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Ecomafie, fatturato da 15 mld. Cresce allarme nell’agroalimentare

il . Lazio

Legambiente: reati commessi con strategie sempre più sofisticate, nel 2013 29.274 le infrazioni accertate , più di 80 al giorno, più di 3 l’ora/// – Traffico di rifiuti, abusivismo, racket degli animali. Ma anche agromafie e affari illeciti nel settore dei beni culturali e della green economy. Legambiente da vent’anni denuncia e analizza la situazione italiana nel Rapporto Ecomafie, quest’anno dedicato al commissario Roberto Mancini, recentemente scomparso dopo una vita trascorsa a lottare contro ecomafie e rifiuti tossici e ai reporter Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi in Somalia il 20 marzo del 1994 mentre indagavano su un traffico di rifiuti e armi internazionali. Legambiente li ricorda insieme alla platea del Cinema L’Aquila a Roma, durante la presentazione il dossier, con un minuto di silenzio.

“Fermare le ecomafie, rilanciare l’Italia” è il titolo scelto quest’anno per presentare i numeri, le storie e la classifica nazionale delle illegalità ambientali monitorate durante l’anno dall’Osservatorio Ambiente e legalità.  “La lotta alle ecomafie – dichiara in apertura, il curatore del rapporto Antonio Pergolizzi – non possiamo lasciarla solo alle forze dell’ordine, serve il contributo di tutti per questo rinnoviamo con questo lavoro ogni anno il nostro impegno”. Enrico Fontana, direttore di Libera e una vita in Legambiente, ricorda Roberto Mancini “uno dei migliori investigatori della polizia di Stato, un caro amico che aveva colto nei primi anni ’90 l’intreccio fra capitali di provenienza illecita riciclati e ciclo dei rifiuti. Anche nell’ultima relazione sui rifiuti in Campania in cui era stato citato proprio un rapporto su cui Mancini aveva lavorato”. L’investigatore antimafia ha combattuto sino alla fine con la malattia che l’ha colpito – ” noi, dice Fontana, chiediamo ufficialmente che sia riconosciuto il valore di questa persona, il suo impegno e che ha contratto questa malattia, per una causa di servizio, per fare fino in fondo il proprio dovere” – continua Fontana. Presenti a Roma anche i familiari, nelle parole della moglie Monica il ricordo di Roberto condiviso con il pubblico della sala: “Se lasciamo fare alla mafia – dichiara – quello che sta facendo quella terra, la Campania, sarà come  Čhernobyl. Perchè le indagini di mio marito sono rimaste nei cassetti?”. Cemento depotenziato, rifiuti tossici smaltiti illegalmente, gli interessi delle mafie nel rapporto ecomafie – ricorda la direttrice di Legambiente, Rossella Muroni -” dal 1994 chiediamo l’introduzione nel codice penale dei reati contro l’ambiente”. C’è una proposta di legge in esame un “segnale di cui questo paese ha bisogno – spiega Muroni – un salto di qualità nella repressione dei fenomeni di illegalità ambientale”.

I numeri del rapporto. La corruzione è la grande protagonista delle pagine del rapporto Ecomafia 2014, micidiale passepartout per piegare gli interessi collettivi a bieche logiche private, mentre l’azione dell’ecomafia si fa ancora più globale e avvolgente. Lieve calo dei reati di illegalità ambientale ma contemporanea crescita dell’ incidenza di questi reati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa. Al primo posto della speciale classifica delle illegalità ambientali c’è sempre la Campania, seguita da Sicilia, Puglia e Calabria. In queste regioni si colloca  il 47% dei reati complessivi commessi in Italia. Sono 29.274 le infrazioni accertate nel 2013, più di 80 al giorno, più di 3 l’ora. In massima parte hanno riguardato il settore agroalimentare: ben il 25% del totale, con 9.540 reati, più del doppio del 2012 quando erano 4.173. Il 22% delle infrazioni ha interessato invece la fauna, il 15% i rifiuti e il 14% il ciclo del cemento. Il fatturato della criminalità ambientale, sempre altissimo nonostante la crisi, ha sfiorato i 15 miliardi. La contrazione lieve di questi reati – sottolineano da Legambiente – non deve fare abbassare la guardia perchè contestualmente sono cambiate le strategie ecocriminali, diventate sempre più sofisticate:  si articolano su investimenti finanziari e spesso transitano nelle banche all’estero. Calano i reati ma aumentano la pericolosità, dunque, e si fanno sempre più sofisticati. Raddoppiano illeciti nell’agro-alimentare e nel ciclo dei rifiuti. La tragedia della Terra fuochi, diventa quindi banco di prova fondamentale, sottolinea Legambiente. In totale sono 321 clan coinvolti nel business dell’ecomafia, e lo ricordiamo afferma la direttrice Muroni  “anche per questa via infiltrano comuni e enti locali, anche al Nord”.  Le mafie non sono gli unici attori dell’aggressione all’ambiente, ci sono le attività ecocriminali, che da anni denunciamo, che tramite corruzione e colletti bianchi danneggiano l’ambiente e inquinano tessuto legale dell’economia. “Continua ad essere la buona politica – scrive Legambiente – il miglior antitodo alle ecomafie, con una applicazione della legge seria, un controllo constante e un ruolo attivo dei cittadini che partecipino alla vita pubblica, anche sotto il versante preventivo”. Legambiente ribadisce le sue proposte, dunque, alla politica: l’introduzione nel codice penale dei reati contro l’ambiente, la bonifica dei territori inquinati, e nelle terra dei fuochi ma anche massimo rigore in questi appalti, inasprimento pene per l’abusivismo edilizio e approvazione della legge Relacci sulle demolizioni, ruolo più incisivo a livello internazionale, rafforzare utilizzo delle indagini di intercettazione telefoniche e ambientali per questi reati. “Non c’è più tempo” – chiosa la Muroni – passando la parola al procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti.

