Trapani, Dia confisca beni a sorella e cognato di Matteo Messina Denaro
Ancora una confisca al patrimonio del boss Matteo Messina Denaro. La Direzione Investigativa Antimafia ha messo i sigilli ai beni intestati alla sorella del capo mafia latitante trapanese, Anna Patrizia e al marito di questa, Vincenzo Panicola, entrambi detenuti per associazione mafiosa. Il provvedimento di confisca segue il decreto di sequestro, emesso a carico di Panicola nel gennaio 2013. La relativa proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale nei suoi confronti era stata avanzata dal Procuratore della Repubblica di Palermo, avvalendosi delle indagini patrimoniali delegate alla Sezione Operativa Dia di Trapani. Così oggi al termine della relativa udienza camerale, il Tribunale di Trapani-Sezione M.P con questo provvedimento ha disposto nei confronti del cognato del boss la misura della sorveglianza speciale, con obbligo di dimora nel luogo di residenza, per la durata di anni tre e la confisca del patrimonio. Come le precedenti operazioni, anche questa, mira a fare terra bruciata intorno al boss Messina Denaro, a colpirlo nella disponibilità dei beni in maniera definitiva, in attesa di porre fine alla sua latitanza.
Chi è Vincenzo Panicola. Imprenditore di Castelvetrano (Tp), marito di Anna Patrizia, sorella del boss Messina Denaro. Prima della sua detenzione ha operato nei settori della manutenzione di impianti di produzione, installazione, distribuzione e utilizzo dell’energia elettrica; delle costruzioni edili e stradali; dei lavori di pulizia in genere. Con la società Vieffegi Service SrL, oggetto anch’essa dell’odierna confisca, Panicola prestava la sua attività di pulizia all’interno del Centro Commerciale “Belicittà” di Castelvetrano (Tp), appartenente al gruppo imprenditoriale della holding “Gruppo 6Gdo SrL” del noto imprenditore di Castelvetrano (TP) Giuseppe Grigoli, condannato in primo e secondo grado per concorso in associazione mafiosa, ritenuto prestanome del boss Matteo Messina Denaro. Oggi a Trapani è in arrivo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per l’ufficializzazione del passaggio di questo bene confiscato alla gestione legale. Dopo la messa sotto accusa dell’amministratore giudiziario, infatti, l’ex centro commerciale del boss rinasce sotto il marchio Sisa con il nome di “Le Egadi”. 40 i lavoratori che torneranno già al lavoro, altri sono in attesa di sapere sul loro futuro. Vincenzo Panicola, è ritenuto responsabile – ricorda la Dia nella richiesta di confisca – insieme al cognato latitante Messina Denaro e a Filippo Guttadauro, Leonardo Bonafede e Franco Luppino di associazione a delinquere di stampo mafioso, come componenti del mandamento di Castelvetrano: controllo delle attività economiche, copertura del latitante numero uno di Cosa nostra e altri reati. Unitamente alle società, sotto confisca anche un’autovettura, alcuni rapporti bancari ed altro, per un valore di centinaia di migliaia di euro.
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