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Basta, per favore, con le chiacchiere sulle migrazioni

di Piero Innocenti il . L'analisi

Continuano le ipocrite dichiarazioni di alti esponenti istituzionali, nazionali e comunitari, sul tema delle migrazioni dopo l’ennesima tragedia, di pochi giorni fa, delle 45 persone morte asfissiate nella stiva di un barcone soccorso in mare dalle navi della nostra Marina Militare e la notizia, di ieri, del recupero di 12 cadaveri di migranti innanzi alle coste libiche. Già un anno fa (agosto 2013) leggevo, sconcertato, che sulle migrazioni “..non ci sono soluzioni miracolose…che siamo solo un paese di transito..”(Bonino, allora ministro degli Esteri), che “..l’Italia non ha mai fatto mancare l’accoglienza, ma pretende che l’Europa affronti con un altro passo questo tema..”(Letta, allora presidente del Consiglio), “..che non si può fingere che quella sia la frontiera italiana.”(Alfano, ministro dell’Interno), ed ancora che “..mancano troppo spesso i principi fondamentali di un’efficace politica migratoria..” (Cecilia Malmstron, Commissario Affari Interni dell’UE). La stessa Malmstron che sul tema continua a tergiversare per dire soltanto (8 luglio u.s., in occasione della riunione informale dei ministri dell’interno) che “..Mare Nostrum è un’operazione vasta e costosa mentre Frontex è una piccola agenzia (con circa 90 milioni di euro assegnati nel 2014 di cui solo una ventina spesi per operazioni in mare!n.d.r.) e non può subentrare”.

Provo a riordinare le idee mentre proseguono gli sbarchi sulle nostre coste (erano tutti previsti, da mesi, dalle informazioni dell’intelligence italiana) – ben 71.708 al 9 luglio, con altri 984 stranieri presenti sulle navi – ricordando una importante direttiva comunitaria che è stata sempre ostacolata da molti paesi, perché nell’accoglienza temporanea ogni paese vuole la certezza che sia, appunto…temporanea. Davvero bella la normativa comunitaria richiamata anche un anno fa,dall’europarlamentare Daniel Cohn-Bendit, ma ben poco applicata perché, a suo giudizio, “cuore e ragione in Europa sono freddi”. Insomma le norme per rendere meno drammatici gli afflussi di migranti ci sarebbero, però non bastano, per la loro concreta attuazione, i governi nazionali e le istituzioni comunitarie, ma ci vogliono “cuore e ragione”, difficili da rinvenire nella direttiva 2001/55/CE relativa alla protezione temporanea da concedere agli sfollati e che si richiama alla cooperazione in ambito comunitario. Il decreto legislativo 7 aprile 2003 n° 85 ha dato attuazione alla predetta direttiva. La “protezione temporanea” (già adottata nel 2011, anno delle “rivolte arabe”in cui approdarono sulle nostre coste 62.692 migranti), è una procedura eccezionale che può essere attivata dal Presidente del Consiglio dei Ministri e che garantisce, nei casi di afflusso massiccio o di imminente afflusso massiccio di sfollati (accertato con decisione del Consiglio dell’UE) proveniente da paesi non aderenti all’UE, una tutela immediata e temporanea a quelle persone, in particolare, qualora sussista il rischio ( che da noi è reale) che il sistema d’asilo non possa far fronte a tale afflusso. La durata massima della protezione è di un anno, prorogabile una sola volta per un periodo eguale e nei limiti della disponibilità ricettiva per l’accoglienza degli sfollati. Che gli arrivi, via terra e via mare, che si vanno registrando negli ultimi anni, riguardino, in prevalenza, sfollati (pochi gli stranieri che vengono annotati come migranti economici), lo si può agevolmente ricavare dalle nazionalità rilevate nel 2014 alla data odierna (20.804 eritrei,13.210 siriani, 6.165 maliani, 3.634 gambiani, 3.611 nigeriani, 2.398 somali ecc..). Si tratta, cioè, di persone che fuggono da zone di conflitti armati e di violenze endemiche o di persone soggette a grave rischio di violazioni dei diritti umani e pienamente rientranti nella categoria di “sfollati” come definita nelle normative nazionali e comunitaria sopra richiamate. Persone nei cui confronti è impossibile, al momento,attivare il rimpatrio in condizioni sicure e stabili. Rileggo, con più attenzione, alcuni passaggi della direttiva 2001/55/CE: i ventisette “considerando” e i trentaquattro articoli che la compongono sonostati il prodotto di estenuanti sedute di tecnici, che hanno impiegato tempi straordinariamente lunghi per formularli, “pesando” ogni parola, aggettivo, avverbio, accenti, punteggiatura, ed hanno, infine, dato agli Stati quelle “norme minime sulla concessione della protezione temporanea (…)e misure intese a garantire l’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono tali persone e subiscono le conseguenze dell’accoglienza delle stesse”. Cosa si oppone, allora, alla concessione della protezione temporanea di queste persone? Basta, per favore, nascondersi dietro le ipocrite efalse esternazioni estive di circostanza, fatte da chi ha precise responsabilità politiche.

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