Ecocriminalità e zona grigia. “C’è stata una risposta complessiva – commenta il procuratore nazionale – ai reati che vent’anni fa cominciammo a seguire. La giusta definizione oggi per chi commette questi reati è “ecocriminali”, c’è una grossa evasione, pesa il riciclaggio del denaro, ci sono numerosi reati collegati a questo business. “La vera forza delle mafie – continua Roberti – sta fuori dalle mafie, in quell’area grigia dell’imprenditoria, anche nei grandi appalti”. Il testo già approvato alla Camera sul quale sono stato già sentito otto mesi fa alla Camera è andato incontro a tempi lunghi ma non dobbiamo concedere tempi. Più importante dell’inasprimento delle pene – sottolinea Roberti – è la certezza della pena, che ad oggi manca”. Sull’Ue Roberti ricorda il peso della corruzione sul mercato internazionale affermando “colpire questo reato è fondamentale, così come sono fondamentali i controlli, i traffici di rifiuti sono sempre più trasnazionali, serve più collaborazione a livello europeo”. “Serve approvare  il testo uscito dalla Camera, afferma l’attuale ministro della Giustizia, Andrea Orlando. In seguito, dovrebbe rivedere la parte penale ma adesso questo risultato va portato a casa”. “Introdurre reato di autoriciclaggio e ripristinare il falso in bilancio – conclude – costruire un processo che funzioni. In Ue, invece, in materia di illegalità ambientale durante il semestre europeo proveremo a ragionare su una procura europea”. “Illegalità diffusa – dichiara il ministro dell’Ambiente,  Gian Luca Galletti – che va a sommarsi agli interessi criminali e mafiosi che soffocano l’economia dell’ambiente. Non è più solo un problema culturale ma anche economico”. Sulla Terra dei fuochi, il ministro sottolinea “è un problema nazionale, tutto il Paese ha contribuito allo stupro di quelle terre” e al Parlamento – dice –  “fate presto, abbiamo bisogno di quella norma sui reati ambientali”. Un plauso al lavoro arriva dalla presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, che chiede “intervento più deciso e più forte da parte della politica su corruzione e reati ambientali e auspica la ricostituzione della commissione rifiuti, sebbene servirebbe una maggiore collaborazione con la commissione antimafia”. Un impegno “caldendarizzato” anche dalla presidente della Commissione giustizia in Parlamento, Donatella Ferranti e da Ermete Relacci. Un appello rilanciato con forza dal direttore di Libera, Enrico Fontana, che chiede un intervento urgente e diretto nell’approvazione del testo con i giusti interventi che permettano di rendere efficace il contrasto all’illegalità ambientale”. Dalla Campania, Michele Buonomo, apre una finestra sulla situazione della “Terra dei fuochi”, in particolare sul coinvolgimento della società civile nei processi in atto in questi mesi, dopo il decreto voluto da Orlando. “Speriamo esca dalle sabbie mobili – commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza  – e che venga istituita. Piccoli importanti risultati, il nostro ruolo è quello di mobilitare le persone, di organizzare le forze per chiedere di fare e di procedere contro ecomafie, corruzione e illegalità, perchè questo tema deve diventare un tema sociale, un tema di tutti”

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