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Al via la nuova campagna di “Riparte il futuro” sulle università: rompiamo il muro del silenzio e dell’omertà

di Leonardo Ferrante il . L'analisi

La lotta alla corruzione non è una politica per le buone coscienze, ma certamente è anzitutto un problema di coscienza. Può infatti capitare a tutti di trovarci nel “dilemma etico”, come direbbero gli esperti, di accettare o meno certe pratiche. In soldoni, può capitare di trovarci a quel bivio che ci fa dire: “Partecipo, ma ne resto incastrato per sempre, oppure ne sto fuori, salvo l’anima, ma stasera pane e acqua?”.  In tempi di crisi, come lo sono i presenti, diventa davvero molto difficile rinunciare ad esempio a opportunità di lavoro ribadendo il no a procedure non trasparenti, a pratiche scorrette, a scorciatoie, favoritismi, nepotismi. Eppure dobbiamo ricominciare da qui: rompendo il muro del silenzio e dell’omertà che ci rende complici di un sistema strozzato da corruzioni e mafie. Whisltleblowing, direbbero gli inglesi. E non è un caso che Libera e Gruppo Abele ormai da mesi hanno fatto di questa pratica un loro impegno politico. Prima in Europa, tramite Restarting the future (www.restartingthefuture.eu), chiedendo ai 28 Paesi dell’Unione di dotarsi ovunque di una politica efficace, grazie a una direttiva europea. Oggi nelle università pubbliche italiane, a cui chiediamo di fare la propria parte con la nostra petizione lanciata in occasione di Contromafie e alla presenza del presidente Anac Raffaele Cantone

Perché se è vero che esiste una legge nazionale che riconosce il whistleblowing, contenuta nella legge Severino, è anche vero che non è sufficiente in quanto non delinea procedure, garanzie, metodi, tutele. Avere una legge imprecisa sul whistleblowing è come non averla, perché chi segnala un episodio illegale a cui assiste vive un profondo turbamento, che necessita accompagnamento da un lato e certezza delle tutele dall’altro.  Se alla società civile spetta fare cultura, informazione e accoglienza di questi casi, alle istituzioni pubbliche, come lo sono appunto gli Atenei italiani, compete garantire le massime forme di tutela e la migliore chiarezza nei processi di segnalazione e nelle tutele. Ecco quello che chiediamo ai rettori: di dotarsi dei migliori sistemi di whistleblowing e di porsi in dialogo con l’Autorità nazionale anticorruzione guidata Cantone, da poco anche Authority atta a raccogliere tutte le segnalazioni.

Sono convinto che se saremo in tanti a raccontare illeciti ci ritroveremo presto in un mondo in cui non abbiamo bisogno di loro, cioè dei corrotti. Loro vogliono soprattutto convincersi e convincerci che sono necessari. Ahimé molto spesso siamo noi stessi i primi a riconoscere loro questo potere, che in realtà è un’enorme menzogna. Questa menzogna, cioè del considerarsi importanti, unisce i corrotti ai mafiosi. Entrambe le categorie giocano sul potere delegato e sul consenso interessato. Ma in realtà potremmo facilmente fare a meno di loro, se cominciassimo a credere sul serio proprio che non servono a un tubo e che i patti con loro sono perduti in partenza.

Rompiamo quindi il silenzio complice, molto spesso una vera e propria omertà, e segnaliamo ogni episodio illecito riportandolo alle istituzioni competenti. Io, quando ho potuto, l’ho fatto. Come cominciare? Firmando su www.riparteilfuturo.it. E’ il primo passo per metterci insieme e generare cambiamento. Possiamo già contare su molte associazioni che sono con noi in questa battaglia: Cgil, Cittadinanzattiva, LINK Coordinamento universitario, Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza, Forum Nazionale Giovani, Centro Iniziativa Democratica Insegnanti, Movimento Studenti di Azione Cattolica e Federazione Universitaria Cattolica Italiana.

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Leonardo Ferrante

Leonardo Ferrante, referente scientifico di Riparte il futuro. Operatore del Gruppo Abele, collabora anche con la rete “Illuminiamo la salute” e con il Master in Analisi, Prevenzione e Contrasto della criminalità organizzata e della corruzione dell’Università di Pisa, di cui è stato project manager per l’a.a. 2011-12.

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