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La vendemmia dell’uva “liberata”

di Rino Giacalone il . Senza categoria

In trenta venuti da Corleone a Dattilo per far vendemmia nel vigneto sequestrato ad un “colletto bianco”, un imprenditore che nonostante il patteggiamento per avere favorito la latitanza del capo mafia belicino Matteo Messina Denaro avrebbe continuato a fare affari e ad arricchirsi grazie al sostegno di Cosa Nostra. Si tratta di Michele Mazzara di recente arrestato nell’ambito dell’operazione antimafia Eden e adesso sotto processo dinanzi al Tribunale di Trapani. La sua specialità sarebbe stata quella di realizzare una serie di intestazioni fittizie di beni. Ma non solo. Avrebbe continuato ad agire nel territorio trapanese utilizzando la forza intimidatrice di Cosa nostra. Una mafia che non spara più e che con il solo sguardo può ottenere ciò che vuole. A Michele Mazzara è stato anche tolto un albergo, il “Panoramic” di San Vito Lo Capo, gestito oggi dai lavoratori che hanno scelto la strada della costituzione di una cooperativa per continuare a lavorare e a lavorare bene senza più la cappa di quel loro ex datore di lavoro che ogni settimana aveva l’abitudine di fare allestire per succulenti cene la terrazza dell’albergo, invitando al suo tavolo solo una stretta cerchia di amici. Sarebbero stati summit tra buone portate di pesce. Chissà forse a questo tavolo potrebbe essersi seduto anche qualche latitante. Matteo Messina Denaro? Resta l’interrogativo. Torniamo a Dattilo: è una frazione di Paceco, su di una collinetta da dove si domina la campagna trapanese. Qui, questo è certo,  Matteo Messina Denaro trovò per un paio di mesi un sicuro nascondiglio, garantito da Mazzara. Qui si sarebbero tenuti summit di mafia. E’ la terra di Michele Mazzara ma anche di altri, come l’ex consigliere comunale di Trapani del Psi Franco Orlando, che mentre faceva il consigliere comunale e il portaborse dell’ex vice presidente della Regione Bartolo Pellegrino pare accompagnasse il killer di fiducia della cosca di Trapani, Vito Mazzara, quando questi andava a compiere delitti. Orlando è stato però solo condannato per associazione mafiosa, era un uomo d’onore riservato, “punciutu” dall’allora capo mafia di Trapani Vincenzo Virga. La terra di Dattilo nasconde ancora tante cose, qui durante una perquisizione fu trovata anche la sede di una loggia massonica. Una di quelle “non dichiarate”.

Terreno fertile per la mafia. Oggi però una ventata di antimafia e di impegno responsabile ha invaso Dattilo. Trenta giovani venuti da Corleone e guidati da Calogero Parisi, presidente della cooperativa sociale “Lavoro e non solo” stanno facendo vendemmia nei terreni appartenuti a Michele Mazzara. Si tratta di giovani, donne e uomini, che da qualche tempo partecipano ad un campo di Libera a Corleone. Hanno lavorato nei terreni confiscati ma hanno anche discusso, dibattuto sulla mafia e su come sconfiggerla. Pensate, sono venuti a Corleone pagando, ospiti paganti della città che una volta era terra di mafia e che poco a poco sta riuscendo a liberarsi del dominio delle famiglie storiche di Cosa Nostra, Riina, Provenzano Bagarella. Ma ci sono altre terre ancora da liberare come quelle trapanesi. Anche in questa provincia sono arrivati i volontari che hanno partecipato ai campi di Libera concentrati in particolare nella zona di Castelvetrano, lo zoccolo duro della mafia di Messina Denaro. Influenze nefaste che si avvertono ancora fino a Trapani, dove mafia, massoneria e impresa, senza tralasciare la politica, continuano a costituire una presenza palpabile. Come però si può toccare con mano la presenza di chi vuole cancellare la mafia da questi luoghi. I volontari di Libera venuti da ogni dove in questo senso stanno dando una buona mano. A loro diciamo buon lavoro e ce lo diciamo anche noi che inseguiamo il sogno di una vera libertà perché questi possa diventare realtà. Alla facci di chi va dicendo che a Trapani la mafia è sconfitta e non esiste. Hanno solo cambiato musica, quando le nostre strade erano sporche del sangue di morti ammazzati e del sangue delle vittime delle stragi questi erano gli stessi che andavano dicendo che la mafia non esisteva. Oggi come ieri ripetevano un ritornello ordinato dalla stessa mafia che a Trapani è sempre riuscita a farsi negare la sua presenza. Ma ieri come oggi non è così.

 

 

Alcune foto della vendemmia

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

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Rino Giacalone

Giornalista siciliano, da tanti anni segue la cronaca nera e giudiziaria in particolare della provincia di Trapani, ed oggi è una delle firme dalla "periferia" per "Il Fatto Quotidiano". Ha seguito le più importanti inchieste sulla ricerca dei latitanti e del super latitante Matteo Messina Denaro nonché sulle connessioni tra la mafia, la politica e l'imprenditoria; ha seguito dandone resoconti inappuntabili i processi e da ultimo quello per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, indagine questa rispetto alla quale è riconosciuto essere uno degli artefici delle sollecitazioni che hanno portato la Dda di Palermo a non archiviare le indagini. Attento osservatore della realtà siciliana e trapanese, si è spesso scontrato con la politica che a proposito di mafia ha sempre scelto profili bassi se non talvolta di deliberata connivenza. Perchè sostengo Libera Informazione? Perchè qui si trova la informazione libera e qui ogni giorno si continua a fare palestra di giornalismo con gli insegnamenti del direttore Roberto Morrione.

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