NEWS

Polizia di Stato e gestione della sicurezza: un’analisi del documento “riservato”

di Piero Innocenti il . L'analisi

Dopo una lunga “gravidanza” di (quasi) dodici mesi, alcuni giorni fa, ‘c’è stato il “parto” di un robusto “neonato”, un corposo documento, ancora in “bozza”, di duecento dieci pagine, con dettagliatissime istruzioni operative per i poliziotti nei casi di uso legittimo della forza e, più in generale, di indicazioni da seguire in molteplici situazioni nei servizi di polizia. L’elaborato, ancora riservato ( ma prontamente nelle mani di alcuni privilegiati giornalisti), è stato inviato ad alcuni questori delle città più importanti e “calde”, perché possano formulare eventuali osservazioni entro il 28 novembre p.v. Il gruppo di lavoro incaricato di redigerlo era stato costituito dal Capo della Polizia circa un anno fa. Un tempo lungo, come accennato, anche se la materia, come si può intuire, è di estrema complessità e delicatezza. Se l’obiettivo (dichiarato) è quello di “..orientare adeguatamente l’attività operativa degli appartenenti della Polizia di Stato..”, ce n’è, a mio avviso, anche un altro ( implicito e non secondario) di “parare” gli eventuali contraccolpi da eventi sgradevoli nelle “piazze”, derivanti da una politica di gestione dell’ordine pubblico e della sicurezza sempre più approssimativa, scadente, altalenante. Ora, non c’è alcun dubbio che, nello svolgimento dei compiti istituzionali di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza, le forze di polizia siano legittimate a ricorrere ai mezzi di coazione fisica solo nei casi di assoluta necessità e unicamente per conseguire un obiettivo legittimo, ma è altrettanto vero che poliziotti e carabinieri non possono continuare a supplire alle persistenti carenze della politica sulla sicurezza, fronteggiando nelle piazze la disperazione di molta gente che, con una rabbia comprensibile, lotta per sopravvivere. Senza contare la moltitudine di criminali rimessi in circolazione con decreti svuota-carceri ( quattro negli ultimi quattro anni!). Dunque, il Capo della Polizia “dispone” queste istruzioni operative e, dopo aver citato, nel preambolo del provvedimento, alcune delle norme internazionali a salvaguardia dei diritti fondamentali della persona, fissa molteplici e accuratissime regole. In particolare, nella “parte prima” del documento, vengono indicate quelle sui rapporti con le persone, sull’impiego delle armi e di altri mezzi di coazione fisica negli interventi di polizia, in materia di accompagnamento per le identificazioni, in tema di privazione della libertà personale.

La “parte seconda”, quella più consistente, è composta di 15 schede operative che contengono, dettagliatamente, le indicazioni operative di carattere generale nelle varie situazioni, a partire dalle tecniche di ammanettamento, ai servizi di ordine pubblico, ai controlli di polizia stradale, ferroviaria, alla sicurezza aeroportuale, alle unità cinofile, fino agli interventi su persone in stato di alterazione psicofisica, alle violenze di genere, alle procedure di foto segnalamento. Un riepilogo aggiornato viene fatto anche sulle spinose questioni della gestione di persone trattenute nei Cie (Centri di identificazione ed espulsione), sui rimpatri di stranieri a bordo di aerei e sui respingimenti di persone alle frontiere. L’ultima scheda riguarda l’impiego, già pubblicizzato nei giorni scorsi anche dalla stampa, dello “spray al peperoncino”. Ora queste regole così minuziose presuppongono una capillare, costante attività di formazione e di aggiornamento professionale del personale, che pare difficile da conseguire in tempi stretti. Oltretutto, se da un punto di vista teorico è decisamente auspicabile privilegiare  quelle “tecniche di approccio basate sul dialogo e sulla comunicazione” nei servizi di o.p. e, più in generale nelle attività di polizia, nella dura, attuale realtà quotidiana, caratterizzata da situazioni imprevedibili e complicatissime dinamiche, riesce difficile, se non impossibile, rispettare tutti i dettagli minuziosi contenuti nelle istruzioni in questione. L’agente di polizia si dovrebbe tramutare in un “agente della comunicazione”, rassicurante e collaborativo, dovendo, nelle disparate situazioni operative indicate, essere fermo, autorevole, capace di infondere sicurezza, di saper ascoltare sempre senza venir meno ai doveri del proprio servizio, di essere, infine, dissuasivo.

Pare di capire che chi ha redatto la pur importante raccolta di regole abbia immaginato una sorta di “super agente robot made in Italy” che non esiste e che non appare programmabile neanche nell’immediato futuro. Quanto ai mezzi di coazione fisica, laddove necessari, la “forza muscolare” è quella indicata in via prioritaria sempre, naturalmente, nel rispetto dei criteri di proporzionalità in relazione all’evento.  In realtà, il documento in questione è una sorta di testo unico di norme regolamentari, legislative, disposizioni ministeriali, direttive comunitarie, alcune in vigore da anni ma, per alcuni passaggi, ulteriormente specificate e dettagliate al punto che, nelle situazioni in cui si dovesse andare alla ricerca di responsabilità penali e/ disciplinari, non ci possa essere alcuna scappatoia per i funzionari e gli agenti. Tutto questo in un momento in cui alla Camera dei Deputati è approdato il progetto di Legge, già approvato in Senato, che rende sempre più difficile i provvedimenti di custodia cautelare, scaricando il problema del sovraffollamento delle carceri sui cittadini e sulle forze di polizia e rimettendo in circolazione molti delinquenti. Insomma, viviamo in un paese delle “meraviglie”, dove la sicurezza collettiva è carente ( aumentati i delitti nel 2013 e nei primi dieci mesi del 2014), con le forze di polizia ridotte numericamente e con pochi mezzi e il ministro dell’interno Alfano che vive in una sua realtà dichiarando “..il nostro paese è sicuro!” ( trasmissione 8e1/2 del 19 novembre u.s.).

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link