Giornalista a giudizio per aver “offeso” mafioso. I colleghi: “Noi stiamo con il nostro direttore Rino Giacalone”
La vicenda ha dei contorni paradossali ma vogliamo raccontarvela lo stesso come abbiamo fatto per tutti gli altri processi, specie per quelli di mafia e di commistione tra politica e affari sporchi, che si sono celebrati nelle aule giudiziarie. Stavolta, però, davanti il giudice non ci sarà il solito mafioso o politico corrotto, ma il nostro direttore Rino Giacalone, giornalista di provincia (così ama definirsi lui) e collaboratore di diverse quotidiani, da molti anni impegnato a raccontarci le cronache e le storie di mafia in provincia di Trapani con coraggio e serietà. Ebbene, certe volte accade in modo nettamente triste che le parti vengono invertite.
L’accusa arriva direttamente dalla moglie del boss mazarese Mariano Agate, perché risentita dalle parole di Rino a riguardo della “reputazione” del marito defunto. Anche il Pubblico Ministero, dopo aver concluso le indagini preliminari, ha ritenuto corretto citare direttamente a giudizio il giornalista per il reato all’art.595 del codice penale (diffamazione) nei confronti del boss.
In effetti, Don Mariano, non era un mafioso qualunque, era un boss di tutto rispetto. Di lui si trova traccia in tantissimi delitti trapanesi da quello legato al giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, a quello di Mauro Rostagno, ma anche nell’uccisione del Sindaco di Castelvetrano Vito Lipari e nelle stragi di Capaci e in altre parti d’Italia. Ma Don Mariano non aveva solamente la “reputazione” di spietato capo di Cosa Nostra nel Trapanese, era considerato anche un abile trafficante internazionale di droga, riuscendo persino a stringere patti con la ‘ndrangheta. Insomma, in effetti non era uno qualunque, la sua “reputazione” se l’è costruita per benino, un vero uomo d’onore si potrebbe definire in Sicilia.
Adesso toccherà a Rino rispondere dinanzi al giudice dell’accusa di aver offeso la “reputazione” del boss Mariano Agate per un articolo pubblicato sul blog Malitalia all’interno del quale il boss veniva definito “un gran bel pezzo di merda”, un po’ come faceva Peppino Impastato contro i vari Badalamenti di Cinisi con la sua Radio Aut. Noi immaginiamo già il processo, e ci chiediamo se risulterà più imbarazzante per Rino o per il giudice spiegare in che termini è stata offesa la reputazione di uno mafioso che nel corso della sua vita faceva parte, e in certi casi si è reso complice, di Cosa Nostra, l’organizzazione che ordinò ed eseguì l’uccisione del giornalista Rostagno e del Giudice Ciaccio Montalto?
Comunque andranno le cose la nostra Redazione e tutti i nostri Collaboratori sottoscrivono in pieno quanto affermato da Rino Giacalone che si tratta “di un pezzo di merda” all’interno della più grande “Montagna di Merda” che è Cosa Nostra.
* Firmatari
Simona De Simone
Eros Bonomo
Eva Calvaruso
Lidia Milazzo
Marcello Contento
Flavia Sannasardo
Federica Vicari
Gloria Blunda
Angelo Milazzo
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