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Sciolto il Consiglio Comunale di Cellino San Marco

di Antonio Nicola Pezzuto il . Puglia

“Nel comune di Cellino San Marco (Brindisi) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 28 e 29 marzo 2010, nonché il buon andamento dell’amministrazione ed il funzionamento dei servizi”. Si apre così la relazione del Ministro dell’Interno al Presidente della Repubblica sulle motivazioni dello scioglimento del Consiglio Comunale di Cellino San Marco. Dalla lettura del documento del Ministro e di quello del Prefetto di Brindisi, Nicola Prete, emerge uno spaccato di una piccola realtà fortemente condizionata dai tentacoli della Sacra Corona Unita. “Le indagini hanno evidenziato le frequentazioni degli amministratori con soggetti legati alla criminalità comune ed organizzata che hanno rafforzato l’ipotesi di un possibile condizionamento dell’amministrazione da parte della Sacra Corona Unita, segnalato anche da numerosi esposti anonimi, oggetto di esame da parte della locale Procura della Repubblica”, scrive il Ministro Alfano. Parole che fanno pensare a quanto scritto da due anni dalla Direzione Nazionale Antimafia nella sua relazione annuale: “Come risulta dalle dichiarazioni dei collaboratori, non sono i mafiosi che cercano un contatto con i politici, offrendo i loro voti in cambio di qualcosa, ma sono i politici che cercano il supporto elettorale dei gruppi criminali presenti sul territorio, promettendo loro l’affidamento di lavori alle aziende che ad essi fanno notoriamente riferimento ed altri possibili affari derivanti dalla gestione amministrativa degli enti che, ove eletti, saranno da loro rappresentati”. 

Una situazione a dir poco allarmante che trova forti riscontri nel documento del Ministro: “I lavori svolti dalla commissione d’indagine hanno preso in esame la cornice criminale ed il contesto ambientale, nonché il complessivo andamento gestionale dell’amministrazione, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali ed hanno evidenziato come l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. Nella penisola salentina, ove insiste il comune di Cellino San Marco, è comprovata l’esistenza di associazioni riconducibili alla Sacra Corona Unita, dedite all’attività estorsiva in danno di imprenditori e commercianti, nonchè al traffico di stupefacenti. Una frangia di tale organizzazione malavitosa, responsabile di azioni criminali che non hanno mai perso vigore, è operativa sul territorio comunale, come è peraltro attestato da due operazioni di polizia che hanno portato, nel 2012 e nel 2013, all’arresto di soggetti ad essa riconducibili. Nelle ultime consiliature il comune è stato amministrato, senza soluzione di continuità, da componenti della famiglia dell’attuale primo cittadino, che hanno rivestito diverse cariche sia all’interno della maggioranza che all’opposizione. L’attuale sindaco ed alcuni amministratori annoverano frequentazioni con soggetti controindicati”. 

Anche il Prefetto di Brindisi, Nicola Prete, si sofferma sul ruolo del sindaco Francesco Cascione: “In questo contesto si inserisce la posizione dell’attuale Sindaco, sulla cui figura si segnalano alcuni episodi indicativi di una precipua vicinanza ad ambienti criminosi cellinesi, come peraltro riscontrato anche dalla Commissione d’indagine. Si fa riferimento, in particolare, alla partecipazione, nel luglio del 2010, al funerale del pregiudicato, – omissis – vicino al clan della SCU – tenutosi nel Comune di San Pietro Vernotico. Tale partecipazione, non giustificabile pienamente in ragione della sua attività professionale di legale del defunto, ha avuto ampio risalto sulla stampa generando commenti negativi da parte dell’allora Sottosegretario dell’Interno”. Altri comportamenti del primo cittadino, finito nell’occhio del ciclone, vengono menzionati dal Prefetto. C’è, infatti, e non solo, la vicenda dell’incendio del chiosco comunale ceduto a titolo gratuito ad un pregiudicato per l’esercizio di un’attività di ristorazione senza il beneficio di alcuna autorizzazione sanitaria e amministrativa. Il chiosco è stato ripristinato a spese del Comune su intervento del Sindaco. Questa storia gli è costata una denuncia per abuso d’ufficio. Al centro della relazione prefettizia anche il condizionamento dell’attività gestionale-amministrativa: “Sintomatica della ingerenza della criminalità organizzata appare la gestione del delicato settore degli appalti pubblici, che, sia pure nella limitata attività amministrativa dell’Ente, è caratterizzata da numerosi affidamenti diretti posti in essere senza esperire le relative procedure negoziate o indagini comparative in totale dispregio delle norme vigenti”. Il Consiglio Comunale “risulta sostanzialmente esautorato dalle proprie prerogative e svilito dal ruolo di incontro ed espressione degli interessi generali della comunità, oltre che deputato al controllo ed all’indirizzo dell’azione amministrativa dell’Ente”.

Nella relazione si legge di un consigliere di minoranza che “ha espresso timori per la partecipazione alle sedute consiliari a causa di aggressioni verbali e per il clima di intimidazione avvertito”. Sotto la lente d’ingrandimento anche le assunzioni di alcuni soggetti “avvenute per il tramite dell’agenzia di lavoro interinale – omissis – e/o cooperative – che evidenziano rilevanti situazioni di cattiva gestione” e l’erogazione di contributi e transazioni quando “il contributo viene concesso a cittadini che, dalle indagini delle Forze di Polizia, risultano strettamente collegati ad associazioni criminali”. Un quadro a tinte fosche dipinto da mani criminali che genera inquietudine e incertezze in una terra come il Salento, dove tutto scorre nella routine quotidiana e dove i responsabili dei crimini sembrano essere solo i militanti della Scu. Ma nella relazione del Prefetto Prete c’è scritto: “Analogamente riverberi negativi derivano da numerose e quasi strutturate frequentazioni del Sindaco e di parte degli assessori con elementi di spicco della criminalità cellinese, facenti capo alla Scu”. E ancora: “Particolari rapporti intessuti dagli amministratori locali con alcuni esponenti della criminalità denotano un uso distorto della cosa pubblica che si è concretizzato nel favorire soggetti o imprese direttamente o indirettamente collegati ad ambienti malavitosi per l’esistenza di rapporti di parentela, amicizie e frequentazioni con alcuni amministratori. Viene in realtà evidenziato un quadro diffuso di irregolarità ed illegalità, che unitamente ad un generale disordine amministrativo, sembrano essere funzionali al mantenimento di assetti predeterminati con soggetti appartenenti ad ambienti criminosi, nonché un’alterata funzionalità amministrativa sia con riferimento alle assunzioni mediate che alle procedure di affidamento diretto di lavori o di somma urgenza, atti diretti complessivamente a favorire amici, parenti o appartenenti a sodalizi criminali”. La domanda che mi sorge spontanea a questo punto è: “Possibile che un’organizzazione criminale come la Sacra Corona Unita che ormai opera come una vera e propria impresa abbia messo le mani in maniera capillare solo su un piccolo comune dall’economia depressa?”.

 

 

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