Catania, l’orchestra “Falcone e Borsellino” e le ragioni dei bambini
L’Appello// –L’Orchestra Falcone Borsellino ha conquistato il cuore e l’intelligenza dei bambini di San Cristoforo. Le loro famiglie hanno aderito a un codice di regole basato sulla collaborazione reciproca e la legalità. Ma tutto questo non avrebbe senso se la scuola si spostasse dal quartiere, anche solo di un chilometro. La vita e le necessità di questi bambini sono profondamente legate al quartiere: dagli spostamenti, sempre a piedi e senza adulti, alla difficoltà di trasportare gli strumenti. Ma ciò che più conta è il ruolo rivoluzionario che essi svolgono nel quartiere, dando visibilità e insegnamento silente ai propri coabitanti, coetanei e non, di un riscatto possibile ed alto, di un impegno nella legalità attraverso la cultura, di un’etica delle pari opportunità, di una composta ma convinta lotta al degrado e alla devianza. Per questo La città invisibile, che non dispone di risorse economiche per affittare una sede, ha chiesto aiuto alle istituzioni con la richiesta dei locali del Centro Midulla.
Il comune di Catania dovrebbe capire che soddisfacendo questa richiesta non farebbe un favore alla Fondazione (che a S.Cristoforo sostiene la battaglia pacifica e civile dei propri piccoli allievi) ma darebbe semplicemente risposta a un diritto negato. Il diritto di un quartiere fragile e abbandonato dallo Stato di ricevere attenzione e ascolto. Il diritto dei minori di S.Cristoforo, dove si registra il più alto tasso di dispersione scolastica e analfabetismo di Catania (prima, a sua volta, in questa tragica classifica in Italia) a godere di pari opportunità di crescita culturale e morale. Senza doversi spostare in altri luoghi, “perbene” e quindi più attrezzati, lasciandosi dietro con indifferenza l’imbarbarimento delle strade e degli spazi pubblici in cui vivono. Le istituzioni dovrebbero capire che il loro accanimento nella decisione di non spostarsi in posti distanti è già una vittoria: la vittoria di chi è disposto a perdere la cosa più importante che ha, in questo caso la musica, pur di non dismettere una collettiva responsabilità verso il proprio quartiere, cioè verso gli altri bambini e le altre famiglie del posto. Perché, come dicono questi bambini: o si è felici tutti o non lo sarà nessuno.
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