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Sacra Corona Unita e politica, 26 in manette

di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

Erano gli anni Ottanta quando Pino Rogoli di Mesagne (Br) fondava l’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata Sacra Corona Unita destinata a radicarsi in tutto il Salento. Anni bui gli anni Ottanta, Novanta e gli inizi del Duemila. Personaggi oscuri  impongono la loro legge, lotte interne al clan  mietono vittime, persone che spariscono nel nulla. Poi arrivano magistratura e forze dell’ordine e si torna a respirare. Varie vicende si alternano sino all’11 novembre quando, svegliati dal rumore degli elicotteri che sorvolano il centro abitato a bassa quota, i cittadini capiscono che qualcosa sta accadendo. Poi il comunicato dei carabinieri del ROS che annuncia un’importante operazione ai danni della Sacra Corona Unita, fa il resto. “Se volete sapere quello che è successo ci vorranno due giorni”, esordisce il Procuratore Capo Cataldo Motta durante la conferenza stampa – e aggiunge: “La presenza del Vice Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri ci dà il segnale della dimensione di questa ordinanza che è stata eseguita stamattina”. Cataldo Motta era il capo degli “eroi” che avevano consentito, tanti anni fa, il ritorno alla tranquillità, per questo territorio. E questa indagine contro i boss pugliesi è nuovamente coordinata da lui.

L’indagine. I Carabinieri del ROS, guidati dal Colonnello Paolo Vincenzoni, e i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce, guidati dal Capitano Biagio Marro, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 26 persone. Altre 53 risultano indagate.  Alla complessa e delicata attività hanno anche partecipato i Carabinieri del Reparto Operativo coordinati dal Colonnello Saverio Lombardi e quelli della Compagnia di Campi Salentina agli ordini del Maggiore Nicola Fasciano. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Lecce, Carlo Cazzella, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, ha impiegato tre magistrati per il successo dell’operazione: Antonio Negro, Giuseppe Capoccia e Guglielmo Cataldi. I provvedimenti cautelari scaturiscono da due distinte indagini, condotte nel periodo 2008-2012 e riunite poi in un unico procedimento: l’ Indagine “Vortice” dei ROS e l’ Indagine “Déjà Vu” del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce. Epicentro del blitz, l’area a Nord della provincia di Lecce, soprattutto Squinzano. Gli indagati rispondono, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”, “introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra”, “tentato omicidio”, “estorsione”, “usura”, “esercizio abusivo di attività finanziaria”, “intestazione fittizia di beni”, “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale”, “falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico”, “abuso d’ufficio” e “corruzione per un atto d’ufficio”, molti dei quali in concorso tra i vari indagati ed “aggravati dalle modalità e finalità mafiose”. Nel corso dell’operazione è stato sottoposto a sequestro preventivo anche un immobile riconducibile ad uno degli arrestati. Le indagini hanno evidenziato un’evoluzione nei rapporti tra i clan storici della Scu. Con gli anni, infatti, i contrasti si sono attenuati al fine di fare affari.

