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Rassegna stampa 26 agosto 2014

di no.fe. il . Rassegne

Sicurezza e pregiudizi in Campania. «Fa più rumore quello che accade a Napoli perché siete vittima di luoghi comuni, a Milano è molto peggio per non parlare di Roma. Io adoro Napoli mi piacerebbe fare il sindaco».  Sulle pagine de “Il Mattino” è affidata al noto opinionista e saggista Klaus Davi l’analisi sull’immagine della città, il problema sicurezza e  della camorra in città. Parlando di furti, pregiudizi e poco altro, il giornalista chiede a Davi: “Solo un problema di ordine pubblico? L’opinionista sostiene: «… […] ero a Napoli quando per una emergenza criminale fu spedito l’esercito, la gente era contenta. È la prova provata che i napoletani vogliono essere difesi. Un punto di partenza per capire che i napoletani si sentono abbandonati e che non sonò certo conniventi ma da soli non ce la possono fare». C’è chi sostiene che si dovrebbe avvertire i turisti di non indossare i Rolex, continua “Il Mattino”. Che ne pensa? «Questo sarebbe il vero danno d’immagine alla città, si esalterebbero gli aspetti negativi mentre ci sono città francesi e spagnoli che sono davvero rischiose per tutti […]». Una intervista che strappa un sorriso ai lettori più attenti e ai colleghi che da anni trattano in maniera puntuale e approfondita un problema che va ben oltre l’invio dell’esercito e il furto dei Rolex dei turisti nella città partenopea. Parliamo sempre di camorra e di Campania, cambiando registro, grazie all’inchiesta di Amalia De Simone, pubblicata per il “Corriere.it” sulla discarica di Chiaiano, a nord di Napoli, perchè – come scrive la giornalista “Dalle indagini condotte dai carabinieri del Noe di Napoli coordinati dai pm della dda Antonello Ardituro e Marco del Gaudio, emerge uno scenario che appare trasversale e che mette in fila clan, pubblica amministrazione, professionisti insospettabili e anche la massoneria. Dagli atti dell’indagine emergono filmati che mostriamo nella videoinchiesta, e che documentano come gli argini della discarica venissero realizzati utilizzando terreno e rifiuti e fossero quindi assolutamente inadatti a contenere il percolato. Camion prelevavano scarti e immondizia da cantieri stradali, li stoccavano in un area per poi trasferirli a Chiaiano. Volendo semplificare i rifiuti avrebbero dovuto contenere e arginare altri rifiuti” . Continua a leggere sul “Corriere.it”

 

“Il sistema Lombardo”, l’editore Ciancio e i voti di Cosa nostra. Depositate le motivazioni della condanna a sei anni e otto mesi per concorso esterno dell’ex governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.  Sul portale on line del “Fatto Quotidiano” l’articolo di Giuseppe Pipitone.  “Un sistema composto da politici, imprenditori amici ed esponenti di Cosa Nostra: un do ut des fatto di voti elargiti dagli uomini della piovra in cambio di concessioni e appalti pubblici. Sullo sfondo il ruolo del potentissimo editore Mario Ciancio Sanfilippo – scrive il cronista del “Fatto Q”. “Appare provato – scrive il gup di Catania Marina Rizza nelle 325 pagine di motivazione, continua Pipitone – che Lombardo abbia contribuito sistematicamente e consapevolmente, anche mediante le relazioni derivanti dalla sua pregressa militanza in più partiti politici, alle attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell’associazione mafiosa per il controllo di appalti e servizi pubblici”.  Nell’ articolo della redazione di “Ctzen.it” di Catania (rilanciato anche da Libera Informazione), inoltre, si sottolinea il forte legame con la famiglia Ercolano, potenti nell’area del catanese. I redattori scrivono: «Raffaele Lombardo costituiva un canale diretto per la famiglia Santapaola-Ercolano di Cosa nostra permettendole di consolidare la sua egemonia nei confronti di altri clan, attraverso la creazione di un complesso sistema organizzativo ed operativo di cui facevano parte, quali componenti parimenti necessari, gli imprenditori amici e gli esponenti della famiglia, creando vantaggi di cui beneficiava anche l’associazione mafiosa».

Attentati in Puglia, escalation di violenza. Un’estate che si conclude con l’assalto delle cosche ai commercianti e alla vita economica della regione. A Foggia, due bombe in pochi giorni hanno destato l’allarme di forze dell’ordine e società civile sulla violenza dei clan, che intensificano le minacce e intimidazioni per chiedere il pizzo e/o farla pagare a chi non si piega alle richieste di estorsione.  E a Taranto, ieri, una bomba contro una discoteca – come racconta “il Quotidiano di Puglia”: “Sono le 4,30 del mattino, un boato squarcia la quiete, è quasi alba. Prima il botto, poi il fuoco. Poi le sirene dei vigili del fuoco e dei carabinieri in picchiata: brucia il Club ’73, la storica discoteca su viale Jonio a San Vito. Qualcuno ha piazzato una bomba sul deposito di bibite all’interno del locale. Vetri rotti, bollicine per terra, fuoco, fiamme. Ma i danni in realtà non sono molti, peggio la paura e l’incognita che pesa come piombo […] Sul posto si sono precipitati i vigili del fuoco, che hanno lavorato un pezzo per sedare le fiamme. E i militari dell’Arma, le cui ricerche sono iniziate immediatamente dopo il lavoro degli idranti. Nessun dubbio che si sia trattato di una bomba carta, dunque un attentato intimidatorio”.  Tutto questo a poche settimane dalla visita della Commissione parlamentare antimafia in Puglia che ha ascoltato, associazioni, enti locali, politici, forze dell’ordine e magistratura per fare il punto sulla “ritrovata” dinamicità e forza intimidatoria delle cosche pugliesi, che in questi anni, hanno fatto affari e condizionato il sistema socio-economico della regione,  grazie anche al  “cono d’ombra” che relega le cronache su Scu e cosche del Gargano a fatti “locali” e poco rilevanti nel panorama criminale italiano. Un pregiudizio contro cui lottano da anni cittadini, forze dell’ordine e alcuni politici locali che chiedono, invece, maggiore sostegno e attenzione per la situazione in cui versa il territorio pugliese. 

Sul portale “Il Post.it” – come ogni giorno – le prime pagine dei giornali italiani

Sul portale della Rai – Rainews.it – la foto rassegna con le prime pagine dei quotidiani italiani

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