“Nostro onore” alla quattro giorni del Primo Meeting della legalità nel Lazio
Un racconto “prezioso”, ben scritto ed ironico. E’ il libro realizzato a quattro mani dal magistrato Marzia Sabella e dalla giornalista del Sole 24 ore, Serena Uccello autrici di “Nostro onore”. La presentazione a Roma, il 28 novembre scorso, alla quattro giorni del Meeting della legalità organizzata dalla Regione Lazio. Il volume è stato presentato dalle autrici, dal giornalista Attilio Bolzoni e dal procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino.
“Quando arrestammo Provenzano“. Durante la presentazione il giornalista Bolzoni ha ricordato la Palermo degli anni Ottanta e quella degli anni Novanta, quella dei delitti eccellenti, delle Stragi e del risveglio e della risposta contro il sistema mafioso. Il magistrato Marzia Sabella – oggi in servizio alla Procura nazionale antimafia -ha raccontato questi anni nelle pagine di “Nostro Onore”, a partire dal suo arrivo a Palermo nel piano dei “nuovi arrivati” definito da Bolzoni la Cayenna. Ed è proprio alla Cayenna che la Sabella si forma seppellita da fascicoli. Tra la mole di lavoro non manca l’attenzione del suo capo il procuratore Giancarlo Caselli che, seppur impegnato in decine di inchieste su cosa nostra, è sempre disponibile con la giovane collega: gli regala i codici di procedura penale (rimasti però inviolati) e persino un pc. Diversi sono i capitoli dell’impegno antimafia un’attenzione speciale è data al ruolo delle donne in Cosa nostra, un capitolo che viene intitolato “Mafia singolare femminile”. E infine una parte è dedicata alla mancata cattura di Matteo Messina Denaro, boss di Castelvetrano latitante da 21 anni.
Durante il suo intervento, il procuratore Prestipino, punta l’attenzione soprattutto su un dato: la sottovalutazione di Cosa nostra e della ‘Ndrangheta. E fa il paragone con quel che accade in questi anni nella Capitale: “sono da un anno a Roma mi sembra di vivere un dee ja vu si nega che a Roma non ci sia la mafia” – spiega. Prestipino ricorda come tutti gli avvocati degli imputati del processo Nuova Alba (procedimento giudiziario contro i Fasciani – Spada –Triassi) cominciano la loro arringa difensiva dicendo che il processo non sarebbe mai nato senza l’arrivo il procuratore Pignatone, Prestipino e il dottor Cortese alla squadra mobile. Insomma sembra quasi che la mafia la portiamo noi” – commenta in chiusura il magistrato della Dda di Roma.
Trackback dal tuo sito.