La Colombia al voto, a rischio i dialoghi di Pace
Intervista a Tonio Dell’Olio///– Il prossimo 15 giugno in Colombia si confronteranno al ballottaggio i due candidati della destra, Ivan Zuluaga, delfino dell’ex presidente Alvaro Uribe e Juan Manuel Santos, presidente uscente. I partecipanti al progetto “Giramondi” e “Atrevete!Mondo” promosso da Libera sono arrivati lo scorso 26 maggio a Bogotà proprio nel giorno in cui il candidato di Uribe ha vinto il primo round elettorale. A rischio ci sono i dialoghi di pace fra la guerriglia e lo Stato, in corso a Cuba*. Di questa situazione al bivio in cui vive il Paese, dell’esperienza di volontariato e formazione internazionale dei due gruppi giunta alla sua terza edizione, abbiamo parlato con Tonio Dell’Olio dell’ufficio di presidenza di Libera, a Bogotà in questi giorni insieme ai giovani e profondo conoscitore della Colombia e del lavoro della società civile colombiana.
La Colombia è andata al voto e il risultato è stato una affermazione delle destre, con posizioni diverse rispetto al processo di Pace. Qual è la situazione attuale in cui vive il Paese?
Proprio il voto è stato una sorta di cartina di torna-sole per capire la situazione politica e sociale di questo Paese. Le persone che sono state elette e che poi andranno al ballottaggio sono la scelta di una esigua parte della popolazione; ha votato, infatti, solo un terzo degli aventi diritto. I candidati che hanno preso più voti sono gli esponenti della destra storica e della destra riformatrice. La vera posta in palio, attualmente, sono i colloqui di pace in corso a Cuba. In questo paese c’è la guerra più antica del continente e la guerriglia più antica. Per un reale sviluppo economico e sociale, questo Paese ha bisogno di una situazione di pace. Il governo uscente è stato in grado, attraverso diverse strategie e sistemi, di avviare un tavolo di dialogo a Cuba, cui sedevano quasi tutti gli attori. Mancavano però gli esponenti della società civile che qui stanno rimboccandosi le maniche e dando il loro contributo quotidiano per la Pace e lo sviluppo del Paese.
Una Società civile organizzata e molto attiva che incontreremo in questi dieci giorni in Colombia…
Quando come Libera abbiamo aperto lo spazio internazionale abbiamo puntato immediatamente l’attenzione sulla Colombia perché era il Paese che mostrava le più grandi criticità. Come spesso abbiamo detto, dal punto di vista strategico noi dobbiamo porci il problema sulla questione dei traffici, dei paesi in cui il traffico di droga proviene. Così, in questi anni, abbiamo conosciuto e scelto una serie di partner credibili che fanno un lavoro serio, in qualche modo rispettando gli orientamenti e la conformazione di Libera, i diversi ambiti di azione, dalla memoria, alla formazione, ai beni confiscati: le organizzazioni che incontreremo in questi giorni, hanno questa fisionomia. In particolare, il Movice, il movimento delle vittime dei Crimini di Stato, raccoglie molte di queste espressioni. Perché, ricordiamolo, in questi anni di conflitto aperto, si è combattuta anche una guerra “sporca”, come la chiamano, in cui avversari politici sono stati eliminati fisicamente. Abbiamo dentro il Movice organizzazioni di indigeni, studentesche, sindacali, campesinos, che hanno avuto vittime diciamo del conflitto, non sempre fra Farc e esercito ma di un conflitto più ampio che ha assunto caratteristiche sociali. In qualche modo sono le organizzazioni affiliate all’interno di questa rete che incontreremo. Il primo e’ stato il Cinep, centro che analizza, indaga, ricerca e produce dossier anche sugli episodi di violenza, perché qui in Colombia non c’è grande fiducia nel sistema giudiziario né nel sistema politico. La corruzione è molto estesa e molto radicata e quindi queste organizzazioni, spesso, hanno dovuto svolgere attività autonome di indagine.
Sotto il profilo normativo, però, la Colombia vanta più di una legge in difesa e giustizia riparativa per le vittime. Qual è la situazione sotto questo aspetto?
La Colombia è il paese degli eccessi, tutto ciò che si immagina che possa accadere in un paese sul piano del disordine sociale, della corruzione, della violenza, in Colombia c’è già Stato. Fra questi eccessi, sembra paradossale, ma c’è anche la legislazione. La Colombia è uno dei paesi dell’America Latina che ha legislazione più avanzata, la Costituzione è bellissima. Così come in Colombia abbiamo una legge ottima sulla confisca dei beni ai narcotrafficanti, peccato che non vengano mai applicata, sono carenti nei decreti attuativi, nelle indagini, nelle investigazioni. Dallo scorso anno abbiamo anche una legge di “riparazione” per le vittime, finalmente, e all’elaborazione di questa norma ha preso parte la società civile. In questi giorni, proveremo a capire i risultati di questa legge che è tutta da valutare. Certo è che si tratta di un processo lungo, cui anche Libera ha preso parte nel dibattito internazionale, chiamata, all’epoca, dalla cooperazione italiane e olandese, per portare l’esperienza più antica di antimafia sociale.
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