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Forze dell’ordine e risorse economiche

di Piero Innocenti il . Senza categoria

Difficile dare torto a quanti, sindacati di polizia, rappresentanti istituzionali e politici di varia estrazione, sostengono (alcuni da tempo, altri solo di recente) la necessità di rivedere il sistema della sicurezza in Italia, in quanto composto da troppe forze, militari e civili (ciascuna delle quali si comporta come una tribù, con propri capi, totem, riti, sacralità). Ci saranno ostacoli forse insormontabili – e comunque non credo superabili nell’immediato – per chi volesse rielaborare un quadro razionale complessivo della sicurezza, perché forzare le resistenze di alcuni settori potrebbe risultare straordinariamente complicato e controproducente.

Oggi, nel nostro paese, l’intero sistema dell’amministrazione della pubblica sicurezza vede nel Ministro dell’Interno il responsabile della tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. In questa veste, egli è Autorità nazionale di pubblica sicurezza e presiede il Comitato Nazionale dell’Ordine della Sicurezza Pubblica, organo di consulenza su questioni di carattere generale e sull’ordinamento delle forze di polizia. Il Ministro espleta tali funzioni avvalendosi dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, le cui funzioni sono esercitate in periferia dalle autorità provinciali (prefetti e questori), dalle autorità locali ( i funzionari dirigenti i Commissariati di p.s. nei Comuni o dai Sindaci, nei casi in cui non siano istituiti i Commissariati) e dalle persone che, in virtù di leggi, hanno la qualifica di ufficiali e agenti di p.s. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, poi, al cui vertice troviamo il Capo della Polizia – Direttore Generale della P.S., è articolato in uffici e direzioni centrali ( alcune a composizione interforze, come l’Ufficio Coordinamento e Pianificazione, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ecc..) tra cui quelle della polizia criminale, della polizia di prevenzione, degli istituti di istruzione, delle cosiddette “specialità” (polizia stradale, ferroviaria, postale e delle comunicazioni, dell’immigrazione e della polizia delle frontiere ecc..) A livello territoriale troviamo, poi, le Questure che sono “uffici provinciali per l’esercizio (..) delle funzioni del Questore e per l’assolvimento, nel medesimo territorio, dei compiti istituzionali della Polizia di Stato”. Ci sono, inoltre, diversi altri uffici periferici, alle dipendenze del dipartimento, per le esigenze locali di polizia stradale, ferroviaria, postale, reparti di prevenzione crimine e istituti di istruzione, i cui responsabili hanno un generico obbligo di riferire, con tempestività, al Questore “..su quanto comunque abbia attinenza con l’ordine e la sicurezza pubblica (art.4 DPR 22 marzo 2001 n°208). Obbligo che vale anche per i comandanti locali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza (L.121/1981) che, in generale, viene assolto non direttamente, ma con il “filtro” dei rispettivi comandanti provinciali. I dirigenti delle “specialità” nel contesto provinciale non hanno un vincolo gerarchico diretto con il Questore e possono concorrere al mantenimento dei servizi di ordine e di sicurezza pubblica solo nell’ambito dei compiti inerenti alla “specialità” e secondo le disposizioni del Dipartimento. Quando si afferma che il Questore è il “capo” della Polizia di Stato nella provincia, si fa un’affermazione lontana dalla realtà. Un “capo” che non può disporre direttamente, per le esigenze istituzionali, dei poliziotti che prestano servizio nello stesso contesto provinciale e che può farlo solo tramite il Prefetto, che richiede il concorso al Dipartimento o, in casi eccezionali di necessità e urgenza, ai dirigenti degli uffici di specialità regionali, è un …non “capo”.

Insomma, se è vero che c’è un gran bisogno di razionalizzare l’intero sistema della sicurezza ( negli ultimi giorni lo stesso presidente Renzi, in un incontro con i sindacati di polizia e i cocer dei carabinieri e della finanza, ha di nuovo dichiarato che sono troppi cinque corpi), evitando sprechi e sovrapposizioni, definendo bene funzioni e ambiti territoriali di polizia di stato e carabinieri ( le due forze di polizia in cui confluirebbero, secondo notizie ufficiose, rispettivamente, polizia penitenziaria, corpo forestale e guardia di finanza), è altrettanto vero che sarebbe un bel passo avanti, intanto, “accorpare”, nel contesto delle Questure, i vari segmenti specialistici della Polizia di Stato che, naturalmente, dovrebbero conservare il settore di specializzazione, ma nel contesto di un ufficio provinciale di polizia, la questura appunto. Ciò consentirebbe il recupero di personale (si pensi agli addetti alla sala radio, alla vigilanza degli immobili…), la soppressione dei superflui uffici regionali di specialità (i Compartimenti della Stradale, della Ferroviaria, della Postale), il risparmio di denaro pubblico (affitti e manutenzioni in stabili privati e demaniali), una maggiore prevenzione nel controllo del territorio e un unico “centro” funzionale decisionale, con una più salda struttura gerarchica, cui attribuire le connesse responsabilità.

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