ai danni dello Stato. I giudici della sezione penale inoltre hanno condannato altri tre imputati stabilendo pene fino a tre anni di reclusione, mentre sono state assolte quattro persone.
La condanna di tre anni di reclusione è arrivata per Gaetano Buglisi e Roberto Saja, mentre ad un quarto imputato la pena minore di due anni e sei mesi di reclusione. Nello specifico Nicastri e Buglisi dovranno anche risarcire l’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno anche predisposto la confisca di beni per un valore di 10,8 milioni di euro, di cui 5,6 milioni riconducibili a Nicastri, attualmente sotto sequestro.
L’indagine riguarda una truffa allo Stato per 19 milioni di euro. Vicenda che secondo il Pm Luigi Luzi, sarebbe accaduta nel 2008 nell’ambito di “un’operazione di compravendita di quote societarie” di Windco da parte della società lussemburghese Lunix e la successiva creazione di un fondo nero lontano dal fisco.
Secondo l’accusa, l’imprenditore, titolare della Lunix, al fine di evadere le imposte, non presentava le dichiarazioni annuali dei redditi in merito alla società. L’azienda si trovava solo formalmente residente in Lussemburgo ma aveva una sede amministrativa da cui partiva la gestione a Milano.
Questa vicenda giudiziaria si aggiunge all’altra maxi-inchiesta sull’eolico che vede coinvolto Nicastri e un sequestro di oltre un miliardo e mezzo di euro. L’imprenditore alcamese, però non pare che operi da solo. E’ infatti ritenuto, secondo i rapporti degli investigatori, in stretti rapporti d’interessi economici con il boss Matteo Messina Denaro e Cosa Nostra.
Appare inverosimile, però, che anche dietro a questa vicenda milionaria graviti solo l’imprenditore alcamese e non si riescano ad individuare altri pezzi importanti che leghino il mondo imprenditoriale con gli interessi criminali. Adesso le indagini dovrebbero andare avanti nell’auspicio di conoscere quali potessero essere le finalità di tutto questo patrimonio economico, individuando anche la rete dei rapporti che hanno potuto agevolare l’ascesa del “piccolo imprenditore alcamese”
Diritto di Replica
Secondo quanto previsto dall’art. 8 della legge sulla stampa n. 47/1948, diamo conto del fatto che con sentenza resa in data 17.3.2016, la Corte d’Appello di Milano, Sezione Quarta penale, ha parzialmente riformato la sentenza del tribunale di Milano, citata nell’articolo pubblicato in data 5.2.2015.
In particolare, la Corte d’Appello di Milano ha assolto Gaetano Buglisi “per non aver commesso il fatto”, revocando anche le statuizioni civili disposte in primo grado.
Roma, 28.9.2016
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