La Sacra Corona Unita indossa cravatta e doppiopetto ed entra in banca
La Sacra Corona Unita alza il tiro. Non solo droga, estorsioni, usura e altri crimini primordiali, ormai tristemente noti e sempre da contrastare. La quarta mafia, ormai, punta sempre più in alto, con l’obiettivo di infiltrarsi e radicarsi nel tessuto economico sano allungando i suoi tentacoli su una banca. Questo è quanto sta emergendo dalle indagini condotte dai Carabinieri del Ros e della compagnia di Campi Salentina, guidati rispettivamente dal Colonnello Paolo Vincenzoni e dal Maggiore Fasciano, su mandato del Sostituto Procuratore Carmen Ruggiero. Siamo solo agli inizi di una vicenda che, se dovesse trovare riscontri concreti, sarebbe di una gravità inaudita in quanto vede coinvolti colletti bianchi, il sindaco di un comune della provincia ed esponenti della Scu. Ma andiamo con ordine.
L’inchiesta prende il via dopo il rinnovo del consiglio della Banca di Credito Cooperativo Terra d’Otranto, avvenuto lo scorso 4 maggio. Il sospetto degli inquirenti è che le elezioni siano state influenzate dalle pressioni esercitate da appartenenti al mondo della criminalità salentina sugli aventi diritto al voto. A contendersi la massima poltrona dell’Istituto di Credito Dino Mazzotta, 38 anni di Carmiano, fratello di Giancarlo, 44 anni, sindaco in carica del piccolo comune del Nord Salento, e Giulio Ferrieri Caputi, a sua volta fratello di Umberto, ex sindaco dello stesso comune.
A vincere la contesa è stato Dino Mazzotta con 1.147 voti contro i 525 del suo avversario. Partita chiusa e palla al centro? No, tutt’altro, perché su questa vicenda decide di accendere un faro la Procura della Repubblica di Lecce che invia i Carabinieri del Ros a setacciare la sede della banca e delle sue filiali e ad analizzare documenti. Così, il 13 maggio scorso, gli uomini del Reparto Operativo Speciale, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Campi Salentina, sequestrano dieci computer il cui contenuto sarà esaminato da due consulenti informatici. Il sospetto inquietante che sprona ad agire gli investigatori è che, ad alcuni soci, fossero stati fatti dei favori o che fossero stati oggetto di minacce al fine di influenzarne il voto. Nell’occasione sono state anche sequestrate una serie di pratiche riguardanti finanziamenti concessi o richiesti nel corso della campagna elettorale tenutasi per il rinnovo delle cariche all’interno della banca.
Undici indagati per estorsione aggravata dal metodo mafioso: questo è il primo risultato del lavoro svolto in sinergia dalla Procura e dai Carabinieri. L’avviso di garanzia è stato notificato ai fratelli Giancarlo e Dino Mazzotta, ad Alessandro Caracciolo, 51 anni, di Monteroni, fratello della moglie del boss Mario Tornese; a Saulle Politi, 41 anni di Monteroni, già condannato per associazione mafiosa e attualmente sotto inchiesta nell’ambito dell’operazione “Poker 2” e considerato dagli investigatori il deus ex machina del mercato delle scommesse illegali nel Salento; a Giovanni Mazzotta, detto “Gianni Conad”, 48 anni, di Monteroni, anche lui considerato vicino al clan Tornese e con una condanna definitiva per traffico di sostanze stupefacenti e che in passato è stato anche colpito da un provvedimento di confisca che ha riguardato, tra gli altri beni in suo possesso, anche sette supermercati; a Ennio Capozza, 49 anni, di Lecce, funzionario della Banca di Credito Cooperativo; a Tommaso Congedo, 38 anni, di Monteroni, direttore della filiale dello stesso paese; a Luciano Gallo, 45 anni, di Martano; a Cosimo Salvatore Franco, 54 anni, di Carmiano, dove è direttore della filiale della BCC; a Maria Grazia Taurino, 49 anni, di Carmiano, funzionaria di filiale; a Emanuele Sperti, 31 anni, di Carmiano, imprenditore. Nel provvedimento della Procura, figurano anche otto persone come parti lese, tra cui l’ex parlamentare Achille Villani Miglietta.
Ora, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, non si può fare a meno di constatare come lo scenario sia assai inquietante. I nomi degli indagati per “estorsione aggravata dal metodo mafioso” non possono lasciare indifferenti. Questa inchiesta segue lo scioglimento del Consiglio Comunale di Cellino San Marco per infiltrazioni mafiose. Fatto che, inspiegabilmente, è stato sottovalutato o addirittura occultato dai media nazionali e da importanti siti specializzati. Quasi esistesse una discriminante territoriale anche quando si parla di mafie, che fa pensare che lo scioglimento di un’amministrazione se avviene al Nord merita le prime pagine e dibattiti quotidiani, mentre se avviene in questo estremo e meraviglioso lembo di terra chiamato Salento, non merita attenzione. Magari poi, fra qualche tempo, dopo che qualche isolata voce libera e indipendente avrà urlato inutilmente, arriveranno i soloni, gli esperti, quelli bravi, che magari ci racconteranno di una mafia sottovalutata che si è annidata anche in qualche regione del Nord. Nel frattempo, la Sacra Corona Unita S.p.A indossa cravatta e doppiopetto e, sentitamente, ringrazia.
Trackback dal tuo sito.