A Palermo consegnati 530 beni confiscati
ANSA LEGALITA’ – Sono 530 i beni confiscati in Sicilia assegnati dal direttore dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, Umberto Postiglione, oggi a Palermo. Di questi, 285 immobili sono stati destinati a diverse forze dell’ordine. La cerimonia di consegna si è svolta all’Hotel San Paolo Palace, alla presenza del ministro dell’Interno, Angelino Alfano e del Procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti. “I beni della mafia vengono dati a coloro i quali combattono la mafia. Oggi centinaia di beni da noi confiscati sono dati proprio alle forze dell’ordine oltre che alle cooperative e alle attività non lucrative che si occupano di agricoltura e di altri servizi”, sottolinea Alfano.
“Il momento più alto della vittoria dello Stato sulla criminalità mafiosa – dice Roberti – è quello in cui i beni vengono sottratti ai mafiosi e restituiti con piena funzionalità alla società”. I beni consegnati oggi si trovano a Palermo ma anche nella provincia, nei Comuni di Isola Delle Femmine, Bagheria, Villabate, Vicari, Trabia, Baucina, Monreale, Caccamo, Borgetto, Terrasini, Trappeto, Torretta, e poi anche a Canicattì (Ag), e a Castelvetrano e Marsala, nel Trapanese.
La maggior parte dei beni assegnati nel Palermitano sono stati confiscati ai costruttori Giovanni Ienna, Vincenzo Piazza e Salvatore Sansone, quest’ultimo ritenuto vicino al boss Riina. Tra i beni assegnati al sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, vi sono due edifici di 30mila metri quadrati in via La Malfa, da destinare all’intero comando della Polizia municipale. A questi, si aggiungono 56 appartamenti, di cui 36 in affitto e 20 liberi, che “garantiscono canoni che superano i 500 mila euro l’anno i cui proventi il Comune dovrà reinvestire nel sociale”. Inoltre, 49 immobili e magazzini sono stati assegnati al presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, per la realizzazione di un archivio. Questi beni si trovano in via Alias, e sono stati confiscati a Salvatore Sansone.
Nel corso della cerimonia sono stati consegnati a Domenico Lombardo, presidente della cooperativa “Terramia”, costituita da ex lavoratori della fallita gruppo 6 Gdo di Castelvetrano, strumenti e attrezzature per l’imbottigliamento dell’olio di oliva e per la stagionatura dei formaggi. “Siamo partiti investendo la nostra mobilità lavorativa – spiega Franco La Rosa, responsabile delle vendite e nipote del parroco di Brancaccio, don Puglisi, ucciso da cosa nostra – a breve chiederemo un finanziamento per il fondo a disposizione delle start up tramite Legacoop che ha sposato il nostro progetto. Il nome ‘Terramia’ lo abbiamo scelto con la speranza che sia un segno per non andare via dalla Sicilia”. “Da domani inizieremo a pulire lo stabilimento, il nostro sogno è poter assumere gli altri 200 dipendenti della Gdo che lavoravano con noi – aggiunge il presidente della cooperativa Lombardo – Le rivoluzioni nella società civile hanno bisogno di tempo, ma quel tempo a Castelvetrano è iniziato”.
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