Rassegna stampa 27 agosto 2014
Cosa nostra e politica. Mette a segno una nuova esclusiva il giornalista de “La Repubblica” Salvo Palazzolo che da Palermo riporta in un articolo sulle pagine nazionali, il contenuto delle intercettazioni in carcere, del boss numero uno di Cosa nostra, il “capo dei capi”, Toto Riina. Come accaduto nei mesi scorsi si parla, nuovamente, delle parole “rubate” dalle telecamere della Dia che hanno monitorato i colloqui in carcere fra Riina e il boss della mafia pugliese, Alberto Lorusso per circa sei mesi. Questa volta al centro del dialogo fra i due mafiosi una delle pagine più discusse del rapporto fra Cosa nostra e la politica: il famoso incontro fra i vertici della mafia e il politico fra i più potenti del Paese, Giulio Andreotti. Palazzolo scrive: ” Racconta Salvatore Riina: «Balduccio Di Maggio dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Papa… pa». Il capo di Cosa scuotete mani mentre passeggia sorridente nel cortile del carcere milanese di Opera, come a far capire: tutte palle. Non ci fu alcun bacio, sostiene. Poi, cambia tòno di voce e sussurra la sua verità: «Però con la scorta mi sono incontrato con lui». Lui, il sette volte presidente del Consiglio finito sotto processo per associazione mafiosa, ma poi assolto dall`accusa di aver incontrato Riina nel 1987: gli unici due incontri accertati dai giudici fra Giulio Andreotti e un altro capomafia, Stefano Bontate, risalgono al periodo 1979-1980, troppo in là nel tempo, e la prescrizione ha salvato l`imputato eccellente deceduto il 5 maggio 2013. […]. Il giornalista di “Repubblica” aggiunge: “La domanda è: se rincontro non avvenne nel 1987, come aveva messo a verbale Di Maggio, quando si tenne? E soprattutto: perché Riina lancia la sua ennesima verità? Anche questo dialogo, risalente al 29 agosto dell`anno scorso, è stato depositato al processo per la trattativa Stato-mafia dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi. E si va ad aggiungere al corposo dossier che raccoglie le trascrizioni di sette mesi di intercettazioni in carcere. Durante le passeggiate, Riina rivendicava continuamente il suo ruolo nelle bombe del 1992. Solo vanterie di un vecchio padrino? Oppure Riina voleva mandare l`ennesimo messaggio?”. Rimaniamo sempre in tema di rapporti fra mafia e politica per dare notizia, della “replica” dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sua condanna per rapporti con i clan. Lombardo ha tenuto una conferenza stampa a Palermo e rilasciato alcune interviste. «Con la mafia non ho mai avuto rapporti e ho contrastato i termovalorizzatori che erano l’affare più sporco – ha spiegato l’ex presidente – Non ho chiesto voti alla mafia e il motivo più banale è perché non ne hanno di voti, sono persone costrette a nascondersi» – si legge sul portale “Ctzen.it” . Questo il cuore della linea difensiva dell’ex politico “leader” dell’allora movimento MPA . Ai microfoni del giornalista, Vincenzo Barbagallo, Lombardo rilascia una intervista che è possibile rivedere sul portale del “Corriere del Mezzogiorno” .
‘Ndrangheta e giornalismo, nuove minacce. “Non deve scrivere fesserie su di me che gli rompo la testa per davvero, lui deve scrivere le cose in maniera delicata, delicata”. Ancora giornalisti minacciati in Calabria. Questa volta è toccato al cronista della Gazzetta del Sud, Francesco Ranieri. Di lui parlava, in un’intercettazione registrata in carcere, il presunto boss Mario Mongiardo che adesso dovrà rispondente di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose. L’intercettazione è finita nell’ordinanza dell’operazione “Hibris”, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Nella zona di Soverato, stanotte la squadra Mobile ha arrestato 20 persone ritenute affiliate alla cosca Procopio-Mongiardo. Per loro l’accusa è di associazione mafiosa. Secondo la Procura, gli arrestati sono responsabili di una serie di danneggiamenti a imprenditori e attività commerciali alle quali sarebbero state imposte richieste estorsive. La Dda, inoltre, ha fatto luce su una traffico di armi che passava dalla Svizzera. Tra le vittime della cosca c’è anche il giornalista della “Gazzetta del Sud”. Il boss non gradiva i suoi articoli sulla famiglia e sul sequestro dei suoi beni e aveva ordinato ai parenti di avvertirlo. “La prossima cazzata che scrive vedi se non gliene faccio pentire”. È la frase del boss pronunciata davanti alla figlia minorenne che non si è tirata indietro e, prontamente, ha risposto dando una descrizione di Francesco Ranieri: “Ha i capelli ricci, non ti preoccupare che l’acchiappo io”. La notizia anche sul portale on line “ReggioTv”. Solo qualche settimana prima un altro episodio ai danni del cronista Michele Albanese, “reo” di aver raccontato per primo “l’inchino” della Madonna di Oppido Mamertino che ha fatto “notizia” nel mese di luglio su giornali e tv. Il 9 agosto scorso si erano recati in Calabria persino i vertici del sindacato nazionale per sostenere il giornalista e il mondo dell’informazione in Calabria. Qui l’iniziativa e i contenuti dell’incontro. Dall’inizio dell’anno sono 26 i cronisti nel mirino dei clan o delle querele temerarie di corrotti, collusi e fiancheggiatori delle ‘ndrine. I dati sul portale dell’Osservatorio “Ossigeno per l’informazione”.
Trackback dal tuo sito.