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Don Ciotti sulle parole del Papa: “La mafia non ha nulla di cristiano”

di Antonio Maria Mira* il . Senza categoria

L’intervista di Antonio Maria Mira// «Ancora una volta Papa Francesco ha chiarito che la mafia non ha nulla di cristiano, è in contrapposizione colVangelo perché mette un uomo e un’organizzazione al posto di Dio. Pretende di essere un’altra ‘Chiesa’ un’altra ‘religione’ ». Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, accoglie la parole del Papa in Calabria. Ma non solo le parole. «Un grande profeta come don Tonino Bello ci ricordava che i cristiani non possono dimenticare che la Parola di Dio non si annuncia solo con le parole ma con la vita, i fatti. Papa Francesco dice parole molto chiare, parole di vita, di carne. Però poi compie dei gestiche danno la coerenza tra le parole e i fatti».

Ora, don Luigi, arriva la scomunica per i mafiosi.

Si mettono al posto di Dio e decidono della vita delle persone. Il boss di cosa nostra Leoluca Bagarella disse un giorno a un altro mafioso: «Io ho la possibilità domani mattina di decidere se una persona dovrà vedere o meno il sole. Tu lo capisci che io sono simile a Dio». Ecco, i mafiosi sono convinti di essere presceltida Dio. Si sono creati un loro Dio che li fa sentire dalla parte giusta. Il Papa ha detto parole chiare, i mafiosi, ma anche quelli che fanno gli affari insieme, sono in opposizione col Vangelo. E quindi è giusto dire che sono fuori dalla comunione della Chiesa, che sono scomunicati.

Una mafia che, dice il Papa, toglie la speranza.

Le mafie assassinano la speranza. Per questo c’è la necessità per la Chiesa di continuare a saldare con forza il cielo e la terra, la dimensione spirituale con l’impegno sociale e, pur nella specificità del proprio ruolo, di far sentire la sua voce contro le mafie e tutte le forme di mafiosità, corruzione, egoismo, indifferenza, che spianano la strada al potere delle organizzazioni criminali. Il Papa lo ha fatto con profondità, con attenzionee con forza.

La Chiesa, dice ancora Francesco, può fare di più, per combattere le mafie.

Il suo è un linguaggio fermo e coraggioso. E porta la forza della fede. È un invito a mettere in pratica il Vangelo, a risvegliare le coscienze ma anche a sporcarsi le mani concretamente.

L’invito a essere nelle periferie…

Non solo quelle geografiche, ma anche quelle dell’anima, per dare una mano alla gente a riempire la vita di significato. I luoghi e i volti che ha toccato in Calabria ci dicono che non possiamo costruire speranza se non partendo da chi dalla speranza è stato escluso. Sono i poveri, gli ultimi, quelli che fanno più fatica, a offrirci le coordinate sociali, etiche, politiche, economiche del nostro impegno. Partendo da loro possiamosperare di nuovo.

Scomunica e perdono. Non c’è contraddizione?

Ma no! Dio è misericordia, non chiede solo di pentirsi ma di convertirsi. Non si potrà mai restituire la vita a chi è stata tolta però deve essere una gioia per tutti vedere che chi ha sbagliato rialza la testa, prende coscienza delle proprie responsabilità, collaborando per cercare verità e costruire giustizia.

Si può fare…

Si deve. E ancora una volta chiediamo a Dio che ci dia una bella pedata per guardare avanti e per assumerci di più la nostra parte di responsabilità.

 

*Antonio Maria Mira è giornalista de “L’Avvenire”

 

Le parole di Don Luigi Ciotti, in collegamento dal Festival delle saggistica di Fano, a Rainews24

 

 

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