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Le gravi responsabilità della classe politica nella lenta agonia della Polizia di Stato

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Con la stagione estiva, inizia per  molte famiglie il periodo del riposo e della (temporanea) disattenzione, che spesso coincide con il periodo delle più deleterie iniziative della classe politica nostrana, assunte opportunamente in questo tempo di spensieratezza generale, approfittando della voglia di metter da parte, sia pure  per qualche giorno o settimana  (chi può permetterselo) le ansie quotidiane, le brutture del degrado urbano, i timori per un futuro sempre incerto. Ciò non toglie che non si debba essere fortemente indignati ( la parola appropriata sarebbe un’altra), ad esempio, per quanto sta accadendo nel nostro paese relativamente al “sistema della sicurezza pubblica” che, come noto, è affidato, prioritariamente, alle due forze di polizia a competenza generale. In particolare si intende riferirci al trattamento riservato alla Polizia di Stato. Mentre, infatti, l’Arma dei Carabinieri ( che attinge risorse strumentali e finanziarie da due Ministeri, dell’Interno e della Difesa) si gode, giustamente, i duecento anni della sua gloriosa storia con parate (a Torino) e celebrazioni varie (vedi la stampa dei francobolli commemorativi presentati, alcuni giorni fa, dalle Poste Italiane), la Polizia annaspa sempre di più nella scarsità di risorse umane e materiali.

Non sono, quindi, soltanto i problemi di carattere stipendiale (pure rilevanti visto che gli aumenti sono bloccati da anni) a muovere le legittime proteste che stanno facendo in moltissime città italiane, dal Brennero alla Sicilia, tutti i sindacati di polizia ( la dirigenza tace ma il malcontento c’è ed è diffuso). Sconcertanti le gravi situazioni che vengono portate all’attenzione dell’opinione pubblica dai vari quotidiani nazionali e locali e che, pure, arrivano sicuramente, attraverso la rassegna stampa curata giornalmente dall’apposito ufficio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, sul tavolo del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia. In altri tempi queste situazioni avrebbero causato “terremoti” ministeriali! In altri tempi, appunto, quando non si registrava la generale disattenzione e negligenza della classe politica di oggi. Dunque, a scorrere velocemente alcuni giornali del 18 luglio u.s., troviamo, tra gli altri, il Corriere della Sera che parla di “ Carabinieri e Polizia, in  pensione, 150 ogni mese, 300 uffici chiusi”, la Sicilia (Ragusa) “Sit in dei poliziotti, troppi incarichi, pochi soldi”, e Catania “No a i tagli alla sicurezza”, la Gazzetta del Sud (Reggio Calabria) “Commissariato di Siderno in condizioni indecenti”, la Nazione (Prato) “Anche i poliziotti in stato di agitazione”, di Viareggio “Polizia ai minimi termini: è emergenza”, ancora il Corriere della Sera (Como) “Polizia alle corde”. Ma c’è di più. Elicotteri sono parcheggiati da mesi negli hangar di alcuni reparti volo della Polizia per manutenzioni (costose) non effettuate e senza carburante, con i piloti  costretti ad oziare in alcuni reparti, esercitazioni di tiro ridotte per scarsità di munizionamento, auto e motomezzi senza manutenzione ( con pacchetti di assistenza scaduti) o inefficienti,  servizi di pulizia ridottissimi e scadenti nella stragrande maggioranza delle questure, dei commissariati sezionali e distaccati ( con personale che, in alcune realtà si pulisce l’ufficio da solo) in altri uffici e reparti, tinteggiature dei locali da anni non eseguite, divise scadute ed equipaggiamenti di specialità scadenti, morosità nei pagamenti degli affitti di caserme e uffici. Insomma, una situazione che va avanti da alcuni anni e che è diventata intollerabile. Non avremmo mai immaginato di assistere a quella che appare una lenta, inesorabile agonia di una Istituzione fondamentale per la vita democratica di un paese. Non so se era più importante, oggi, fare la legge elettorale e riformare il titolo V della Costituzione, anziché rivolgere la dovuta attenzione alla insicurezza che si vive in molte città. So per certo che a ben poco serviranno queste leggi se intanto il paese tracolla sulla sicurezza pubblica. E non credo di esagerare con questa affermazione.

Molti anni fa, in un incontro nell’ufficio dell’allora Vice Capo della Polizia Vicario, Prefetto Gianni De Gennaro, ebbi ad esternare la precaria situazione della polizia nicaraguense ( a quei tempi ero all’estero come esperto antidroga) costretta a restare in ufficio anziché pattugliare le strade della capitale Managua ( città, sin da allora, con un alto indice di criminalità) perché c’era poca benzina per le autovetture e si usciva solo per “chiamate urgenti”. “Ma qui siamo in Italia e non è ipotizzabile una situazione del genere” fu la risposta di De Gennaro. Altri tempi, altre visioni, diverse attenzioni dei vertici politici e tecnici alla Polizia. La decadenza definitiva (il funerale?) è solo rimandata perché ci sono ancora donne e uomini ( ancora la maggioranza per nostra fortuna) che in questa Istituzione prestano servizio rispettando gli impegni presi al momento del giuramento e che ancora sperano in uomini al Governo responsabili, più rispettosi e attenti alle loro esigenze e a quelle dei cittadini.

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