Politica e Sacra Corona Unita. Al centro delle indagini sono finiti anche l’ex Sindaco di Squinzano e attuale Consigliere Comunale Giovanni Marra, la Presidente del Consiglio Comunale Fernanda Metrangolo e l’ex Comandante della Polizia Municipale Roberto Schipa. Marra è accusato di falso e abuso d’ufficio; la Metrangolo di corruzione e Schipa di falso. Marra e Metrangolo, fino a poco tempo fa, ricoprivano anche, rispettivamente, la carica di consigliere provinciale il primo e di assessore provinciale la seconda.   “La presenza di quattro magistrati, me compreso, fanno capire l’ampiezza e la rilevanza dell’operazione”, afferma Motta. “C’è un esperto in materia di Pubblica Amministrazione perché qui, tra le altre cose, ci sono anche i rapporti tra l’Amministrazione Comunale di Squinzano e il clan dei fratelli Pellegrino detto “Zu Peppu”.  I fratelli Antonio e Patrizio Pellegrino, figli dell’ergastolano Francesco sono, insieme a Sergio Notaro, i capi del sodalizio egemone sul territorio. Tutti e tre sono destinatari di un provvedimento cautelare che i Carabinieri non hanno potuto eseguire in quanto i Pellegrino si trovano in Germania e Notaro è fuggito all’arrivo dei Carabinieri.  L’altra figura centrale di questa storia è Carlo Marulli, figlio della Metrangolo e arrestato perché ritenuto componente dell’associazione mafiosa e anello di congiunzione tra questa e il mondo della politica. “Si tratta di fatti risalenti a qualche anno fa con un assetto del Comune diverso da quello attuale, o meglio in parte diverso da quello attuale, in quanto è cambiato il Sindaco ma il Consiglio Comunale è rimasto quello che era, presieduto da una persona vicina al clan Pellegrino, la signora Metrangolo”, continua il Procuratore. “Il figlio si chiama Carlo Marulli ed è stato arrestato per partecipazione alla Sacra Corona Unita. Marulli faceva il bello e cattivo tempo in Comune con il precedente Sindaco, ma lo fa anche con il nuovo Consiglio Comunale perché abbiamo una recentissima annotazione da parte della Compagnia di Campi Salentina. Il Maggiore Fasciano e il Comandante della Stazione si sono avveduti, in uno degli ultimi Consigli Comunali, di un atteggiamento intimidatorio da parte di Carlo Marulli che è stato anche denunciato dal Sindaco. Questo è accaduto pochi giorni fa. Un fatto che rende attuale questa situazione che emerge in maniera sistematica dagli atti”. Altro elemento importante scaturito dall’inchiesta è il ruolo di Gianni De Tommasi di Campi Salentina, leader dell’omonimo clan. Nonostante sia detenuto da diversi anni riesce a controllare le attività criminali del suo Paese grazie alla complicità della moglie e della figlia che si occupano del traffico di sostanze stupefacenti in concorso con Savary Cyril Cedric, altro elemento di spicco della Scu, dedito al traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana approvvigionati in Francia, tramite contatti con fornitori colombiani e spagnoli.

Inchiesta “vecchio stile” e parla anche un collaboratore di giustizia. “L’indagine inizia, o comunque si avvale nella fase iniziale”, spiega Motta, “anche di un episodio sorprendente: la concessione di un’abitazione da parte del Sindaco Marra ad Antonio Pellegrino. Questo episodio ci aveva lasciato perplessi considerata la difficoltà ad entrare nelle graduatorie dell’Istituto Autonomo Case Popolari. Ci era sembrato strano che Pellegrino avesse superato tutti in graduatoria e appena scarcerato avesse ottenuto questa casa. Si è poi scoperto che, in realtà, la possibilità di superare tutti in graduatoria era stata legata ad un accertamento da parte dell’allora Comandante della Polizia Municipale, Roberto Schipa, indagato in questo processo. La casa veniva assegnata sulla base di una relazione falsa del Comandante dei Vigili Urbani il quale certificava che la mamma di Pellegrino era malata di mente o comunque sofferente di disturbi psichici in cura al Centro Igiene Mentale, attestazione assolutamente falsa. E viveva, secondo questa relazione, con il figlio in condizioni antigieniche e disagiate, per cui era indispensabile che Pellegrino avesse una casa nuova. Questo consentiva al Sindaco, che riteniamo fosse bene a conoscenza di quale in effetti fosse la reale situazione e aveva requisito una delle case superando ogni graduatoria, di darla ad Antonio Pellegrino. Questo, verosimilmente, in base ad una conoscenza del personaggio e quindi ad una intimidazione ambientale. Questo episodio è stato una sorta di input iniziale alle indagini”. La Presidente del Consiglio Comunale, Fernanda Metrangolo, è accusata di corruzione. Si sarebbe “interessata”, nell’esercizio delle sue funzioni, affinchè il Consiglio Comunale riconoscesse tempestivamente, un debito fuori bilancio a una ditta di cui era titolare un suo nipote. Grazie a questo “interessamento”, secondo l’accusa, avrebbe percepito 2.409 euro, somma ottenuta con l’intermediazione del figlio al quale poi la somma era destinata. “La nuova amministrazione è condizionata dalla presenza, come Presidente del Consiglio, della Metrangolo e dalla possibilità che, attravero la mamma, Marulli continui a fare il bello e il cattivo tempo”, chiosa Motta, “non c’è un vantaggio diretto, c’è una sorta di pericolo di condizionamento. Ripeto, l’elezione della Metrangolo come Presidente del Consiglio Comunale è una sorta di perpetuazione della situazione pregressa”. Fondamentali, per la buona riuscita delle indagini, le dichiarazioni del collaboratore Ercole Penna, detto “Lino lu Biondu”. Quello che dice “dove ci sono i soldi c’è la Sacra Corona Unita”.

