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Emilia – Romagna, sequestrati beni a cosche della ‘ndrangheta

di Federico Lacche il . Emilia-Romagna

di Federico Lacche //- La Direzione investigativa antimafia di Firenze ha messo i sigilli a terreni, immobili, società, aziende e automezzi per l’edilizia riconducibili ai fratelli Sarcone e dislocati tra Reggio, Perugia e Crotone. Beni per 5 milioni di euro che, in Emilia-Romagna, hanno riguardato comuni di Reggio Emilia, Montecchio Emilia, Vezzano sul Crostolo e Bibbiano. Secondo gli gli investigatori, i Sarcone sarebbero i referenti emiliani del boss Nicolino Grande Aracri detto “Manuzza” e per conto della ‘ndrina controllerebbero diverse attività sparse lungo la via Emilia. Stefano Buselli, dirigente della Polizia di Stato e capo del centro operativo della Dia di Firenze, spiega l’operazione che ha portato ai sequestri nel reggiano e in provincia di Perugia.

Il sequestro arriva a pochissimi giorni di distanza dalla polemica scatenata da una video inchiesta in cui il sindaco di Brescello, feudo dei Grande Aracri, definiva il boss del paese, Francesco Grande Aracri, una persona educata e tranquilla.

Il sindaco Marcello Coffrini, infatti, in un’intervista riportata nell’inchiesta realizzata daCortocircuitowebtv di Reggio-Emilia, aveva definito Francesco Grande Aracri “persona gentilissima e molto tranquilla, molto composta e educata”. Secondo gli investigatori Grande Aracri, già condannato per associazione mafiosa, è uno dei vertici reggiani dell’omonimo clan di ‘ndrangheta. Nel video Coffrini dice di non conoscere i guai giudiziari di Grande Aracri, attivo a Brescello con un’impresa edile. Poi, dopo averlo incontrato e rivolgendosi agli intervistatori, dice così: “Mi volevainvitar dentro a bere qualcosa, però dopo devo fare la giunta sennò non finiamo più”.

Coffrini, eletto sindaco a Brescello con la tessera del Partito Democratico ma ora non più tesserato, nel pomeriggio di ieri ha incontrato i vertici democratici di Reggio Emilia. C’è chi ha parlato di “sindaci infuriati” ma impotenti, non essendoci per il partito possibilità di espellere una persona non più tesserata. L’assemblea dei sindaci Pd ha comunque, nella serata di ieri, diramato un comunicato severissimo. “Nonostante l’errore esplicitamente ammesso dal sindaco Coffrini – recita il testo – l’odierna discussione ha segnato una chiara differenza di valutazioni sulla gravità delle dichiarazioni da lui stesso rilasciate rispetto al sentire comune del resto dell’assemblea. Auspichiamo che l’esito di questo confronto induca a compiere i passi pubblici necessari per generare un chiarimento nei confronti di tutta la comunità di Brescello. Per quanto attiene ad eventuali provvedimenti relativi al partito non può esserci deferimento alle autorità di garanzia in quanto il sindaco Coffrini non è iscritto al Pd”.

I passi pubblici ci saranno, e infatti Coffrini ha annunciato di voler rimettere il mandato al consiglio comunale, ma secondo la Gazzetta di Reggio più che di dimissioni si tratta in realtà di una prova di forza per ottenere nuovamente la fiducia. ”Sono stato un facilone – ha detto Coffrini all’uscita dall’assemblea Pd – ho sbagliato ma sono assolutamente contro la mafia. Grande Aracri lo conosco per quelle volte che è venuto in comune per questioni amministrative, è una persona condannata per mafia con la quale però io non ho mai avuto a che fare”.

Questa l’intervista sulla vicenda realizzata da Radio Città del Capo a Massimo Sesena, caposervizio della Gazzetta di Reggio.

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