Rassegna stampa 19 giugno 2014
Ci sono voluti ben quattro mesi per nominare il nuovo direttore dell’agenzia per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc): Umberto Postiglione ex prefetto di Agrigento, poi di Palermo ed ex-commissario straordinario per la provincia di Roma. A proporlo venerdì scorso al Consiglio dei ministri è stato il ministro dell’interno Angelino Alfano a cui spetta la vigilanza dell’ente.
Il Governo aveva rinviato più volte la nomina lasciando vuota la poltrona di un’agenzia strategica nel contrasto alla criminalità organizzata. L’ultimo atto di assegnazione di un bene confiscato, infatti, risale al febbraio scorso, quando il vecchio direttore, il prefetto Caruso, ha affidato alcuni immobili al comune di Eboli, al Corpo Forestale dello Stato, ai Vigili del Fuoco e all’Arma dei Carabinieri. Da quel provvedimento ad oggi, la macchina dell’Agenzia si è fermata. I problemi dell’Agenzia, ovviamente, non sono legati solo alla nomina del direttore. Da anni si parla di modifiche sostanziali per farla funzionare meglio, ma fatti che hanno portato risultati concreti non ce ne sono ancora stati. Tra le proposte avanzate c’è l’idea di spostare la vigilanza dell’agenzia dal ministero dell’Interno alla Presidenza del Consiglio con la possibilità di inserire professionalità diverse dai Prefetti, aumentando anche la pianta organica dell’Agenzia che oggi è sottodimensionata.
I numeri da gestire sono enormi: oltre 11mila beni immobili e 1708 aziende confiscati definitivamente. Ma il vero problema, oltre a quello delle assegnazioni e al riutilizzo dei beni, riguarda le aziende che nel 90 per cento dei casi, al momento della confisca definitiva, sono in stato di insolvenza con un grave impatto sui lavoratori e il futuro stesso delle attività. Il governo Letta ci aveva provato con la Commissione per l’elaborazione di proposte per la lotta, anche patrimoniale, alla criminalità presieduta da Roberto Garofoli, ma la relazione con il nuovo governo Renzi è rimasta in un cassetto. Era tutto pronto, ma si è preferito iniziare da capo.
Oggi è il turno della Commissione antimafia guidata dall’onorevole Rosy Bindi che, dopo altri mesi di lavoro, ha presentato in questi giorni in parlamento la propria proposta di riforma sui beni confiscati. Il 17 giugno l’assemblea ha approvato la nuova relazione ma i tempi sembrano molto lunghi prima che questa decisione si trasformi in qualcosa di concreto e il nuovo direttore, oggi, dovrà fare i conti con quello che c’è.
E non mancano le polemiche. “Il Governo con un atto non proprio di cortesia istituzionale – spiega Rosy Bindi – ha nominato il nuovo direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati prima che si svolgesse il dibattito attorno alla nostra relazione. Noi facciamo tanti auguri al prefetto Postiglione, ma questa nomina deve impegnare il Governo, il Parlamento e la stessa Agenzia ad una profonda riforma della struttura, perché solo il 5% dei beni confiscati viene riassegnato e ciò dipende in parte dalla mancanza di efficienza dell’Agenzia”.
Di Luca Chianca su Il Corriere.it
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