Non è un Paese per giovani
E’ l’apice dell’egoismo, l’opposto del concetto di bene comune, per il presente e per le generazioni che verranno. Il collasso macroeconomico che si trova a vivere la generazione di 20-30 e 40enni oggi appare drammaticamente solo il più evidente degli effetti di questo processo di putrefazione sociale. Episodi come quello che ha colpito pochi giorni fa la Guardia di finanza o che stanno emergendo dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Iovine (che parla di magistratura collusa) rischiano, oltre che di spezzare il patto sano, di spazzare via la speranza di chi ogni giorno ricerca la legalità e compie il proprio dovere. “Corrompere” viene infatti da “cum-rumpere”, cioè spezzare, liquefare, distruggere. Si frantuma il patto sociale che tiene unita la società, il vincolo di fiducia tra gli uomini secondo il quale non si fa solo per se stessi.
La corruzione è un patto tra pochi e mai una stretta di mano tra due sole persone. E’ sempre una rete più grande che permette quel “male comune” che trasforma il bene di tutti in privilegio di qualcuno. A questa rete, a seconda dei contesti, vi partecipa chi ha pochi scrupoli e molti interessi: faccendieri, colletti bianchi, imprenditori corruttori, politici e funzionari corrotti, clan mafiosi.
Ciascuno, nella rete della corruzione, mette il proprio “know how”: chi la minaccia della violenza, chi l’abilità di negoziazione, chi il denaro (o la promessa di farne tanto), chi la capacità imprenditoriale, chi la possibilità di decidere (o non decidere). La corruzione è la garanzia, il collante tra tutti.
Questa rete è davvero “al sicuro” quando entra a farne parte anche chi è chiamato a controllare: forze ispettive, magistratura, livello amministrativo di monitoraggio. La presenza, nella rete, di chi viene meno al proprio ruolo di contrasto blinda il patto illegale e lo rende invisibile agli onesti. La corruzione, in questi casi, può assumere dimensioni talmente ampie da cambiare nome e divenire quella grande illegalità capace di scrivere le pagine più oscure del nostro Paese. La reazione a queste situazioni non può quindi che essere forte, senza fraintendimenti, sottovalutazioni, riserve. La reazione è quella degli oltre 520mila firmatari di Riparte il futuro e di tutto coloro che non si arrendono.
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