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“La schedatura” dei migranti e la politica della paura

di Piero Innocenti il . Senza categoria

Che ci fossero problemi nelle attività di identificazione e di foto-segnalamento dei migranti soccorsi/sbarcati nel 2014 ( oltre 140mila al 28 settembre) era cosa ben nota in tutte le questure italiane interessate dalla “emergenza immigrazione”. Impossibile, con le risorse disponibili, da parte degli addetti alla Polizia scientifica, adempiere a questa operazione. Sarebbero stati necessari molti più specialisti della polizia, per attivare posti di foto segnalamento mobili in tutti i porti in cui sono approdate le navi. Anche la c.d “preidentificazione” a bordo delle navi della Marina Militare è stata difficoltosa per la presenza massiccia di migranti, a volte in numero molto superiore a quello dello stesso equipaggio, fatto che avrebbe potuto creare situazioni di insicurezza a bordo. Che fossero “ridotte” le attività di “schedatura” rispetto al numero dei migranti tratti in salvo, dunque, era cosa già nota da mesi nell’ambiente della polizia ed era stato lo stesso Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato a rilevarlo ufficialmente (con una nota dell’8 agosto 2014), pur cercando di “supportare”, con risorse umane e strumentali, i gabinetti provinciali di polizia scientifica in affanno presso le diverse questure. C’era, quindi, da aspettarsela la “bacchettata” dell’UE, che si è accorta come il numero dei migranti identificati ed inseriti nel sistema Eurodac (banca dati in cui vengono inserite anche le impronte digitali) era di gran lunga inferiore a quello delle persone effettivamente sbarcate e di cui si dava notizia sui giornali. Questa “tirata d’orecchie” ha indotto il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno a diramare, tre giorni fa, una circolare ai questori (firmata dal Vice Capo della Polizia Marangoni), contenente indicazioni operative su alcuni aspetti della situazione migratoria, nella quale si esordisce subito con la “..grande preoccupazione in ambito nazionale ed europeo..” collegata allo straordinario afflusso di oltre 130mila migranti ..” ( che in realtà erano già 140mila).

Che sia importante, in linea generale, identificare una persona è fuori discussione, tanto più quando tale momento è collegato ad operazioni migratorie così consistenti e in una fase storica caratterizzata dai tragici eventi che stanno investendo diversi paesi africani e del Medio Oriente, anche se qualche giornale (cfr. l’Avvenire del 28 settembre scorso), ha evidenziato “perplessità contro le schedature”. Si potrebbe discuterne, ma, in realtà, a prescindere dalla identificazione che avviene esibendo un documento o, più in generale, dalla inesistenza di motivi di dubbio sulla identità dichiarata dalla persona, la sottoposizione ai rilievi foto dattiloscopici e segnaletici dello straniero ( sul conto del quale vi siano dubbi sulla identità personale) è già prevista dall’art.6 comma 4 del Testo Unico sull’Immigrazione (TUI) che amplia la previsione normativa del “vecchio” ( perché del 1931) articolo 4 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), dall’articolo 11 del decreto legge 21 marzo 1978, n.59 ( convertito dalla legge 18 maggio 1978 n.191) e dall’art. 349 del c.p.p.(“Identificazione della persona nei cui confronti vengono svolte le indagini e di altre persone”). Il rifiuto alla sottoposizione al rilevamento delle impronte può integrare la violazione al citato art.4 del TULPS ( arresto fino ad un mese o ammenda fino a 206 euro) o quelle degli articoli 650 e 651 del codice penale ( anche in queste ipotesi è prevista la pena dell’ arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro). Qualche perplessità suscita, a mio parere, il richiamo all’ ”uso della forza, se necessario”, per acquisire foto e impronte dello straniero, dichiarato nel volantino multilingue che dovrà essere consegnato, secondo le indicazioni della circolare citata, a ciascun migrante, “sollecitato” in tal modo a collaborare con le autorità italiane. A gente soccorsa in mezzo al mare, già sconvolta, impaurita, in molti casi malmenata dai trafficanti, consegnare un foglio di carta in cui si prospetta altra possibile violenza statale se non collabora, mi pare decisamente fuori luogo.

Opportuno, invece, il richiamo della circolare ai questori sulla possibilità di verificare le condizioni che prevedono il rilascio agli stranieri di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, previsto dall’articolo 5 comma 6 del TUI. Quanti questori lo hanno fatto sino ad oggi?

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