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Monete virtuali e grandi opportunità per i criminali

di Piero Innocenti il . Senza categoria

L’FBI è riuscita, pochi giorni fa, a penetrare ancora una volta in quello che viene indicato come il “lato oscuro del web” dove si commerciano, tra l’altro, armi e droga, arrestando 17 persone e chiudendo numerosi siti illegali. Si è trattato della conclusione della operazione “Onymous” ( letteralmente “non anonimo”), iniziata alcuni mesi fa e che ha interessato, con le autorità americane, le polizie di diversi Stati europei. Si parla di un giro di “affari” dell’ordine di alcuni milioni di dollari al mese. Tra le persone finite in carcere, il ventiseienne Blake Benthall che aveva riattivato un sito, Silk Road 2, chiuso, sempre dal FBI, agli inizi dell’anno con l’arresto del suo gestore Ross William Ulbricht accusato di traffico di droghe on line e riciclaggio. La novità di quella operazione era stata il sequestro di transazioni di bitcoin per circa tre milioni di dollari. Sempre a gennaio c.a. altre due persone erano finite in manette nell’ambito dell’inchiesta su Silk Road con l’accusa di riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico. Questi siti, una volta individuati e neutralizzati dalla polizia, si rigenerano nel giro di breve tempo e mutano le sembianze su altri server. E’ quello che era successo a Silk Road, diventato, pochi giorni dopo la chiusura di gennaio, Dread Pirate Roberts.

Un anno fa, pochi sapevano cosa fosse bitcoin. Pagare con questa moneta virtuale (esiste soltanto in rete), rende l’attività di contrasto alle attività criminali, già molto difficile in sé, decisamente più complessa. La caratteristica della non tracciabilità rende le valute digitali particolarmente appetibili per la criminalità nei vari traffici illeciti e per le operazioni di riciclaggio di denaro.

Il valore di un bitcoin è piuttosto oscillante. La quotazione media, in questo scorcio dell’anno, è di circa di 500 dollari ( nel 2013, punte fino a più di 1.000 dollari) che corrisponde, grosso modo ad una circolazione globale pari a circa 5 miliardi di dollari. Il valore di un bitcoin è interamente affidato alle leggi della domanda e dell’offerta. La moneta, creata nel 2009 da una persona che la letteratura su internet ha fatto risalire ad un anonimo che si sarebbe nascosto dietro lo pseudonimo giapponese Satoshi Nakamoto ( ancora sconosciuto) non è ovviamente su carta e non c’è, quindi, nessuna banca centrale che la emetta o presso la quale si possa depositare. La moneta è riconosciuta dal semplice fatto che un numero indeterminato di persone accettano di usarla come tale. I bitcoin sono “coniati”, con un limite di liquidità programmata (21milioni entro il 2033) dai “miners” (minatori), operatori on line, attraverso una complessa procedura matematica del computer personale con la possibilità di trasferirli attraverso internet e in cambio di una “fee” (remunerazione), a chiunque disponga di un indirizzo bitcoin. Al di là dei problemi, non irrilevanti, connessi ad una moneta che non ha, come accennato, nessuna stabilità, va anche segnalato che i cyber criminali sono sempre in agguato e i furti di bitcoin dai “wallet” (portafogli) presenti sul web sono notevoli. Appena pochi mesi fa, BIPS, un gestore di servizi finanziari, aveva denunciato una sottrazione di bitcoin, pari a circa 775 mila euro ( alcune migliaia gli utenti coinvolti), per una smagliatura nel sistema di sicurezza.

Recentemente, anche la stampa italiana ha dedicato maggiore attenzione ai bitcoin e non è da escludere che presto si possa vedere, anche da noi, come in molti esercizi commerciali americani, annunci esposti in qualche vetrina: “i bitcoin sono accettati in questo negozio”. E’ un dato di fatto che già a gennaio 2014, anche in Italia, diversi esercizi commerciali li hanno adottati come emerge sul sito coinmap.org ( a Milano sono già otto “pionieri” che accettano bitcoin).Questa smania di denaro virtuale ha determinato presto le imitazioni. Sono nate, così, nel 2011, la Litecoin, quindi la Worldcoin, Namecoin, Hobonickels e, negli ultimi mesi, Gridcoin, Fireflycoin, Zeuscoin, Annoncoin e persino Sexcoin. Oggi si contano almeno una ottantina di queste “cripto monete”.La loro molteplicità ha consentito di creare un “exchange”: Cryptsy è un mercato nel quale vengono negoziate molte di queste valute digitali. Per verificare, poi, che le transazioni in bitcoin siano valide e autentiche, si sta perfezionando una sorta di registro (blockchain) che attraverso calcoli matematici darebbe questa garanzia conservando traccia di tutte le operazioni effettuate. Prevedibili le infiltrazioni della grande criminalità per operazioni di riciclaggio anche in ambito europeo come la recentissima operazione del FBI ha messo in luce.

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