Stop Blanqueo, l’infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e nell’economia: l’intreccio che blocca l’Italia
“Perché continuare a chiamarla massoneria deviata? La chiami massoneria tout court”. E’ ironico l’ex pm Libero Mancuso, intervenuto alla conferenza dal titolo “La mafia che decide. L’infiltrazione nella massoneria deviata”, che ha chiuso il ciclo biennale del progetto di sensibilizzazione “Stop Blanqueo”, venerdì 5 settembre durante il Premio Ilaria Alpi, a Riccione. Le mafie con l’ingresso nella massoneria, dagli anni ‘70, contribuiscono a scrivere l’agenda politico-istituzionale e “i risultati sono sotto gli occhi di tutti” ha aggiunto Mancuso.
Con lui il procuratore aggiunto a Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che ha sottolineato come il fenomeno delle logge segrete sia in costante aumento, mentre Piera Amendola, già consulente per la Commissione P2 e Commissione Stragi, ha affrontato il fenomeno da un punto di vista storico: “Appartenere alla massoneria coperta ha sempre significato godere di una rete di coperture internazionali di alto livello utili a garantirsi l’impunità, a toccare le giuste leve del potere, lo dicono le carte”.
Il punto è che se la mafia ormai è entrata nella stanza dei bottoni in Italia, dai tempi della P2 gli strumenti per il contrasto sono spuntati. La legge sulle associazioni segrete dell’82, “scritta da un alto dignitario del Grande Oriente d’Italia”, racconta alla platea di Riccione Piera Amendola, ha tolto ogni garanzia di successo nel perseguire questi circoli segreti. L’inchiesta sulla P2, quella di Agostino Cordova nei primi anni 90, quella tentata da De Magistris sulla base dell’asse Calabria- San Marino restano i più importanti squarci di una realtà, su cui poi è caduto un profondo silenzio.
La mafia che decide della cosa pubblica, allunga sempre più i suoi tentacoli anche nell’economia, soprattutto in tempi di crisi. La novità è che l’opinione pubblica, anche nelle zone che si consideravano lontane dal problema, come l’Emilia Romagna comincia a svegliarsi. In riviera ad esempio, il riciclaggio nel settore turistico sta diventando un tema con cui fare i conti per politici e istituzioni locali anche grazie alle azioni congiunte proposte dal progetto “Stop Blanqueo” che usa il giornalismo d’inchiesta per sottoporre all’opinione pubblica i problemi che i partner istituzionali si attivano per affrontare in maniera sinergica, nel contesto del programma europeo Dipafec (Data Integration and Public Awareness of Financial and Economic Crime)
Con la breve inchiesta “Tre stelle in contanti” prodotta da Stop Blanqueo, per la prima volta gli albergatori hanno rotto il silenzio su quegli imprenditori “atipici” che non hanno mai problemi di liquidità. Era l’estate 2013, da allora, anche se lentamente, è cresciuta l’attenzione sul problema degli investimenti mafiosi nel settore chiave per l’economia di Rimini, città meta del turismo internazionale. Ma il silenzio di questi anni non è stato privo di ripercussioni e responsabilità: tollerarne le illegalità come se i mafiosi fossero imprenditori normali ne ha favorito il radicamento.
Nel contesto delle azioni proposte dal progetto “Stop Blanqueo”, gli operatori del settore turistico- commerciale sono stati spinti ad attivarsi per svegliare i famosi “anticorpi”. Ma hanno risposto con una certa titubanza, se non freddezza, nel mettere in discussione le illegalità storicamente commesse nel settore, a cominciare dall’evasione fiscale.
Ciò che emerge dal nostro osservatorio è che per gli addetti ai lavori del settore turistico- alberghiero l’infiltrazione delle mafie in questi territori e nell’economia locale, resta un problema delle forze dell’ordine, meglio delegare piuttosto che fare in modo che le categorie di mobilitino per cercare strumenti di “monitoraggio”. Per il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi, presente al focus proposto al Premio Ilaria Alpi dal titolo “La mafia che investe. Il riciclaggio e le estorsioni in riviera”, il problema è stato per troppo a lungo ignorato “non solo dalla politica anche dai professionisti”. Parole che aprono al cambio di rotta rispetto alla filosofia finora ispirata al “pecunia non olet”, anche se proprio in tempi di crisi chi arriva con i liquidi rischia di essere l’ospite più gradito.
*Michela Monte – Giornalista, Responsabile Stop Blanqueo per Associazione Ilaria alpi
Stop Blanqueo è un’iniziativa del Progetto Europeo DIPAFEC (Data Integration and Public Awareness of Financial and Economic Crime) promosso da: Provincia di Rimini, Associazione Ilaria Alpi, Comune di Bellaria e Igea Marina, Unioncamere Emilia Romagna, Università di Rimini
Trackback dal tuo sito.