La mafia raccontata da dentro. Penna è considerato dalla Procura un collaboratore di giustizia serio e attendibile e, pur appartenendo alla zona di Mesagne, ha fornito interessanti indicazioni sull’area leccese.    “Per esempio, l’indicazione sulla possibilità che Marulli condizionasse il Consiglio Comunale passa anche attraverso la gestione della squadra di calcio, il Real Squinzano, della quale Marulli era presidente. Questa squadra, lo disse Penna già nel 2010, era effettivamente di proprietà dei Pellegrino. D’altronde, Carlo Marulli è strettamente legato ai Pellegrino da anni, svolge il ruolo di autista di Patrizio Pellegrino. Penna ha parlato di tante cose, ha parlato dei suoi rapporti con Patrizio Pellegrino che risalivano al 2006. Ha raccontato che Carlo Marulli è strettamente legato con l’amministrazione comunale. Anche l’incarico di Presidente del Real Squinzano gli è stato dato dai Pellegrino che sono i veri proprietari della squadra. E ha precisato che anche questa nomina a Presidente del Real Squinzano e l’interesse dei Pellegrino alla squadra rientra in quello che da qualche anno stiamo evidenziando per quanto riguarda la ricerca del consenso sociale da parte di questi gruppi”, dichiara il Procuratore Motta. E ancora. “I Pellegrino avevano interesse a che la gente avesse l’impressione di un territorio tranquillo, di un Paese tranquillo dove non accade nulla. Questo, Penna, lo ha raccontato espressamente paragonando, da persona intelligente qual è, questa situazione a quella di Mesagne dove, lo dico da tempo, c’è disponibilità. Ce ne accorgemmo già nel febbraio del 2011 quando si doveva eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Massimo Pasimeni e di sua moglie per un’estorsione. Massimo Pasimeni era la prima autorità di Mesagne. Il personale della Polizia di Stato di Mesagne si trovò alle tre di una notte di febbraio, nonostante non ci fosse una temperatura che consentisse di stare in strada, tutta la gente del centro storico di Mesagne che era uscita non per testimoniare la propria solidarietà alla Polizia di Stato, che doveva eseguire l’ordinanza, ma ai destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare con manifestazioni di affetto: «Non vi preoccupate, tornate presto, vi vogliamo bene, al cagnolino ci pensiamo noi, le piante le annaffiamo noi…». Penna dice che quello stesso rapporto hanno a cuore i Pellegrino”, sottolinea Motta. “Su Squinzano non accade nulla che i Pellegrino non vogliano”, si avvia a concludere il Procuratore Capo, “e il loro interesse è che la gente abbia l’impressione di avere tranquillità e di poter fare affidamento sull’organizzazione. È un aspetto piuttosto importante perché poi è il futuro con il quale ci dovremo confrontare e dal quale ci dovremo difendere. Penna ha ribadito di aver parlato con Antonio Pellegrino. Lui vuole che Squinzano sia tranquilla, che a Squinzano stiano tutti bene in modo da farsi apprezzare ed ottenere dal territorio il riconoscimento del loro ruolo”. L’ordinanza di custodia cautelare è lunga ben 359 pagine e il procuratore Motta l’ha sintetizzata durante la conferenza stampa. Ma nelle carte c’è molto altro: dal racconto della forza di assoggettamento e prevaricazione delle famiglie mafiose sulla vita dei cittadini, sino ai tentativi di corruzione e complicità  con abitanti e imprenditori.  Ora si attende, proprio dalla società civile, una reazione, una presa di consapevolezza, per tornare di nuovo a respirare, liberi da mafie e corruzione.

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