Operazione “Tritone” (Frontex plus) nel Mediterraneo
Dunque, si chiamerà “Tritone” (“ the messenger god of the sea” ossia “Dio messaggero del mare”), l’operazione congiunta che inizierà dal primo novembre 2014 nel Mediterraneo Centrale per le finalità proprie dell’agenzia europea Frontex. La decisione, alla fine, è stata presa in occasione della ennesima riunione con funzionari di Frontex, tenutasi a Roma, il 24 settembre, presso la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere. Scompare quella locuzione di Frontex plus, diverse volte citata, con molta enfasi, dallo stesso ministro dell’interno Alfano, che, in realtà, ricordava più un antibiotico che un’operazione di pattugliamento in mare. Alla “proposta italiana”, avanzata a fine agosto a Bruxelles da Alfano, nell’incontro con il Commissario Malmstrom, frutto di una serie di riunioni tecniche svoltesi alcuni giorni prima a Varsavia e a Roma, aveva fatto seguito una articolata “proposta frontex”, oggetto di esame da parte italiana.
Non staremo a ripetere quanto sia delicata e complessa la questione dell’immigrazione via mare dalle coste nord africane, in particolare dalla Libia (paese, come noto, sconvolto da una guerra civile in atto) verso le nostre ( mentre scriviamo siamo a 140mila migranti/profughi sbarcati nel 2014 e le previsioni sono di forte preoccupazione). Il 5 settembre scorso vi era stata una ulteriore riunione (tecnica) romana con Frontex, per precisare i dettagli di quella che deve essere una soluzione condivisa. Frontex aveva proposto un “rinforzo” del dispositivo già impiegato nella operazione Hermes 2014, in fase di svolgimento ed il cui costo mensile è di circa 1.200.000 euro, con un aereo, un elicottero, una motonave e quattro team di esperti dell’agenzia per le interviste ai migranti. Hermes ed il suo prolungamento sino al 31 ottobre c.a. Dal primo novembre, in alternativa, poteva prendere avvio l’operazione congiunta “Tritone” (due aerei, un elicottero, due motonavi, due imbarcazioni leggere, sette team di esperti dell’agenzia), purché si trovassero i fondi europei necessari ( 2.300.000 euro al mese) con la partecipazione di altri paesi dell’UE (per ora Spagna, Francia e Germania). Per il momento sembra rimandata la “chiusura” di Mare Nostrum che, come noto, è nata come operazione umanitaria di soccorso e salvataggio in mare dei profughi. Ci saranno da superare, comunque, incomprensioni e gelosie ( che permangono da quando, nell’ottobre 2013, iniziò Mare Nostrum) assumendosi anche grossissime responsabilità politiche se si deciderà di mettere da parte la Marina Militare italiana che ha fornito uno straordinario contributo nel salvataggio di decine di migliaia di persone. Impensabile, infatti, solo con “Tritone”, ritenere di poter controllare l’area di frontiera marina individuata, più a ridosso delle nostre coste, con quei pochi mezzi indicati nella proposta e con un pattugliamento ridotto nelle 24 ore. Resta sempre aperta la questione dell’accoglienza in territorio europeo, fatto sul quale ci sono ancora molte ipocrisie e sordità.
Oggi, come noto, chi ha fatto domanda di asilo resta nel primo Stato dell’UE secondo il Regolamento Dublino II sulla cui sospensione temporanea, richiesta dal ministro Alfano, il Commissario Malmstrom, peraltro a fine mandato, ha espresso l’impossibilità di attuarla in considerazione della recente applicazione dello stesso ma, soprattutto, per la contrarietà di molti Stati membri. Risposta negativa anche alla richiesta di facilitazione nelle procedure di ricongiungimento familiare per i richiedenti asilo. Continuano, intanto, i naufragi con decine di morti nel Mediterraneo in un clima di disattenzione politica generale sempre più mortificante.
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