Scuole sicure, un nuovo inizio (forse)
Fermi. Dopo essersi tanto mossi i muri della 4°G sono finalmente fermi, o appaiono tali. Tante macerie le hanno portate via, coprivano totalmente il pavimento e chi ha fatto le indagini non riusciva a muoversi: bisognava registrare i reperti, portare i campioni in laboratorio per le analisi, cercare le tracce per ricostruire i fatti. Siamo a Rivoli, oggi la classe è vuota, quasi. Restano per terra degli enormi tavelloni, lastre di mattone che pesano 80 chili al metro quadro e che erano tenute su dal fil di ferro attorcigliato. Cinzia, la mamma di Vito, non resiste e ne porta via un pezzo. Quel filo è stato sospeso sulla testa di suo figlio per quattro anni, finché ha ceduto. 22 novembre 2008. Vito Scafidi passa attraverso un boato, non c’è nulla da fare per salvargli la vita.
Oggi, a distanza di più di 5 anni, la classe è pronta per essere rimessa a nuovo, come tutta quell’ala della scuola, finora sotto sequestro. Ci sono entrata un’ultima volta in quella classe, con Cinzia, Paola e Fortunato. Per fermarci a riflettere, guardando col naso per aria, maledicendo in silenzio quel soffitto che non c’è più, quello spazio sventrato.
E al dolore si aggiunge la rabbia, perché pochi giorni fa un altro soffitto è crollato a Torino. I lavori di manutenzione erano stati fatti da un paio di anni, collaudati e certificati. Chi ha fatto quei lavori e chi li ha garantiti, dovranno rispondere delle loro azioni. Ma non è nelle aule di tribunale che si gioca questa partita, ma nelle aule di scuola. Il luogo in cui passiamo più di 1.000 ore all’anno: è a partire da qui che dobbiamo farci sentinelle di democrazia, evidenziando cosa non funziona e esigendo il rispetto delle norme di sicurezza, come primo tassello del rispetto del diritto allo studio.
Qualunque curriculum didattico sarà inutile se gli studenti sono a rischio crollo. Per questo è importante che il nuovo anno scolastico, che si inaugurerà a settembre, veda l’apertura di scuole solide, nei contenuti e nella struttura. Ad oggi però il patto di stabilità blocca l’avvio dei cantieri, che se aperti ora, a scuole chiuse e con la stagione a favore, possono garantire la manutenzione straordinaria di cui molti edifici hanno bisogno. Se non arriva la deroga del Governo che consente lo sblocco di quei fondi, si resta nell’immobilismo e a settembre ci ritroveremo nella stessa situazione. I lavori nella 4° G possono costituire un nuovo inizio, non solo simbolico, per affrontare con determinazione il problema più urgente della scuola pubblica.
Per Vito e per il nostro futuro.
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