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La lotta contro il doping responsabilità di tutti. Dopo “Contromafie” le proposte di Libera

di redazione il . Lazio

Il doping mina la credibilità di tutto lo sport e ne stempera la sua valenza educativa e formativa, soprattutto rispetto ai giovani.Per questo è nostro dovere intervenire: auspichiamo un salto di qualità sostanziale attraverso il quale il sistema sportivo cessi di essere il controllato, il controllore e, nel contempo, il soggetto che valuta l’operato sia del controllore che del controllato. La nostra proposta va in questa direzione, pur ponendo l’attenzione sulle competenze specifiche del CONI. Auspichiamo pertanto, anche il coinvolgimento diretto del Ministero della Salute e di quello dell’istruzione, affinché siano affrontati tutti gli aspetti educativi e preventivi di un fenomeno degenerativo come il doping. Combatterlo è responsabilità di tutti!” Libera, ACSI, U.S. ACLI, CSI e UISP presentano “Libera lo sport “ un documento per ribadire che lottare contro il doping è responsabilità di tutti realizzato nell’ambito di “Contromafie – stati generali dell’antimafia” promossi da Libera che si sono svolti lo scorso ottobre a Roma

Nel documento inviato al Presidente del Coni, Libera insieme agli altri Enti di Promozione Sportiva, nel dettaglio propone il trasferimento di tutte le competenze antidoping ad agenzia istituita ad hoc, in particolare, un’entità capace di disegnare progetti di prevenzione condivisi, in cui ci sia corresponsabilità fra soggetti pubblici e privati, fra il mondo della scuola e il mondo dello sport, tra enti di promozione sportiva e federazioni. Nello stesso tempo, si eliminerebbe definitivamente il conflitto controllore/ controllato che ha alimentato troppe volte azioni di sistema 7 Carta di Ottawa per la promozione della salute illecite e molto spesso fondati sospetti e accorate preoccupazioni.

Libera lo sport crede che vada investito sulla cultura sportiva e sulla conoscenza degli sport. Una rete sociale antidoping si impegna a sperimentare metodologie e discipline innovative, a far conoscere prima che a far competere, a mettere in gioco il corpo per farlo crescere e non solo per farlo vincere. Occorre liberare lo sport anche da questa eccessiva medicalizzazione nella formazione degli istituti di scienze motorie, perché si sta perdendo il valore in sé e per sé dello strumento sportivo. Raccontare che la pratica sportiva può sostituire pasticche, sciroppi e dintorni è azione importante. Una rete sociale allora mette a disposizione competenze differenziate, unisce scuola e medici, operatori sportivi e amministratori locali.

Infine perdono per gli atleti dopati negli ultimi 10 anni. Immaginiamo un sistema di collaborazione e di seconda opportunità per chi ha sbagliato, ma anche in grado di distinguere l’errante dall’errore. Lo sport ha più confidenza con le pene che con il perdono. Il punto non è che sia amnistia o indulto, ma che si proponga un tempo per far emergere la verità, si offra una seconda occasione per chi è davvero pentito e lo sport riconfermi la sua capacità di accogliere, orientare e dare speranza. Si immagina un sistema di collaborazione e di seconda opportunità per chi ha sbagliato, ma anche in grado di distinguere l’errante dall’errore. Il perdono produce frutti inimmaginabili e Libera lo sport dice agli atleti, scoperti e non, vittime di doping, che non sono soli, ma che devono sostenere la verità per ottenere il perdono. Libera lo sport chiede anche a questi atleti di divenire testimoni attivi di azioni di contrasto al doping, anche con presenze negli eventi locali, soprattutto a tutela degli atleti più giovani e di quelli più promettenti, affinché siano salvaguardati i veri talenti.

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