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MiseriaLadra: “l’incontro frontale” con la miseria per estirparla

di Cristiana Mastronicola il . Senza categoria

900 chilometri per raccontare la miseria, 900 chilometri per incontrare la miseria, 900 chilometri per denunciare la miseria, 900 chilometri per risolvere la miseria.

Il furgone di MiseriaLadra ha percorso 900 chilometri girando in lungo e in largo la Sicilia, toccando tanti paesi che s’affacciano sul mare e tanti che vivono nell’entroterra, toccando realtà strazianti e delicate, eppure vive e pronte a reagire. Quello che la campagna di MiseriaLadra s’è preposta di fare, alla partenza, è, come dice il rappresentante di Libera Sicilia, Umberto Di Maggio, cercare la misera, cercare “l’incontro frontale, senza filtri” con la miseria. Il contatto diretto con chi nella miseria ci vive – o, meglio, si sforza di sopravvivere – è il modo attraverso cui Libera si impegna a dare una svolta alla situazione, a evidenziare lo stato di cose e a tentare di cambiarlo, ma “per risolverla – dice Umberto – bisogna capirla, la miseria”. E andare a cercarla “nel sud più sud che c’è” è servito a portare a galla microstorie che dipingono bene la condizione in cui in tanti oggi si trovano.

La miseria è un uomo anziano di Favara che ogni sera va a dormire con i sensi di colpa per essere tornato lì, in quel paesino in provincia d’Agrigento, dopo aver passato mezza vita a lavorare al nord. Il rimpianto di non aver continuato a vivere lontano da questa terra tanto bella quanto sciagurata gli costa oggi il dolore di vedere cinque figli costretti a vivere in quel crimine chiamato precariato che è la miseria di tanti giovani.

La miseria è quella studentessa liceale di Castelvetrano che ha il coraggio di pronunciare una verità che ancora in molti cercano di ignorare: di parole se ne dicono tante, tra tutte “speranza” e “diritti” sono tra le più urlate, ma la cruda realtà è che a garantire un lavoro a molti in Sicilia è proprio quella bestia nera della mafia. L’articolo 1 e 2 di quela Costituzione, la “Bibbia laica”, hanno il sapore amaro di menzogna per chi ormai ha l’abitudine di sentirsi ignorato. La risposta sta nell’azione di Libera che si sforza di restituire giusta dignità a quei due articoli, attraverso un grido che sappia di riscatto e reazione allo stato di marciume in cui versa questa terra.

La miseria è quella sorta di lager che si erge a Campobello di Mazara, in cui vengono relegati tanti migranti, che, già oppressi dal caporalato, sono costretti a campare senza acqua e luce in una struttura fatiscente. Per loro un gruppo di giovani si batte ogni giorno affinché vengano rispettati e garantiti i diritti umani alla base della vita e, soprattutto, lottano per fare di una struttura confiscata alla mafia una casa, una vera, come quella cui ognuno ha diritto.

La miseria è il cittadino di Vittoria costretto a pregare perché il suo diritto alla sanità venga rispettato, in una cittadina in cui per usufruire del diritto alla sanità pubblica bisogna chiedere “per favore” e “grazie” a chi di dovere. Perché la miseria è quella che ti ruba anche i diritti più scontati, quella che ti ruba la dignità.
La miseria è questo e tanto altro. Quei 900 chilometri sono stati percorsi durante questa settimana, ma simbolicamente “non ci si deve fermare”. L’antimafia è quella che non si ferma in sueprficie, l’antimafia è quella che non si limita a gridare, ma si rimbocca le maniche per risolvere.

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