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Scrivere il futuro

Santo Della Volpe il . Informazione, L'analisi, Politica, Società

“Il futuro non è scritto”, cantava Joe Strummer alcuni anni fa con gli indimenticabili Clash.

E queste parole ben si addicono al nostro impegno di giornalisti, oggi, appena usciti dal 27° Congresso di Chianciano con una rinnovata dirigenza sindacale. Perché oggi saremo noi tutti a scrivere il nostro futuro, giorno dopo giorno, nelle redazioni dei piccoli e grandi giornali, tv, radio, siti internet.

Con rinnovato entusiasmo, dopo mesi di polemiche e sfiducia; puntando, come è tradizione di un sindacato unitario come la Fnsi, a ricostruire partendo dai CdR, dalla discussione collettiva, da un confronto nuovo tra giornalisti ed opinione pubblica che rinnovi quotidianamente il patto sancito dall’articolo 21 della Costituzione.

Un futuro tutto da scrivere, ma che ha già delle indicazioni e dei paletti ben piantati nella solidarietà, nelle regole democratiche del sindacato, nell’appoggio ai giornalisti in difficoltà, nell’attenzione ai colleghi precari, alle nuove generazioni che si affacciano alla professione e nella autonomia professionale rigorosamente difesa per i giornalisti tutti e in particolare per chi lavora con contratto a tempo indeterminato. In questo ambito ben preciso dobbiamo ripartire per dare un futuro all’intero mondo giornalistico, ben sapendo che le articolazioni della professione e del mestiere giornalistico sono in continuo cambiamento e già diverse anche da un passato recente.

Sapremo affrontare anche questi cambiamenti se sapremo ragionare con un “Noi” collettivo che tenga conto di tutte le istanze, mediando quando sarà necessario, ma sempre con la mentalità giusta di chi mette davanti a tutto le esigenze delle persone più in difficoltà, a rischio di perdere il lavoro o che non trova lavoro, e nei diritti irrinunciabili maturati in anni di professione; diritti che vanno estesi e non tagliati. Sempre con un pensiero fisso alla difesa del giornalismo “di frontiera”, quello più esposto ai rischi perché più vicino alla verità. Un giornalismo di inchiesta che non è a rischio solo in quelle regioni dove le illegalità sono storicamente più diffuse, ma è diventato difficile e controcorrente in tutto il nostro Paese e nel mondo dove mafie, corruzione, interessi di potentati economici pesano e minacciano la libertà d’informazione.

La difesa della autonomia dei giornalisti è per questo difesa della democrazia. Noi siamo e saremo sempre le sentinelle della Democrazia e della Costituzione. Coscienti dei nostri diritti e dei nostri doveri, dovremo rafforzare i vincoli e allargare le visioni della nostra Deontologia professionale, sempre con l’occhio vigile e la mente indirizzata al rispetto dei cittadini, del diritto ad essere correttamente informati (e mai diffamati) delle persone che vedono in noi un punto di riferimento per la conoscenza della realtà.

Siamo e saremo cronisti del mondo, del racconto. Ma anche cronisti di noi stessi, donne e uomini legati ai soli interessi dell’informazione “a schiena dritta”, mai appagati e sempre alla ricerca del vero confronto tra tesi, mai precostituite e comunque ben spiegate.

Perché l’Informazione o è libera oppure non è informazione.

E la nostra libertà si fonda, da sempre, sulla autonomia professionale e sulla serenità di poter lavorare senza essere minacciati costantemente di perdere il lavoro o di perdere libera capacità di giudizio. Fare informazione senza alcun condizionamento esterno è oggi una necessità ed un obiettivo. Dobbiamo mantenere queste garanzie dove già ci sono e riaffermarle perché nulla è deciso in eterno. Ma soprattutto dovremo riconquistarle là dove si sono perse o non ci sono mai state.

Per noi tutto questo si chiama contratto, la nostra base ed il nostro patto con gli editori e con i cittadini. Ma anche con le Istituzioni alle quali oggi più di ieri vogliamo chiedere non solo tutele dove il loro (di Governo e Parlamento) intervento è determinante; ma soprattutto un investimento democratico per il futuro dell’Italia.

Risorse per l’editoria e regole certe: per una legge sulla diffamazione che non peggiori ma migliori i diritti/doveri dei giornalisti e le garanzie per i cittadini, che sottragga i giornalisti dalla spada di Damocle delle querele temerarie; per salvaguardare il diritto dei cittadini a sapere chi ride per telefono sulle macerie di un terremoto (e quindi nessun vincolo alle intercettazioni), per costituirsi parte civile nei processi a carico di chi minaccia i giornalisti italiani, offrendo non solo solidarietà ma concreta protezione a chi fa i giornalisti-giornalisti, ricordando Giancarlo Siani. Ed una legge nuova e giusta per regolare i conflitti di interessi ed una legge che mandi in soffitta la legge Gasparri, dando una governance della Rai autonoma dalla politica, dando certezza di risorse alla azienda italiana del servizio pubblico.

Per non dimenticare che cosa è l’informazione, come scriveva Pippo Fava: “Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili. pretende il funzionamento dei servizi sociali. Tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo”.

Mai come oggi queste parole di Pippo Fava, ucciso nel 1984 dalla mafia, sono attuali e ci spingono a scrivere insieme il nostro futuro.

* Giornalista del Tg3. Presidente di Libera Informazione e fra i fondatori di Articolo 21 è stato eletto presidente della Federazione nazionale della stampa

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Fnsi: Raffaele Lorusso segretario e Santo Della Volpe presidente

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