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Puglia, Scu e politica

di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

di Antonio Nicola Pezzuto/// — Da due anni la Direzione Nazionale Antimafia, nella sua relazione annuale, punta i riflettori sul Salento evidenziando un’evoluzione nei rapporti tra mafia e politica: “ Non sono i mafiosi che cercano un contatto con i politici, offrendo i loro voti in cambio di qualcosa, ma sono i politici che cercano il supporto elettorale dei gruppi criminali presenti sul territorio, promettendo loro l’affidamento di lavori alle aziende che ad essi fanno notoriamente riferimento ed altri possibili affari derivanti dalla gestione amministrativa degli enti che, ove eletti, saranno da loro rappresentati”. Questo si legge nel documento della DNA e noi, proprio nel marzo di quest’anno, abbiamo scritto un articolo dal titolo emblematico: “Mafia e politica in Puglia. Io voglio sapere”.

In attesa di conoscere i nomi di questi politici prendiamo atto che un professionista che ha ricoperto la carica di consigliere regionale dal 2000 al 2005, nella smania di farsi rieleggere, ha contratto debiti per circa 280mila euro con banche e finanziarie e, non potendo ripianarli, che fa? Si rivolge ad un intermediario facente parte di quella che viene definita “zona grigia” per entrare in contatto con soggetti, alcuni dei quali organici alla Scu, per ottenere prestiti. La situazione dell’ex consigliere peggiora ulteriormente quando, nel 2010, si ricandida, ancora senza successo, alle elezioni regionali, contraendo nuovi debiti per un ammontare di 150mila euro, con tassi di interesse usurai tra il 600% e il 1000% su base annua. A questo punto l’uomo, non riuscendo a far fronte agli impegni presi e pressato dalle minacce, decide di denunciare. Le indagini della Direzione Investigativa Antimafia, coordinate dal Sostituto Procuratore Alessio Coccioli, dopo due anni di intenso lavoro, si sono concluse con l’emissione di sedici ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Annalisa De Benedictis e con il sequestro di beni immobili e disponibilità finanziarie di uno degli indagati e della sua famiglia per un valore complessivo di un milione di euro.

“Fenus Unciarum” (nel mondo romano con questi termini si indicava il tasso di interesse del 100%), questo il nome dato all’operazione dagli investigatori. Al blitz hanno preso parte oltre cento uomini della DIA di Lecce, Bari, Napoli, Catanzaro e Salerno. Associazione di stampo mafioso, usura aggravata dallo stato di bisogno della vittima, esercizio abusivo di attività finanziaria, estorsione tentata e consumata, riciclaggio, favoreggiamento personale, fatturazioni per operazioni inesistenti. Di questo rispondono, a vario titolo, i sedici indagati. Al centro di questa storia Danilo Crastolla, 48 anni, avvocato, di Mesagne. È lui l’ex consigliere regionale che aveva chiesto aiuto economico agli usurai della Scu per affrontare le spese della campagna elettorale. Eletto nel 2000 nelle fila di Forza Italia, non aveva avuto successo nelle due successive competizioni elettorali del 2005 e del 2010. Adesso risulta indagato per esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

Da evidenziare che i protagonisti di questa vicenda sono politici, imprenditori, professionisti e boss della Scu come Francesco Campana, già detenuto per altri reati. Colletti bianchi alleati della mafia salentina per gestire il settore dell’usura. Di rilievo il coinvolgimento dell’imprenditore Luigi Devicienti, titolare di un’impresa di servizi ecologici che lavora anche per conto dell’amministrazione comunale di Mesagne. Secondo il pentito Ercole Penna le parcelle dell’avvocato Niccolò Ghedini, che difese il boss Massimo Pasimeni, furono in parte pagate proprio dall’imprenditore.

Spicca il nome di un altro politico coinvolto nell’inchiesta: Tagliente Teodoro, detto Rino, ex consigliere comunale di Mesagne. L’uomo, nelle ultime elezioni amministrative, era stato tra i più suffragati. Si era dimesso da consigliere nel gennaio del 2011 “per motivi professionali perché non ho più il tempo per dedicarmi all’’impegno istituzionale”. Così scriveva in una lettera indirizzata al sindaco Franco Scoditti e al Presidente del Consiglio Comunale, Fernando Orsini. Tagliente era stato eletto in una lista civica della vincente coalizione di centrosinistra dopo una precedente esperienza amministrativa in Forza Italia.

Queste dimissioni fecero molto scalpore in città e molti le ritennero una conseguenza delle dichiarazioni rilasciate dal pentito Ercole Penna, alias “Linu lu biondu”, che avrebbe parlato di un politico considerato punto di riferimento della Scu.  “Un consigliere regionale che chiede credito ai mafiosi, da eletto, potrebbe dover restituire il favore”, chiosa laconico il Procuratore Capo Cataldo Motta. Ecco, il punto è proprio questo. Un politico che chiede favori a un boss della Sacra Corona Unita non sarà mai libero, ma rappresenterà nelle istituzioni il mafioso con cui intrattiene rapporti. Le conseguenze saranno devastanti perché la Scu potrà così entrare nella gestione della cosa pubblica mettendo le mani sugli appalti e su ogni attività economica. “Dove c’è denaro c’è la Scu”, ha affermato durante un interrogatorio il pentito Ercole Penna.

E io, da cittadino, prima ancora che da giornalista, assisto perplesso a faraoniche campagne elettorali sul territorio salentino. Candidati al Consiglio Comunale di piccoli comuni che investono ingenti somme in campagna elettorale, quando, anche se eletti, non potranno che ottenere un modesto guadagno. Almeno, dovrebbero.

Qualcosa non mi torna e mi sorge spontanea una domanda: ma il conto, chi lo paga?

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