Equo compenso giornalisti, sindacati: “Cela sfruttamento legalizzato”
“Un equo compenso che cela sfruttamento legalizzato”. È quanto scrivono in una nota FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UIL Tem.p@ in merito alla delibera attuativa della legge sull’equo compenso dei giornalisti approvata nei giorni scorsi, che fissa in 250 euro lordi la retribuzione mensile per un collaboratore. Il comunicato congiunto dei sindacati arriva nelle stesse ore in cui alla Fnsi, in una assemblea piuttosto tesa, vengono presentati il contratto nazionale dei giornalisti e l’accordo che stabilisce un tariffario minimo per i collaboratori autonomi e i free -lance.
Equo compenso, l’appello on line e la manifestazione a Roma
“Si tratta di cifre – proseguono i sindacati – ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, e dunque in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12, secondo la quale la retribuzione minima dei collaboratori deve corrispondere con quanto stabilito dalla contrattazione per i lavoratori dipendenti”. “L’accordo raggiunto sull’equo compenso – concludono le organizzazioni sindacali – delibera un tariffario minimo per autonomi e precari che lede la dignità dei lavoratori, il principio di equità e lo stesso diritto all’informazione”. I sindacati chiedono, dunque, al governo di ritirare la delibera attuativa della legge sull’equo compenso affinché, nel rispetto dello spirito della legge stessa, ai collaboratori dell’informazione venga garantito un compenso realmente equo e dignitoso.
Nelle stesse ore sui social network la protesta continua: una twitterstorm, in particolare, sta diffondendo il “no” di giornalisti e cittadini sull’ equo compenso. Il prossimo 8 luglio alle 10.00, inoltre, il coordinamento dei giornalisti precari ha dato appuntamento proprio alla sede della Federazione nazionale della stampa per un confronto sul testo approvato, documento bocciato dall’Ordine nazionale dei giornalisti e da alcune organizzazioni territoriali del sindacato, come l’ Assostampa romana.
Il servizio video di “Repubblica.it”
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