Dopo “Contromafie” ripartire con freschezza
L’entropia è una grandezza fisica, indice di disordine, che si mantiene in costante crescita, fin quando non si raggiunge l’equilibrio. Un equilibrio disordinato, dove ognuno trova da sé il luogo in cui stare, anzi, sa da che parte stare, senza subire costrizioni di alcun genere dall’esterno. Associo questo disordine positivo allo scorazzare dei bambini che giocavano a Calcio Sociale durante la nostra permanenza nelle strutture di Corviale, in occasione di GiovaniContromafie; quegli stessi bambini a cui, noi grandi, dobbiamo una risposta di rispetto e gliela daremo quanto prima si spera, lavorando ogni giorno per quello. Probabilmente l’entropia è la causa per la quale ogni volta che si chiudono i bagagli al termine di un viaggio si ha sempre difficoltà a farci stare tutto dentro. In realtà forse ci si concede minore accuratezza nel compiere il triste rito della chiusura dei bagagli, ci si riserva sempre troppo poco tempo, perché si preferisce non perdere un attimo del viaggio, ed evitare che ci sfuggano emozioni, sospiri e parole che chissà quando si rivivranno. Io ho avuto difficoltà perché ho provato a metterci dentro qualcosa di ognuno di quei trecento ragazzi che erano con me a Corviale.
Ammetto anche d’aver provato a mettere dentro qualcuno per intero, perché le corde che ci uniscono sono difficili da slegare e perché so bene quale sarebbe il vantaggio ad avere persone così competenti nel mio territorio. Però l’Italia è grande, e ogni centimetro quadrato di questo paese ha bisogno di Libera, soprattutto dei giovani che spesso sono custodi di grandi serbatoi di energie che vanno spese nelle campagne e nei progetti. E allora, conscio di ciò, è stato più facile chiudere lo zaino, sebbene ci abbia riposto dentro tante immagini, tante parole, messaggi chiari che non possono essere equivocati. E di una cosa son certo: nulla sarà più come prima. Come un uovo che cade, rompendosi, aumenta il disordine e l’entropia, e non sarà più come prima, così anche noi dobbiamo correre in questa direzione, accelerare e scombinare cattive trame e relazioni tossiche che zavorrano il nostro futuro, verso un nuovo equilibrio. Questa analisi dopo vent’anni ci ha fatto capire che qualcosa stava andando storto: perfino gli anni di piombo si sono conclusi dopo un paio di decenni. Ma le mafie esistono ancora, son vecchie tanto quanto il nostro paese. Adesso però sono giunti tempi nuovi: è necessario accelerare, mettere la quinta, come nelle auto che ci hanno riportato a casa. Ma attenzione a non sbagliare strada ancora una volta: non ce lo possiamo più permettere. Prendiamo il manifesto degli Stati generali dell’antimafia come una mappa, o come un navigatore satellitare: il confronto con le altre generazioni non mancherà, hanno sicuramente più esperienza. Ma forse noi sapremo essere più spericolati. O quanto meno ce lo auguriamo se vogliamo portare a casa questo risultato. Quello che sicuramente vogliamo è che non ci siano divisioni, che il noi sia un uno, anche nelle difficoltà.
In tanti mi hanno detto di essersi sentiti inadeguati dopo Contromafie: non siete soli, non siamo soli in questa dura battaglia. Abbiamo le carte giuste per poter vincere e il vento della giustizia e della legalità comincerà a soffiare per il verso giusto. Una leggenda vuole che il serpentone di Corviale arresti l’avanzata del Ponentino su Roma: non so confermare né smentire questo mito, ma se così fosse spero che la freschezza che vogliamo portare in Libera sia arrivata anche nella capitale: sicuramente Corviale darà la spinta giusta a questa freschezza, non bloccherà il suo avvento, alla ricerca dell’equilibrio disordinato in un paese, ancora per poco, irrigidito e costretto da mafie e corruzione. Raccogliamo l’invito a far ripartire il futuro, soprattutto da scuole e università. Se è vero che le mafie temono più la scuola della giustizia e che l’istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa, allora non lasciamo che i luoghi della formazione vengano insultati e offesi con atti di corruzione e di cieca incoscienza. Liberiamo i nostri templi della sapienza da chi non é saggio e facciamo sì che vengano insegnati nuovi linguaggi, con meno kappa e abbreviazioni ma con più legalità, responsabilità, uguaglianza e giustizia sociale.
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