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Equo compenso, l’appello on line e la manifestazione a Roma

di redazione il . Lazio

Firmato  alle sei del mattino del 24 giugno l’accordo fra editori e sindacato per il rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti. Sono otto i componenti della giunta della Federazione della stampa che hanno detto sì all’intesa, mentre tre hanno espresso voto contrario e altri tre hanno subordinato il loro assenso all’emanazione del decreto governativo a sostegno dell’occupazione nel settore che il sottosegretario con delega all’Editoria, Luca Lotti, dovrebbe varare in giornata (un incontro tra i rappresentanti del governo e quelli degli editori, del sindacato dei giornalisti e dell’istituto di previdenza Inpgi è previsto nelle prossime ore a Palazzo Chigi). (Qui i dettagli dell’accordo). Un testo, quello appena approvato, che riguarda i giornalisti assunti con regolare contratto. Per tutti gli altri, alcuni giorni fa, una delibera frutto dell’accordo fra gli editori e il sindacato nazionale ha stabilito un tariffario minimo, così come previsto  dalla legge sull’equo compenso per i giornalisti. Un accordo al ribasso.

I  giornalisti freelance e autonomi, infatti, davanti alle cifre contenute nel testo (Qui i dettagli della delibera) hanno lanciato un appello  sulla piattaforma Change.org  “Dignità per i giornalisti. Ritiro della delibera per l’equo compenso” che in poche ore ha raggiunto oltre 1000 firme.  Nella petizione  – che è aperta alle firme non solo dei giornalisti ma di tutti i cittadini interessati alla qualità e la libertà dell’informazione nel Paese –  un passaggio sulle scelte politiche alla base dell’accordo sui lavoratori autonomi nel mondo del giornalismo. “Il governo, lo scorso gennaioscrivono nel comunicato stampa pubblicato su Change.org –  richiamava in suo documento una relazione a firma del dell’ex ministro del lavoro, il prof.Treu, nel corso delle trattative con le parti sociali, per definire le tariffe minime per i lavoratori non contrattualizzati dell’informazione. La relazione dell’ex ministro del lavoro disegna un percorso preciso, poi accolto nei fatti dal governo, dal sindacato e dagli editori: la crisi va scaricata sui lavoratori che non sono tutelati dai contratti. Cioè i più deboli, già triturati da un mercato delle notizie feroce e spregiudicato, che verranno ulteriormente divisi in sottocategorie, da trattare con accordi separati o individuali. E alla fine della “trattativa” condotta dal governo è arrivata la delibera vergogna: il loro lavoro deve costare dieci volte meno rispetto agli stipendi dei giornalisti dipendenti: 250 euro lordi al mese. Spese e tasse comprese“. (Qui il comunicato stampa integrale).

  L”8 luglio, inoltre, il coordinamento precari che da tempo segue le vicende legate alla legge sull’equo compenso dà appuntamento alla Fnsi  alle 10.00 per protestare contro l’accordo firmato dal sindacato nazionale dei giornalisti.

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